Il nuovo anno è iniziato con una certezza: il sottosegretario con delega ai servizi, Alfredo Mantovano, è più forte che mai. Tanto che può pensare di riprendere il filo del discorso della riforma del comparto.

Dopo i successi sul campo, con la strategia elaborata per la liberazione di Cecilia Sala, ecco la nomina – anticipata da Domani – di Vittorio Rizzi alla direzione del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il Dis, l’organismo di raccordo tra palazzo Chigi e le agenzie di intelligence. Per il sottosegretario, fedelissimo di Meloni, è l’ultimo pezzo del puzzle che va a posto. 

Alla guida dell’Aisi (l’agenzia per i servizi interni) c’è Bruno Valensise, che aveva sponsorizzato con tenacia, mentre al timone dell’Aise (i servizi all’estero) c’è Giovanni Caravelli, l’uomo-chiave della liberazione di Sala dal carcere di Evin, a cui ha sempre manifestato grande stima.

Rizzi è un profilo gradito a Mantovano: il suo passaggio al comando del Dipartimento, ratificato nel Consiglio dei ministri di ieri, segna una svolta. Finora in quella casella aveva una figura poco gradita al sottosegretario, considerata quasi ostile, come Elisabetta Belloni. Il nuovo capo del Dis è comunque un profilo apprezzato in maniera bipartisan.

Era stato nominato dall’allora premier Matteo Renzi come responsabile della sicurezza della sede di governo, prima di passare al comando della direzione centrale anticrimine.

Da pochi mesi era vicedirettore dell’Aisi, i servizi interni. Al suo posto è stato nominato nel cdm di giovedì 9 gennaio il capo di stato maggiore della Guardia di finanza, Leandro Cuzzocrea, nome in campo dall’inizio per questo incarico, come raccontato da Domani. Questo è il completamento del nuovo assetto dei servizi, dopo l’uscita di scena di Mario Parente (alla fine del suo mandato), sostituito appunto da Valensise, e lo spostamento di Giuseppe Del Deo dall’Aisi alla vicedirezione del Dis. 

Operazione riforma

L’allineamento positivo degli astri, però, alimenta qualche preoccupazione all’interno degli apparati di intelligence e di chi in parlamento è attento a queste dinamiche. Mantovano, infatti, può pensare di accelerare sulla riforma che aveva già preconizzato un anno e mezzo fa con il possibile progetto di unificazione dell’Aisi e dell’Aise, partendo dalla ripartizione delle funzioni. Una questione che ciclicamente ritorna. Anche se poi resta lettera morta.

La stretta attualità, però, potrebbe fornire un assist: oggi che i servizi segreti (tra le dimissioni di Belloni e la liberazione di Sala) sono diventati oggetto di dibattito, è più facile avviare un confronto sulle cose da cambiare.

La sola ipotesi, d’altra parte, mette in allarme chi guarda (e sono tanti anche a destra) con sospetto a un cambiamento così radicale. La tesi a difesa dell’attuale configurazione è che «nessun paese occidentale avanzato ha una sola agenzia».

Il grimaldello per affrontare la discussione è già alla Camera ed è offerto da un altro esperto in materia: il deputato del Pd e presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, che ha presentato una proposta di legge per mettere mano alla gestione della sicurezza nazionale. Compreso il funzionamento dei servizi segreti.

Certo, il contenuto del testo non prevede l’istituzione dell’agenzia unica, che si tradurrebbe nella fusione tra Aisi e Aise, ma rappresenta una base di discussione. È noto che lo stesso Guerini sia scettico rispetto all’accorpamento delle due agenzie. Secondo quanto apprende Domani, tuttavia, la proposta di legge è anche gradita a Mantovano. La valuta come una buona base di partenza.

Nel testo è prevista l’istituzione di un’autorità delegata con maggiori poteri rispetto a quelli attuali. Un’ipotesi che già fa aumentare la preoccupazione degli apparati. Guerini, comunque, ha già fatto sapere che il testo non è chiuso, anzi immagina contributi esterni.

Proprio per questo si sta già lavorando a un convegno sul tema, mettendo allo stesso tavolo politici e tecnici per arrivare a una soluzione bipartisan. Perché la riforma dei servizi può avvenire solo con un accordo complessivo. Anche se le antenne dei sospetti sono dritte all’interno degli apparati ostili. E alla fine c’è chi suggerisce prudenza: a Mantovano, dopo una serie di successi, non conviene arrischiarsi in questo territorio.

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