Dopo quasi cinque anni viene approvata una legge per risarcire le vittime delle infrastrutture, ma arriva l’altolà del Capo dello Stato in una lettera ai presidenti delle Camere: «Doveroso risarcire le vittime dei gravi incidenti. Ma ci sono rischi di costituzionalità». Cirinnà (Pd): «Meno male che c’è Mattarella in questi tempi oscurantisti»
Meno male che Sergio Mattarella c'è, verrebbe da dire. Dopo un percorso di elaborazione passato per quasi cinque anni e almeno tre governi, dai primi passi del 2020 ai primi risultati ai tempi del governo Draghi, è stata promulgata la legge cosiddetta "Ponte Morandi", per risarcire i familiari delle vittime della tragedia avvenuta il 14 agosto del 2018. Il progetto di legge contro l’incuria delle infrastrutture prevede una serie di interventi in favore delle vittime, dei loro familiari e delle persone danneggiate da eventi simili.
Ma è discriminatorio per i figli dei conviventi e delle unioni civili. A farlo notare è proprio il presidente della Repubblica che parla di «inaccettabile discriminazione». Dal Colle premettono che «il presidente ritiene doveroso risarcire le vittime di gravi incidenti» ma avverte che nell'indicazione dei soggetti che hanno diritto ai risarcimenti ci sono però dei «rischi di incostituzionalità».
La lettera
I ristori previsti dal decreto sulle vittime di cedimenti infrastrutturali devono essere riconosciuti a «tutti i figli di ciascuna vittima, ivi inclusi quelli da rapporti di convivenza o di unioni civili. In caso contrario, si opererebbe un'inaccettabile discriminazione tra i figli delle vittime sulla base dello stato civile dei genitori, in aperto contrasto con l'articolo 3 della Costituzione». Scrive nella lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato, Fontana e La Russa e alla premier Giorgia Meloni che accompagna la promulgazione della legge.
«La giurisprudenza costituzionale ha costantemente riconosciuto i diritti derivanti dalla convivenza stabile e dalle unioni civili, quali “rapporti ormai entrati nell'uso”, “comunemente accettati accanto a quello fondato sul vincolo coniugale” e normativamente riconosciuti (sentenze n. 8 del 1996, n. 140 del 2009, n. 213 del 2016, nn. 10 e 148 del 2024), affermando che ai conviventi di fatto e alle parti delle unioni civili, intese come tali “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale”, vanno riconosciute le stesse prerogative patrimoniali e partecipative del coniuge, pena l'illegittimità costituzionale, per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, delle norme che differenzino i summenzionati rapporti senza adeguata, comprovata e ragionevole motivazione».
Ma non solo, il Capo dello Stato vede «rischi di incostituzionalità» anche nell’individuazione degli incidenti. In sintesi: perché il viadotto autostradale sì e uno comunale no, perché non vengono risarciti i familiari e le vittime del crollo in un ospedale o in una scuola? Mattarella ricorda infatti che «abbiamo purtroppo registrato, in passato, vittime causate da eventi relativi a strutture di altra natura, in particolare il cedimento di scuole, primo fra tutti il caso del crollo di una scuola elementare con la morte di tanti bambini presenti nelle aule con i loro maestri. Non si comprende pertanto perché non venga preso in considerazione ogni altro malaugurato evento analogo: basta pensare a ospedali, a strutture in cui si svolgono eventi sportivi o spettacoli, a strutture di altro genere».
L'ultima annotazione di carattere tecnico contenuta nella lettera del capo dello Stato riguarda la previsione di un fondo per il risarcimento che può limitare – in caso di esaurimento del fondo stesso e in presenza di numerosi incidenti – la parità tra i soggetti. E conclude: «Rivolgo pertanto al Parlamento e al Governo l’invito a considerare con attenzione i predetti rilievi e a valutare interventi integrativi e correttivi».
Il commento
Raggiunta da Domani, Monica Cirinnà, già senatrice del Partito democratico e madrina della legge sulle unioni civili, commenta: «Meno male che Mattarella c’è in questi tempi così bui e oscurantisti e che esercita fino in fondo il suo ruolo di garante delle norme costituzionali». L’ex senatrice ricorda che «l’articolo 3 è quello sul quale si fonda la legge sulle unioni civili. Ed è bene che queste radici fondanti siano rispettate in ogni atto normativo che lo Stato italiano produce. Ovviamente tutto ciò è contenuto all’interno del “mitico” comma 20, cioè la clausola di equivalenza, introdotta all’epoca proprio per combattere tutti gli oscurantisti che non volevano norme equiparatorie al matrimonio. Grazie a questa clausola di equivalenza tutto ciò che non è citato nelle unioni civili si regola con il codice civile. Il presidente non ha fatto che ribadire questo principio».
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