La presidente del Consiglio torna da Londra dopo aver trovato un’intesa con il premier britannico e aver presentato i dati positivi su Pil e stabilità finanziaria agli investitori internazionali. Ma la vera partita la sta giocando il suo ministro dell’Economia a Stoccolma, da dove difficilmente arriveranno buone notizie
«La missione nel Regno Unito è stata un successo», ha scritto questa mattina sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al ritorno da Londra. Accolta dal primo ministro conservatore Rishi Sunak, con cui c’è stata una forte intesa sul tema dell’immigrazione, e poi festeggiata dai rappresentanti dei grandi gruppi finanziari internazionali e dagli imprenditori italiani in un ricevimento all’ambasciata, Meloni ha tutte le ragioni per essere soddisfatta dopo una settimana complessa e piena di incidenti.
Nel frattempo, il compito più difficile è toccato al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha passato due giorni a Stoccolma per una riunione dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Unione europea, dove deve resistere alle pressioni dei partner per approvare il Mes, della cui ratifica Meloni ancora non vuole sentire parlare, e nello stesso tempo, trattare sull’Unione bancaria e sul nuovo patto di stabilità.
La passeggiata
La missione di Meloni nel Regno Unito si annunciava già nei giorni scorsi come un compito facile. Il governo conservatore britannico è sempre più isolato a livello internazionale e alla ricerca di alleati, in particolare in Europa. Le sue politiche, inoltre, sono sempre più radicali, in particolare sull’immigrazione, e anche in questo ha trovato un facile partner in Meloni.
«Se l'immigrazione è illegale non stai deportando nessuno», ha commentato Meloni parlando della controversa decisione del governo Sunak di trasferire in Ruanda tutti gli stranieri che entrano illegalmente nel paese. Sunak ha restituito il favore, dicendo che Meloni sta gestendo «con molta abilità» l’economia italiana.
Ieri, Meloni ha incontrato i rappresentanti di industria e finanza all’ambasciata italiana, per convincerli del buono stato dell’economia italiana. All’incontro erano presenti i rappresentanti di Eni, Trenitalia, Pirelli, Black Rock, Morgan Stanley e Goldman Sach. Si tratta di incontri che vengono organizzati quasi a ogni viaggio istituzionale e non necessariamente hanno significati particolari. Ma questa volta Meloni aveva più di una ragione per essere soddisfatta. Ai potenziali investitori, infatti, Meloni ha portato le nuove e incoraggianti stime sul Pil di Istat, che nel primo trimestre vedono l’Italia crescere più di Germania e Francia, una borsa in crescita e un rapporto di Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria dal contenuto molto tranquillizzante.
Lo sgobbone
Mentre Meloni torna da Londra, il suo ministro dell’Economia è stato impegnato a Stoccolma in quella che è probabilmente è una delle più difficili riunioni europea da quando ha ricevuto l’incarico sei mesi fa.
Ieri, arrivato nella capitale svedese in ritardo a causa del pasticcio sul Def che lo ha costretto a restare a Roma fino al primo pomeriggio, Giorgetti ha perso la prima riunione dei ministri dell’Economia della zona euro. Nell’incontro si è parlato soprattutto della riforma del fondo europeo Mes, che l’Italia è l’unico paese europeo a non aver ancora ratificato.
I partner premono per la sua approvazione, ma Meloni chiede in cambio qualcosa: una modifica o una concessione su un altro tavolo per poter vendere l’approvazione alla sua maggioranza parlamentare. Intervistato ieri dal Sole 24 Ore, Giorgetti ha ribadito che serve «una intesa che sia coerente con le richieste rivolte al governo dal parlamento».
L’agenda di Giorgetti è stata fitta. Ieri ha incontrato la presidente della Bce Christine Lagarde, questa mattina si è visto con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner e con il presidente dell’eurogruppo Paschal Donohoe e il direttore del Mes Pierre Gramegna.
Se non otterrà concessioni sul Mes, Giorgetti dovrà provare a ottenerle sull’Unione bancaria, il tema ufficiale degli incontri di questi giorni, oppure sulla riforma del patto di stabilità. Della prima, l’Italia vorebbe una rapida approvazione, su cui però la Germania non è convinta. Della seconda, Giorgetti vorrebbe provare a scorporare gli investimenti dal computo del deficit nel nuovo trattato. La passerella di Meloni a Londra, in confronto, sembra una passeggiata.
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