Sabato 14 dicembre a Roma si terrà un corteo contro il disegno di legge. Duecento le sigle che hanno aderito. A essere colpito è anche il florido mercato della cannabis light (Cbd)
Non ci sono solo le derive antidemocratiche del ddl Sicurezza a preoccupare chi lo contesta. Il disegno di legge del governo ha l’obiettivo di reprimere il dissenso. E contro questo progetto repressivo il 14 dicembre si terrà a Roma una manifestazione nazionale, promossa da oltre 200 sigle, tra associazioni, partiti e centri sociali: da Libera, all’Arci fino ad Amnesty International. Una grande alleanza della società civile che riunisce l’opposizione alla deriva antidemocratica.
«Saremo in piazza per contestare il ddl Sicurezza, un tentativo di colpo di stato mascherato da disegno di legge, vista la gravità delle cose che ci sono dentro: dalla norma definita anti Gandhi che sanziona come violente anche le proteste pacifiche, al carcere per le donne incinte e le madri con bambini di meno di un anno di età, fino all’allargamento spropositato della funzione dei servizi segreti, per fare solo alcuni esempi», spiega Luca Blasi, della rete No ddl Sicurezza, assessore del III Municipio di Roma con delega al diritto all’abitare: «Quella del governo è una svolta autoritaria. Con l’obiettivo di rendere l’Italia sempre più simile all’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán».
Dalle piazze alla cannabis
Oltre al tentativo di imbavagliare chi protesta, il ddl rischia di causare anche danni all’economia. Un esempio tra tutti: se diventasse legge metterebbe in ginocchio un settore d’eccellenza del made in Italy, quello della produzione e vendita della cannabis light.
La canapa con un contenuto molto basso di Thc e maggiori quantità, invece, di cannabidiolo, Cbd, attorno a cui, negli ultimi anni si è sviluppata una filiera che dà lavoro «a oltre 15mila persone, facendo una media tra gli occupati stabili e stagionali, in circa tremila aziende.
Per un fatturato, secondo quanto è emerso da uno studio che stiamo realizzando con Mpg consulting proprio in questi giorni, di quasi un miliardo di euro considerando solo i prodotti legati al fiore della canapa, non tutti gli altri derivati», chiarisce Chiara Lo Cascio, membro del direttivo di Csi - Canapa Sativa Italia, l’associazione che unisce tutti gli operatori della canapa, dal mondo agricolo a quello commerciale.
«Un settore che occupa molti giovani, riavvicinandoli all’agricoltura, visto che l’età media di chi ci lavora è di 35 anni. E che ha contribuito al ripopolamento di aree del Paese che stavano per essere abbandonate», spiega ancora Lo Cascio, preoccupata che, se il ddl Sicurezza diventasse legge, la sopravvivenza dell’intera filiera sarebbe a rischio.
Questo perché l’articolo 18 del testo presentato dai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia Carlo Nordio, della Difesa Guido Crosetto, che, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 18 settembre, ora si trova in Senato per l’ok definitivo, vieta l’importazione, la cessione, la lavorazione, distribuzione delle inflorescenze canapa sativa: «In pratica vieta tutto», conclude la rappresentante di Canapa sativa Italia, che proprio come altre associazioni di categoria, rappresentative della filiera della cannabis Cbd, ha deciso di aderire alla manifestazione indetta dalla rete “No Ddl Sicurezza- A pieno regime” per il 14 dicembre a Roma: «Sono preoccupata sia per i risvolti sociali sia per le sue conseguenze economiche sul nostro settore. Che negli ultimi anni ha già dovuto supportare parecchi attacchi da tutte le forze politiche, anche quelle di sinistra.
Ecco perché come Csi vogliamo manifestare la nostra contrarietà al nuovo disegno di legge con un doppio binario: da un lato scendendo in piazza per mostrare la nostra opposizione alle politiche del governo, dall’altro attraverso le azioni legali che portiamo avanti ogni giorno in maniera capillare sui territori».
Ricorsi e carte bollate
Come spiega, infatti, anche Raffaele Desiante, presidente dell’Ici, associazione Imprenditori Canapa Italia, che sottolinea di preferire la via del dialogo con le istituzioni, «il problema dell’articolo 18 del testo in materia di sicurezza pubblica è che vieta la produzione di canapa light partendo da un presupposto sbagliato. Cioè che questa possa alterare lo stato psicofisico dell’individuo che l’assume. Ma non è possibile.
In quanto la canapa industriale è per sua stessa definizione senza efficacia drogante come riconosce anche il regolamento europeo che, infatti, permette la coltivazione proprio della canapa priva di efficacia drogante e l’Organizzazione mondiale della Sanità». E come ha riconosciuto, per la seconda volta, alla fine di ottobre, anche il Tar del Lazio che ha confermato la sospensione del decreto del ministro della Salute Orazio Schillaci che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella delle sostanze stupefacenti, avvenuto dopo il ricorso promosso proprio da Ici.
Il 16 dicembre si terrà l’ultima udienza per discutere l’annullamento del decreto. Il voto parlamentare, invece, che trasformerebbe il ddl Sicurezza in legge potrebbe arrivare con l’anno nuovo.
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