- Dopo l’intervista alla Stampa di Giorgia Meloni in cui la leader di Fratelli d’Italia definisce Roberto Jonghi Lavarini una “persona sbagliata” e dice di aver raccomandato di non frequentarlo, il “barone nero” dà la sua versione dei fatti.
- Jonghi Lavarini ha rilanciato un video che documenta una giornata del 2017 in cui Meloni aveva visitato i militanti milanesi. In quell’occasione c’era anche il barone nero.
- Jonghi Lavarini raccomanda poi a Meloni di non fare «inutili mea culpa di antifascismo» e non virare «troppo al centro».
«La Meloni le "persone sbagliate" come me le ha sempre frequentate, di buon grado e in allegria. E da me, solo quattro anni fa, si è fatta pure offrire una torta e un aperitivo (come da video in allegato). E nel 2018 mi ha candidato alla camera dei deputati, ben sapendo chi fossi. Ha recentemente cambiato idea?»
Roberto Jonghi Lavarini non ha fatto attendere la propria risposta all’intervista alla Stampa di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. E per dimostrare che tra lui e Meloni un rapporto c’era pubblica un video che racconta una giornata passata dalla presidente nel 2017 insieme ai militanti e, appunto, Jonghi Lavarini.
Nell’articolo la presidente del partito aveva risposto a una domanda sull’opportunità di cacciare l’eurodeputato Carlo Fidanza e la consigliera comunale milanese Chiara Valcepina così: «Carlo Fidanza è sospeso. Devo cacciare Valcepina perché è andata a un aperitivo con le persone sbagliate?»
Nel video si vede Meloni arrivare a un gazebo dove Jonghi Lavarini ha appena concluso un comizio: dopo essersi concessa una lunga serie di selfie, la leader si sposta con un cerchio più ristretto di persone, tra cui anche il senatore Ignazio La Russa, in una pasticceria nelle vicinanze. C’è anche Jonghi Lavarini, che si intravede in diversi frame del filmato.
Sabato Jonghi Lavarini, il “barone nero” indagato insieme a Fidanza per finanziamento illecito, ha proposto la sua versione dei fatti, secondo la quale Meloni era tutt’altro che un’estranea e rivendica che «senza la gente come me, ovvero gli storici militanti della destra sociale italiana, ora non sarebbe dove è, a fare la moderata mini Thatcher all'amatriciana».
La presa di distanza
Dal video pubblicato nelle settimane scorse da Fanpage emerge quello che sarebbe il sistema col quale il partito finanzierebbe le sue campagne, ovvero con i soldi che gli imprenditori vicini al partito avrebbero dovuto versare in nero e che, attraverso delle società «lavatrici» organizzate da commercialisti vicini a Jonghi Lavarini, sarebbero poi arrivati ai candidati.
Da quando è stata pubblicata, in un primo momento Meloni si è limitata a chiedere l’intero girato dell’inchiesta per valutare. «Chiedo ufficialmente a Fanpage di darmi il girato di questi tre anni: disponibili a prendere una decisione se ci sono responsabilità reali ma sono rigida e non me ne vogliate se non giudico i miei dirigenti sulla base di un filmato».
A inizio ottobre, però, aveva spiegato che «nel dna di Fratelli d’Italia non ci sono nostalgie fasciste, razziste, antisemite». Difficile da credere, considerati gli atteggiamenti in cui vengono mostrati nell’inchiesta alcuni militanti.
Jonghi Lavarini anche su questo punto mette le mani avanti, minacciando Meloni di «non tirare troppo la corda», non fare «inutili mea culpa di antifascismo e non virare troppo al centro come fece Fini, o farà la sua stessa fine».
La serata elettorale
L’inchiesta di Fanpage ha rivelato anche una serie di atteggiamenti razzisti e fascisti dei militanti in compagnia di Jonghi Lavarini. Meloni a questo proposito dice di «aver dato indicazioni precise: non avere rapporti con lui e le persone come lui».
Il barone nero replica che Meloni è mal informata e che «solo dopo la sua conclusione ufficiale (della serata elettorale, ndr), vi è stata qualche battuta e goliardata tra amici, punto». Goliardate durante le quali si definiva l’idea di affondare una barca di migranti una «soluzione green».
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