Nella legge di Bilancio ci sono misure per «favorire la natalità»: previsto uno sgravio per le madri che lavorano e l’asilo gratuito dal secondo figlio. Ma l’Iva sui pannolini torna al 10 per cento e crescono le tasse sui proprietari di casa. La cedolare secca sugli affitti scontenta Forza Italia
In questa scheda aggiorneremo le novità della manovra 2024 sul tema famiglie fino alla sua approvazione:
- Il 31 ottobre abbiamo dato conto della decisione del governo sulla cosiddetta infant tax: l’Iva sui pannolini per bambini passerà dal 5 al 10 per cento. È così scongiurato l’aumento al 22 per cento, che era previsto in alcune bozze intermedie.
- Nel testo presentato in parlamento c’è un ritocco al regime fiscale degli affitti brevi. La cedolare secca passa dal 21 al 26 per cento e, su richiesta di Forza Italia, viene introdotto un Codice identificativo “anti evasione” per tracciare gli appartamenti in affitto.
È composta da 109 articoli la legge di Bilancio, depositata in Senato il 30 ottobre, con due settimane di ritardo rispetto all’approvazione in Consiglio dei ministri: un rinvio su cui hanno pesato le tensioni nel governo, in particolare tra Lega e Fratelli d’Italia. Nel testo della manovra, su cui la maggioranza ha deciso di non presentare emendamenti, ci sono capitoli dedicati alla sanità, alle pensioni, alla famiglia, alla revisione della spesa.
Tra le novità c’è il bonus asilo nido per i nuovi nati con un fratello under 10, ma anche l’addio all’Iva al 5 per cento sui prodotti per l’infanzia e l’igiene femminile. Per comuni e regioni è prevista una spending review da 350 milioni l’anno. In questo articolo vediamo cosa cambia per le famiglie e le coppie con figli, dalle misure a favore della natalità alle nuove tasse per i proprietari di case.
Cresce l’infant tax
Nel 2024 non è più prevista l’Iva al 5 per cento sui prodotti per la prima infanzia. Pannolini, latte in polvere e altri preparati per l’alimentazione dei neonati torneranno all’aliquota al 10 per cento, mentre ai seggiolini auto sarà applicata l’Iva ordinaria al 22 per cento. Crescerà l’imposta anche sui prodotti per l’igiene intima femminile, come assorbenti e coppette mestruali.
Il governo aveva introdotto l’Iva agevolata sugli articoli per l’infanzia lo scorso anno, sulla scia di un programma elettorale che parlava di lotta all’inverno demografico. «Dopo un attento monitoraggio abbiamo deciso di non rinnovare la misura perché non ha avuto gli effetti sperati», ha detto la premier. In effetti la riduzione dell’Iva non ha fatto diminuire i prezzi, dato che i commercianti non hanno trasferito il beneficio ai consumatori.
C’è il bonus mamme
Da gennaio le donne che lavorano e hanno due o più figli saranno esonerate dal versamento dei contributi previdenziali. Il contributo a carico della lavoratrice, che è del 9,19 per cento, sarà pagato dallo stato e versato in busta paga insieme all’importo netto. «Una donna che mette al mondo almeno due figli fa già molto per la società e lo stato cerca di compensare pagando i contributi», ha detto la premier Meloni.
La misura avrà carattere sperimentale e una durata di tre anni per le mamme con almeno tre figli, mentre per quelle con due figli la decontribuzione durerà solo un anno. Al contrario di quanto annunciato da Meloni, nell’ultima bozza disponibile il bonus è riservato alle donne con contratti a tempo indeterminato (sono escluse le lavoratrici precarie e autonome).
Il congedo parentale
La manovra modifica l’impianto del congedo parentale, introducendo ulteriori deroghe all’indennità Inps al 30 per cento. Come già previsto per il 2023, il primo mese di congedo – sul totale dei sei disponibili, sia per la madre che per il padre, entro i 6 anni di vita del figlio – sarà pari all’80 per cento della retribuzione.
La legge di Bilancio coprirà al 60 per cento anche il secondo mese a disposizione, da utilizzare sempre entro i primi 6 anni di vita del bambino. Se queste due mensilità sono utilizzate tra i 6 e i 12 anni del figlio vengono indennizzate al 30 per cento, così come gli altri sette mesi che si possono richiedere fino ai 12 anni.
Il bonus asilo nido
La manovra rafforza con 150 milioni di euro il fondo asili nido erogato dall’Inps, con l’obiettivo di rendere gratuito l’asilo (pubblico o privato che sia) a partire dal secondo figlio. L’apposito bonus viene portato a 3.600 euro l’anno per ogni figlio, dal secondo in poi, nato nel 2024 in famiglie con Isee inferiore ai 40mila euro (a patto che il primo abbia meno di 10 anni). Dato che il costo degli asili è di circa 260 euro al mese per dieci mesi l’anno, il bonus dovrebbe coprire l’intera spesa delle famiglie.
Cedolare secca sugli affitti brevi
La manovra grava però sulle tasche dei proprietari di immobili. È previsto un incremento della cedolare secca pagata sugli affitti brevi (tra uno e 30 giorni), che passerà dal 21 al 26 per cento. La misura andrà a scapito di molti locatori che affittano la loro abitazione per brevi periodi, soprattutto nelle grandi città, in modalità “casa vacanze” o sotto forma di bed and breakfast.
Sul punto il governo era diviso, con Lega e Forza Italia contrarie alla modifica. «Berlusconi ci ha insegnato che la casa è sacra e va preservata, ci batteremo perché non ci sia un aumento delle tasse», ha detto il vicepremier Antonio Tajani. Le proteste degli azzurri hanno dato qualche frutto: il testo definitivo cita l’aumento della cedolare secca solo in caso di locazione di «più di un appartamento», mentre per la prima casa in affitto l’aliquota resta al 21 per cento.
Un altro correttivo preteso da Forza Italia riguarda l’introduzione del Codice identificativo nazionale (Cin), un numero assegnato a ogni appartamento o stanza affittata anche attraverso piattaforme come Airbnb e Booking.com. Il codice, che dovrà essere richiesto direttamente dai proprietari, dovrebbe aiutare a far emergere il mercato nero degli affitti brevi (un miliardo di base imponibile oggi nascosta).
Più tasse sulla casa
Per quanto riguarda le case ristrutturate, le plusvalenze sulla vendita di immobili su cui sono stati fatti lavori con il Superbonus non saranno più considerate “redditi diversi”: il 26 per cento di tasse sarà calcolato sull’intera plusvalenza e non su quella “scontata” del costo della ristrutturazione.
Ciò non varrà se si tratta della prima casa di abitazione o di uno stabile ereditato per successione. Tra le misure incluse in manovra c’è poi l’addio all’Iva dimezzata per le case green: scade quest’anno, e non sarà rinnovata, la detrazione Irpef del 50 per cento per chi compra immobili di nuova costruzione in classe energetica A o B.
I mutui prima casa
Sono prorogate di un anno le agevolazioni per i mutui prima casa per gli under 36, che possono acquistare la prima abitazione usufruendo dell’apposito fondo. La garanzia pubblica copre il 50 per cento della quota capitale, che sale all’80 per cento a favore delle categorie prioritarie, le quali accedono al fondo di garanzia per i mutui prima casa e beneficiano di tassi d’interesse calmierati.
Per usufruire del fondo bisogna appartenere ad alcune categorie: giovani under 36 (a cui è riservato accesso prioritario), nuclei familiari monogenitoriali con figli, giovani coppie coniugate o conviventi, conduttori di alloggi popolari. Occorre avere un Isee inferiore ai 40 mila euro annui e l’immobile per cui si chiede il mutuo non deve avere un costo superiore ai 250mila euro.
La carta Dedicata a te
Con 600 milioni di euro viene rifinanziato il fondo per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità, riservato a famiglie con Isee pari o inferiore ai 15mila euro. Il sussidio – del valore di 382 euro complessivi – è erogato attraverso la carta spesa Dedicata a te, rilasciata da Poste italiane. A ciò si aggiunge uno stanziamento di altri 15 milioni per il fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti.
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