Aperta a Trieste la 50esima edizione delle Settimane sociali con gli interventi del capo dello stato e del presidente della Cei. Solidarietà e partecipazione parole chiave dell’appuntamento. Il presidente della Repubblica: «Non si possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze»
Il cardinale Matteo Zuppi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno aperto, a Trieste, i lavori delle “Settimane sociali dei cattolici in Italia”. Il presidente della Cei ha pronunciato un discorso in cui ha declinato i temi forti del cattolicesimo politico italiano in quest’epoca in cui molte delle certezze del passato sono andate in frantumi, anche per la chiesa.
Il capo dello Stato, da parte sua, ha ricordato come «la Costituzione seppe dare un senso e uno spessore nuovo all’unità del paese e, per i cattolici, l’adesione a essa ha coinciso con un impegno a rafforzare, e mai indebolire, l’unità e la coesione degli italiani. Spirito prezioso, come ha ricordato di recente il cardinale Zuppi, perché la condivisione intorno a valori supremi di libertà e democrazia è il collante, irrinunciabile, della nostra comunità nazionale».
Quindi Mattarella ha sottolineato l’importanza del rapporto fra democrazia e costruzione dell’Europa unita, ha criticato quelle democrazie dove «il principio “un uomo-un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori» e ha ricordato che «la democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle “regole del gioco”. Perché – come ricordava Norberto Bobbio – le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine e non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze». Quindi ha rilanciato: «Un fermo no all’assolutismo di stato, a un’autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice. La coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile di leale e irrinunziabile vitalità democratica».
Parole che sono state ovviamente lette, come spesso capita a prescindere dalle reali intenzioni del capo dello stato, come un messaggio indirizzato alla maggioranza che, con la riforma del premierato, ma anche attraverso le proposte di abolire i ballottaggi nelle elezioni amministrative e nazionali, sembra percorrere la strada verso «un’autorità senza limite».
Populismi e partecipazione
Zuppi ha provato a indicare una strada per una rinnovata presenza pubblica dei cattolici. «Guardiamo con preoccupazione al pericolo dei populismi che – ha detto il presidente dei vescovi italiani – se non abbiamo memoria del passato, possono privarci della democrazia o indebolirla! La partecipazione, cuore della nostra Costituzione, consente e richiede la fioritura umana dei singoli e della società, accresce il senso di appartenenza, educa ad avere un cuore che batte con gli altri, pur tra le differenze. Quando la gente si sente parte, avviene il miracolo dell’umanizzazione dei rapporti sociali ed economici: ciò si realizza nei corpi intermedi, nelle istituzioni, sui territori, nelle grandi aree metropolitane e nelle aree interne, al Nord come al Sud».
E ancora: «Siamo contenti quando i cattolici si impegnano in politica a tutti i livelli e nelle istituzioni. Siamo portatori di voglia di comunità in una stagione in cui l’individualismo sembra sgretolare ogni costruzione di futuro e la guerra appare come la soluzione più veloce ai problemi di convivenza. I cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o venga lasciato indietro».
Caporalato e sfruttamento
In questo contesto la parola chiave individuata dal presidente della conferenza episcopale è solidarietà, partendo da un fatto concreto: «Satnam Singh sognava il futuro e lavorava per ottenerlo: è uno di noi, lo ricordiamo con commozione e la sua vicenda è un monito che svela l’ipocrisia di tante parole che purtroppo rimangono tali e, quindi, beffarde. Sentiamo totalmente estraneo a noi il caporalato, la disumanità, lo sfruttamento delle braccia che dimenticano e umiliano la persona che offre le sue braccia».
«La solidarietà – ha aggiunto – è un motore invisibile ma indispensabile di tutta la vita collettiva. La sua mancanza indebolisce il tessuto sociale, ostacola la crescita economica, offende l’individuo e non ne sa valorizzare le capacità e, alla fine, svuota la democrazia».
Il ritorno dei cattolici in politica
Il presidente Mattarella, dunque, non ha fatto mancare il suo appoggio alle settimane sociali dei cattolici italiani. Del resto l’edizione di quest’anno, dal titolo “Al cuore della democrazia”, ha come caratteristica principale quella di rilanciare l’impegno del laicato cattolico nella vita pubblica. E uno dei concetti intorno ai quali ruota l’appuntamento è quello di “partecipazione”.
Ricostruire una presenza civile e politica del cattolicesimo italiano è quindi uno degli obiettivi di questa 50esima edizione delle settimane sociali (la prima risale al 1907 e fu promossa da Giuseppe Toniolo); per questo la presenza del capo dello Stato non è un fatto formale né scontato. Mattarella, esponente storico della sinistra Dc, è stato anche un protagonista della stagione dell’Ulivo al tempo di Romano Prodi. Un “cattolico adulto” di quelli che non piacevano troppo al cardinale Camillo Ruini. Ma anche quella stagione è ormai alle spalle e, di certo, il momento attuale è particolarmente delicato per la vita della democrazia in Italia e in Europa. La sfida è stata lanciata, ora si vedrà che forma potrà prendere il ritorno dei cattolici, da protagonisti, nella politica italiana. L’attesa è tutta per papa Francesco, che parlerà domenica.
© Riproduzione riservata