La premier porta a casa un partenariato con al Sisi che sembra essere pura propaganda. La segretaria del Pd Schlein attacca: «Nessun accordo con chi copre gli assassini di Regeni»
Presentarsi come l’unica intermediaria credibile nella trattativa, sempre aperta, con la sponda meridionale del Mediterraneo. Sulla sicurezza energetica come sulla questione dei migranti, che con il miglioramento delle condizioni climatiche rischia di tornare un tema di primo piano nella campagna elettorale per le europee.
Giorgia Meloni ci riprova. Dopo il memorandum of understanding firmato con la Tunisia che, a suo dire, «sta funzionando», la premier si intesta anche l’avvio del dialogo tra l’Unione europea e il presidente Abdel Fatah al Sisi: «Dobbiamo continuare a lavorare sodo per poter raggiungere un memorandum d’intesa che sia in grado di gettare le fondamenta per scrivere una nuova pagina storica dei nostri rapporti. Rafforzando il nostro dialogo politico, collaborando per le nostre rispettive economie, e questo è anche il modo migliore per poter affrontare i problemi dell’immigrazione illegale e per poter combattere i trafficanti di esseri umani».
Secondo la premier l’esempio da seguire è quello di Tunisi: «Voglio esprimere grande soddisfazione anche per il ruolo che l’Italia ha svolto in questo nuovo modello operativo tra l’Europa e la sponda meridionale del Mediterraneo. Un modello a cui abbiamo dato inizio con il memorandum d’intesa in Tunisia, che sta funzionando».
Poco importa che, come sottolineato alcuni giorni fa dal Foglio, al Sisi abbia ricevuto molti più soldi di Kais Saied (cosa che il presidente tunisino di certo non avrà gradito) e che il parlamento europeo abbia bocciato il “modello Tunisi” sottolineando che non ci sono le condizioni necessarie per versare i 150 milioni di euro previsti dall’intesa, soprattutto per quanto riguarda i diritti umani.
L’impegno
Intanto l’autocrate egiziano potrà godersi 7,4 miliardi di euro in un pacchetto di sovvenzioni suddivise in sei capitoli. A “consegnaglieli”, ieri, sono stati la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente di turno dell’Ue, il premier belga Alexander De Croo, l’omologo greco Kiriakos Mitsotakis, il collega austriaco Karl Nehammer e il capo di governo di Cipro.
Von der Leyen ha espresso la propria riconoscenza al presidente snocciolando i sei pilastri su cui si regge l’accordo, promettendo che l’importanza del rapporto con l’Unione crescerà nel tempo. Il pacchetto di sovvenzioni prevede, almeno su carta, una maggiore attenzione ai diritti umani e alle riforme del Cairo, oltre a incentivi agli investimenti delle aziende europee in Egitto. Ma al centro delle trattative, che cadono in una campagna elettorale ormai in pieno svolgimento, c’è il contrasto alla partenza dei migranti e la sicurezza energetica. Von der Leyen ha dipinto un futuro da hub dell’idrogeno rinnovabile per l’Egitto, evocando il primo gasdotto che collegherà il paese e Grecia.
Nella frase successiva ha promesso 200 milioni di euro dedicati soltanto alla gestione dei migranti, con l’obiettivo di rendere una cooperazione già «buona» ancora «più efficace». «Continueremo il nostro lavoro per agevolare la migrazione legale. Parallelamente, continuiamo a contare sulla piena dedizione dell’Egitto al controllo dell’immigrazione clandestina e alla gestione delle frontiere»
L’accordo sullo stop ai migranti in partenza – al Sisi ha specificato che il suo paese blocca attivamente le partenze dal 2016 e attualmente su suolo egiziano si trovano nove milioni di stranieri – è stato ulteriormente addolcito da parte degli europei con una serie di rassicurazioni al presidente sulla linea dell’Unione nel conflitto in medio oriente. Von der Leyen e Meloni si sono esposte nella richiesta di un cessate il fuoco da raggiungere rapidamente.
«Desidero cogliere questa opportunità ancora una volta per esprimere il mio apprezzamento per lo sforzo diplomatico profuso dal presidente al Sisi, congiuntamente agli Stati Uniti e al Qatar, per poter raggiungere una pausa prolungata nelle ostilità a Gaza, per poi arrivare al rilascio degli ostaggi e a un cassate fuoco sostenibile» ha detto la premier. Un buon risultato per il presidente egiziano, che però non ha ottenuto impegni più espliciti su una ricerca del riconoscimento dello stato palestinese e sull’eventuale ricollocazione dei palestinesi della Striscia di Gaza, che al Sisi non ha intenzione di accogliere sul proprio territorio. In ogni caso, sembrano ormai appartenere al passato le trattative per ottenere giustizia per Giulio Regeni.
A ricordare alla premier italiana di chiedere la collaborazione di al Sisi per risolvere il caso anche Nicola Fratoianni e Laura Boldrini, mentre nei giorni scorsi la segretaria dem Elly Schlein aveva definito «una vergogna» che tanti leader europei si recassero alla corte di al Sisi. Per quanto riguarda la collaborazione sul caso Regeni Meloni, dopo il vertice, ha assicurato che nei colloqui con le autorità egiziane «l’Italia pone tendenzialmente sempre questa questione. Dopodiché, come sapete, c’è un processo in Italia in cui noi siamo andati avanti a fare quello che dobbiamo fare, e il lavoro che stiamo facendo non cambia la nostra posizione sulla materia».
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