Sigmund Freud amava Roma e su di essa ebbe un’intuizione fulminante: la nostra capitale è costituita da strati sovrapposti, come l’inconscio. Ciò che sta sotto condiziona quello che è sopra, anche se non tutti hanno memoria di quelle determinate radici.

Ebbene anche sul Quirinale vige questa regola. Sotto il palazzo, ci sono i resti di un tempio romano dedicato al dio Quirino. Recenti studi archeologici l’hanno confermato. Il nome del Colle viene da lì.

Sappiamo poco di quell’edificio ma nel Museo delle terme c’è un rilievo in cui è raffigurato un frontone con Romolo e Remo: la coppia dei fondatori della città. Nella piazza poi campeggia ancora il grande monumento con le statue romane di Castore e Polluce, i due dioscuri semi-dèi, con i loro cavalli.

Sopra il portone principale dell’attuale ingresso (realizzato da Gian Lorenzo Bernini nella ristrutturazione voluta da Urbano VIII) ecco la coppia della Roma dei papi: san Pietro e san Paolo.

C’è poco da fare: il Quirinale ha a che fare con la coppia, più che col singolo condottiero. Qual è la coppia contemporanea? La risposta è quasi banale: Sergio Mattarella e Mario Draghi.

Sergio Mattarella e Mario Draghi al Quirinale (Alberto Pizzoli / Pool photo via AP)

UNA POLTRONA PER DUE

Non è solo una suggestione che arriva dalla storia profonda della Roma dei Cesari e poi dalla Roma dei papi. Diciamoci la verità: questa corsa al Quirinale si gioca nel rapporto e nell’eventuale decisione comune fra Mattarella e Draghi. Oggi lo ricorda anche Angelo Picariello su Avvenire. Loro due hanno il bandolo della matassa.

Non foss’altro perché sono i primi due, e a tratti sembra addirittura gli unici, candidati alla carica di presidente della Repubblica. I due veri super partes. Uno, Mattarella, ha designato l’altro in un momento di crisi dei partiti. Il secondo, Draghi, ha dato sponda al presidente italiano da Francoforte, quando era a capo della Banca centrale europea, per impedire che nel primo governo Conte, sull’onda del voto populista, Paolo Savona fosse nominato ministro dell’Economia.

Entrambi hanno la stessa idea di Europa: aperta, solidale, la cui politica economica è espansiva e non più legata al debito. Sulla pandemia, sulla convergenza con Francia e Germania, sulla politica economica… simul stabunt, simul cadent, dicevano per l’appunto nella Roma dei Cesari. Hanno i ruoli e le idee per sbrogliare questo passaggio delicatissimo. E lo faranno. Loro due. È scritto nelle pietre del Colle più alto.

Paolo Savona (LaPresse)

L’FT VOTA PER DRAGHI AL GOVERNO

Un commento del quotidiano economico della city londinese, il Financial Times, trasmette la preoccupazione di mercati e investitori: se Supermario va al Quirinale, chi può governare l’Italia?

L’allarme è fondato, visto che pandemia a parte, ci sono i progetti del Pnrr da portare a compimento e altre riforme urgenti da produrre. Ne scrive oggi Carlo Cottarelli sulla Stampa, condividendo la preoccupazione: “il sentiero delle riforme sarebbe messo a rischio”.

CASINI E AMATO CANDIDATI DEI DUE MATTEO?

Il gossip viene dal parlamento dove ci sarebbe stato un colloquio fra Maria Elena Boschi di Italia viva e l’omologo leghista Riccardo Molinari. Ne riferisce oggi Emanuela Lauria su Repubblica.

I due avrebbero parlato a nome dei due Matteo, rispettivamente Renzi e Salvini, dei possibili candidati comuni per il Quirinale. I nomi fatti? Quelli di Pier Ferdinando Casini, a suo tempo alleato di Berlusconi e in un’altra fase del Pd, e di Giuliano Amato, già candidato proprio da Berlusconi in polemica con Renzi nell’ultimo voto per la presidenza sette anni fa, quando fu eletto Mattarella.

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