La manovra è ancora una nebulosa, una ridda di ipotesi a cui provare a dare una forma vista l’ormai acclarata scarsità di risorse. La difficoltà si sta traducendo in un atto pratico: la richiesta del governo Meloni di prendere del tempo supplementare con l’Europa per la presentazione del piano strutturale di bilancio di medio termine.

Si andrà oltre il 20 settembre, come prescritto in un primo momento. Il documento è centrale: sostituisce nei fatti Def e Nadef, delineando la strategia economica dell’esecutivo per i prossimi anni.

All’interno, infatti, dovrà esserci il programma di rientro dal deficit con una durata variabile dai 4 ai 7 anni. Il termine del 20 settembre era stato indicato come perentorio.

Successivamente il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti ha chiesto lumi all’Ue, ricevendo una risposta positiva su un eventuale slittamento. Ci può essere una deroga, insomma, facendo tirare un sospiro di sollievo al Mef. «Nel resto d’Europa sono tutti molto indietro», è la posizione che filtra da via XX Settembre per motivare la scelta di parziale rinvio.

Intesa sui balneari

Proprio con l’Europa è stato fatto un passo decisivo per risolvere l’annosa questione dei balneari. Nel consiglio dei ministri di ieri è stato approvato il decreto Infrazioni, con la norma balneari, nonostante non fosse all’ordine del giorno diffuso in giornata.

La nuova versione del provvedimento – esaminata in un precedente vertice tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani - prevede una proroga fino al settembre 2027.

Bruxelles aveva chiesto che le gare iniziassero prima possibile, senza ulteriori traccheggiamenti. E dalle opposizioni c’è chi è andato all’attacco: «Il governo chiede voti in cambio di proroghe», dice Marco Grimaldi, deputato di Alleanza verdi-sinistra, commentando le bozze circolate fin dalla mattino.

A Palazzo Chigi è stato chiaro l’affanno: dopo il primo tentativo di un decreto più duro verso una lobby considerata amica, è arrivata una soluzione di compromesso. Perché bisognava concedere qualcosa all’Europa, finora molto generosa su vari dossier. A cominciare dai primi step della legge di Bilancio.

Concessione europea

Il timing della manovra è quindi cambiato, grazie alla benevolenza dell’Unione europea. Inizialmente l’obiettivo era quello di approvare entro questa settimana il piano strutturale di bilancio per spedire il testo in Parlamento entro il 10 settembre, mettendolo a disposizione per la ripresa dei lavori dopo la pausa estiva durata un mese. C’era già un’intesa di massima con i presidenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ora è arrivato un aggiornamento.

Certo c’è un’altra motivazione tirata in ballo, quella di dover fare i conti con le entrate fiscali: i numeri sono attesi per oggi. Il governo, o comunque chi gestisce il dossier, è già stato messo di fronte alla realtà.

Al momento, comunque, al Mef tutti si dicono tranquilli sul rispetto delle altre date cruciali per l’approvazione della manovra: entro il 15 ottobre sarà pronto il documento programmatico di bilancio, che prevede i saldi della legge di bilancio.

Il provvedimento, invece, dovrebbe essere ultimato per il 20 ottobre. La sensazione è che ci sia un ottimismo quasi eccessivo, vista la partenza. E se c’è chi fa equilibrismo su numeri e date, i partiti della maggioranza si dedicano ampiamente al battage propagandistico, parlando di aumento delle pensioni e di sgravi per le imprese.

L’ultima trovata è quella della Lega: nella riunione con i suoi fedelissimi alla Camera, Matteo Salvini ha rilanciato la proposta di innalzare da 85mila a 100mila euro la soglia di applicazione della flat tax per i lavoratori autonomi. Il deputato di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, ha invece chiesto di «estendere l'assegno unico come strumento di sostegno alla natalità anche a loro che sono fuori da questo perimetro».

Di sicuro l’esecutivo punta a favorire il ceto medio con il taglio dell’Irpef per i redditi superiori ai 35mila euro. L’indiscrezione è stata confermata da fonti di governo e parlamentari a più livelli. «Ma bisogna calcolare il costo e la fattibilità dell’operazione», è il ragionamento che viene fatto nei corridoi del Mef.

Al ministero di Giorgetti hanno dunque finito la raccolta dei desideri di ogni singolo esponente del governo. Un conto sono le ambizioni, un altro la possibilità di renderle concrete. «Non saranno accontentati tutti. Anzi…», è la posizione raccolta a Domani. E allora cosa si farà? La certezza, l’unica, resta il rifinanziamento del taglio al cuneo fiscale per i redditi medio-bassi. Poi si vedrà il resto, incluso lo sgravio al ceto medio.

La premier Meloni, non avendo nulla tra le mani, si è abbandonata alla solita propaganda durante la riunione a Montecitorio dei vertici di Fratelli d’Italia: ­«Sarà una legge di bilancio ispirata, come quelle precedenti, alla serietà e alla responsabilità». Ma per informazioni reali occorre attende il prossimo cdm.

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