Chiara Sbarigia è presidente della società che lavora per il ministero della Cultura, grazie al legame con la sottosegretaria leghista Borgonzoni. Ma è anche al vertice dell’associazione dei produttori, innescando un cortocircuito
Al vertice di Cinecittà, società pubblica del ministero dell’Economia e braccio operativo del ministero della Cultura, ma, da qualche mese, anche al comando dell’Associazione produttori audiovisivi (Apa), che con Cinecittà intrattiene inevitabilmente un rapporto stretto. Chiara Sbarigia è oggi una delle figure più influenti nel mondo audiovisivo italiano. Un’ascesa che alimenta però qualche perplessità su un potenziale conflitto di interessi.
Punti di contatto
Dal punto di vista giuridico non c’è un’incompatibilità formale, visto che Sbarigia non ha deleghe dirette in materia. Ma restano dubbi su una questione di opportunità, visto che una buona parte, circa un terzo, dei documentari co-prodotti da Cinecittà sono di produttori Apa.
Così come è emersa una certa accondiscendenza sui tagli al tax credit annunciati dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Non c’è stata infatti alcuna levata di scudi dall’Apa. Mentre nel comparto si sono sollevate proteste, i produttori hanno mantenuto un profilo basso. Contattata da Domani, Sbarigia ha fatto sapere, attraverso il suo staff, che «a oggi le notizie parlano di un taglio contenuto che può essere assorbito senza troppe difficoltà». L’unica raccomandazione è quella di «comunicare tempestivamente alle imprese nazionali ed estere la sostanziale stabilità degli investimenti pubblici». Nessun problema, insomma.
Amica Lega
La cosa non sorprende. Sbarigia ha aumentato il proprio peso specifico sfruttando il rapporto sempre più forte con la Lega e in particolare con l’attuale sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni, che ha la delega al cinema. Il legame personale è solidissimo. La sottosegretaria ha anche officiato, nelle vesti di pubblico ufficiale, il matrimonio in Campidoglio di Sbarigia, celebrato nel giugno del 2022.
Oggi la leghista consulta la manager quasi sempre prima degli incontri e, quando è possibile, la vuole ai tavoli istituzionali.
Certo, Sbarigia è una figura nota da decenni nel settore, con sponde politiche di vecchia data, soprattutto nel centrodestra. Già nel 2003 è stata nominata direttrice generale dell’Apa, dal 2017 è poi componente del comitato di indirizzo del mercato dell’audiovisivo (Mia). In mezzo altri ruoli prestigiosi.
Il grande salto c’è stato nell’aprile 2021, con la presidenza di Cinecittà. La nomina è avvenuta con il governo Draghi, quando Dario Franceschini era ministro della Cultura, nell’ottica di una spartizione dei ruoli: come amministratore delegato di Cinecittà è stato indicato Nicola Maccanico, all’epoca in quota Pd (ora in fase di riposizionamento, dato in avvicinamento a Fratelli d’Italia), e alla presidenza è approdata Sbarigia, sponsorizzata dalla Lega, quindi da Borgonzoni.
L’ex candidata alla regione Emilia-Romagna ha trovato nella dirigente dell’Apa un’interlocutrice apprezzata. Sono trascorsi due anni e, a fine giugno 2023, Sbarigia ha assunto la carica di presidente dell’Associazione dei produttori. Da circa quattro mesi occupa due poltrone con il rischio di innescare un cortocircuito. Cinecittà può decidere di co-produrre alcune opere, come il caso dei documentari, e quindi avere un confronto diretto con i produttori, che la presidente della stessa società è chiamata a rappresentare.
Mire future
Sbarigia non vede alcuna ipotesi di conflitto di interessi: «Come presidente di Cinecittà non ho alcuna competenza gestionale, che è interamente affidata all’amministratore delegato che svolge anche le funzioni di direttore generale dell’azienda». Insomma, aggiunge, «ho soltanto le deleghe culturali collegate ad archivio Luce e Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema, e la formazione». Non si occupa di contratti e appalti in maniera diretta. Presiede però i consigli di amministrazione in cui le scelte vengono esaminate e ratificate, interfacciandosi con chi gestisce le deleghe specifiche sulle co-produzioni.
Il mandato sarà portato a termine, conservando la guida dell’Apa. «Riesco a coniugare gli impegni nonostante il tempo sia sempre poco. Ma le donne sono abituate a essere multitasking», dice. E per il futuro non si sbilancia: «Sono in scadenza a dicembre. Dopo avremo tempo per fare riflessioni, a seconda di come si evolverà la situazione». In realtà conserverà la poltrona, insieme a tutto il cda, fino all’approvazione del bilancio. Il rinnovo effettivo ci sarà a fine primavera del 2024. All’orizzonte si profila una battaglia: Borgonzoni mira ad accaparrarsi il nuovo amministratore delegato. Anzi, amministratrice delegata. Perché la sottosegretaria leghista ha già il nome appuntato sul taccuino. Ed è quello di Sbarigia.
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