Il disegno di legge firmato dalla senatrice a vita si occupa di istituire le celebrazioni per il centenario della morte rivendicata da Mussolini. La Lega, però, durante il dibattito in Aula parla della minaccia della cancel culture, di vaccini e carne sintetica
Il Senato ha approvato all’unanimità con 137 voti la procedura d’urgenza per istituire le celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti.
Il ddl porta la prima firma della senatrice a vita Liliana Segre e a seguire quelle di tutti i senatori a vita, e ha lo scopo di promuovere la figura del politico socialista assassinato dalle squadracce fasciste a Roma nel 1924, dopo aver denunciato i brogli elettorali e le violenze del partito di Benito Mussolini. Proprio il duce, nel 1925, rivendicò davanti alla Camera la «responsabilità politica, morale e storica» del clima nel quale l'assassinio si era verificato.
Ad ascoltare gli interventi della maggioranza, tuttavia, qualche interrogativo sulla comprensione dell’evento da commemorare sorge: pochi e vaghi i riferimenti al fascismo, molto parlar d’altro.
Dalla carne chimica a Togliatti
Il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, per esempio se la prende con la cancel culture, paragonandola al totalitarismo. «Non dimentichiamo che esiste anche una minaccia interna che si chiama “politicamente corretto” o “pensiero unico e dominante” e sapete perché? Perché se si parla di libertà dobbiamo parlare anche di questo.
Queste nuove forme di totalitarismo si servono della cosiddetta cancel culture, ossia della strategia tipica dei regimi totalitari, che consiste nel cancellare la storia riscrivendola a partire dalle nuove generazioni».
Poi si è lanciato sulla questione vaccinale e della carne sintetica: «Ci avviamo verso uno Stato etico che ci dice sostanzialmente cosa dobbiamo mangiare, come ci dobbiamo spostare, come ci dobbiamo vestire, se è giusto o meno che fumiamo una sigaretta. Questa è libertà, sì o no?».
Ha proseguito Mario Occhiuto di Forza Italia, che ha testualmente detto, confondendo persino il cognome di Matteotti: «La prima lezione che ci viene dalla vita e dalla morte di Giacomo Mancini è la difesa strenua della democrazia e la lotta per la sua continua evoluzione, tesa al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del popolo».
Giulia Cosenza, di Fratelli d’Italia, ha invece tirato in ballo l’amnistia per gli autori materiali dell’omicidio, «promossa e voluta da Palmiro Togliatti, capo del partito comunista».
Un dibattito, ripreso in aula dal senatore dem Filippo Sensi, che dimostra come effettivamente di Matteotti serva sì la commemorazione, ma anche un ripasso di storia.
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