La commissione bilancio ha riammesso l’emendamento che aveva dichiarato inammissibile per questioni di coperture. I firmatari hanno fatto ricorso e adesso il testo sarà discusso e votato. La presidenza della commissione (a guida Pd): «Più puntuali informazioni potranno essere acquisite in proposito dal governo nel corso dell'esame»
Un po’ come un colpo di scena, la patrimoniale proposta da Pd e Leu sarà discussa alla Camera. L'emendamento alla manovra, presentato in commissione Bilancio alla Camera che vede come primi firmatari Nicola Fratoianni (LeU) e l’ex presidente del Pd, Matteo Orfini, è stato riammesso all'esame dopo il ricorso dei parlamentari. Ieri era stato escluso per «mancanza di coperture». Per Orfini si era trattato di «un errore».
La presidenza (che vede a capo Fabio Melilli del Pd) nella seduta di ieri sera ha comunicato: «In considerazione della difficoltà di effettuare una puntuale quantificazione riguardo alla stima degli effetti di gettito derivanti dalla proposta emendativa, fermo restando che più puntuali informazioni potranno essere acquisite in proposito dal governo nel corso dell'esame». Così per ora va avanti.
Adesso bisognerà vedere come la prenderà la commissione, anche se è già chiaro che il centro destra voterà compatto no. La proposta Leu-Dem prevede l'abolizione dell'Imu e dell'imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli e l'istituzione di un'imposta sui grandi patrimoni di almeno 500mila euro pari allo 0,2 per cento fino a un milione, lo 0,5 tra uno e 5 milioni, l'1 percento tra i 5 e i 50 e il 2 percento oltre i 50 milioni di euro.
Il dibattito nei giorni scorsi è stato acceso, tanto che i firmatari avevano già fissato per oggi una conferenza stampa alla Camera, a prescindere da come sarebbe andato il ricorso. «Patrimoniale è una parola impronunciabile in Italia e quando noi l'abbiamo pronunciata si è alzata un muro» ha detto Fratoianni. Ribadendo che invece la proposta è «interessante» perché redistributiva. «Non solo non è una rapina, ma è anche una proposta moderata. E credo sia arrivato il momento di discuterne».
Orfini continua a tirare in ballo il Pd, che finora non ha preso posizione in maniera ufficiale, se non con un messaggio su Telgram del segretario Nicola Zingaretti. Non una vera dichiarazione ma un’agenzia senza fonti che descriveva l’emendamento come una misura elaborata indipendentemente dal benestare del gruppo. Nonostante finora non ci siano stati altri commenti, il deputato dem spera nel ministro per il sud Peppe Provenzano e nel vice segretario Andrea Orlando: «Non voglio pensare che il Pd sia contrario a una proposta che redistribuisce al 90 per cento degli italiani. Non penso che il Pd possa dire “mai una patrimoniale”. Penso anche a quanto detto in passato da alcuni dirigenti, dal vicesegratario Orlando, al ministro Provenzano. Poi se è un problema di metodo vediamo». Addesso, dice rivolgendosi al suo partito «chiedo per una di passare per una volta dalla modalità della lotta alle disuguaglianze nei convegni a una modalità in cui si fa con la battaglia politica nelle sedi politiche in parlamento».
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