La struttura di detenzione amministrativa di Porto Empedocle (Agrigento) è stata predisposta in tempi rapidi, dopo i ritardi dei centri in Albania. Qui verrà recluso chi proviene dai cosiddetti paesi sicuri. La gestione è stata affidata con procedure d’urgenza, mentre la competenza per le convalide è passata al tribunale di Palermo. Il poco preavviso ha imposto il rientro anticipato dalle ferie di alcuni giudici della sezione
Il tribunale di Palermo dal 16 agosto è pronto a ricevere le richieste di convalida per il trattenimento dei richiedenti asilo che verranno reclusi nel nuovo centro di Porto Empedocle, vicino all’hotspot. Come scritto dal Manifesto lo scorso 31 luglio, si tratta di un centro di di detenzione amministrativa per chi arriva dai paesi cosiddetti sicuri, a cui possono essere applicate le procedure accelerate di frontiera, perché – secondo le valutazioni del governo – la situazione del paese sarebbe tale da presumere l’infondatezza della richiesta di protezione internazionale.
In vista dell’apertura di centri simili e delle strutture in Albania, il governo si era già attrezzato a maggio con un decreto che estendeva la lista di questi paesi: Egitto, Tunisia, Nigeria, Bangladesh e altri 18, considerati sicuri nonostante le schede tecniche del ministero degli Esteri suggeriscano il contrario. E quindi chi proviene da questi stati ha meno garanzie, tempi ristretti e una buona probabilità di vedersi rigettata la domanda di asilo.
Un altro centro di trattenimento, un’altra procedura negoziata, senza previa pubblicazione del bando di gara, diventata ormai la prassi per l’assegnazione di strutture da migliaia o milioni di euro di fondi pubblici. Nello «stato di emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti», prorogato dal governo, c’è l’«urgente necessità di rendere operativo» un nuovo centro, in un’estate in cui il calo degli sbarchi è stato notevole.
Lo ha rivendicato lo stesso ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alla Camera, il 7 agosto: meno 63 per cento di arrivi via mare rispetto all’anno scorso.
La procedura
Ma di fronte ai ritardi delle controverse strutture in costruzione in Albania – per le «condizioni geologiche del terreno» e «per il caldo anomalo», ha fatto sapere Piantedosi – il governo ha dovuto dimostrare di agire altrove. Con uno stanziamento di 750mila euro ha accelerato l’apertura di un centro di «70 posti, per la durata di 7 mesi». Ironia della sorte, il centro si trova nella contrada Caos in via Luigi Pirandello a Porto Empedocle.
La gara si è conclusa in cinque giorni con l’approvazione della graduatoria per l’aggiudicazione definitiva: al primo posto la cooperativa “Oltre il mare”, nonostante gli errori riportati dalla commissione nella compilazione della domanda e i debiti verso enti pubblici di oltre 18mila euro «per imposte e tasse non pagate». Ma, rassicura la prefettura, il debito si riferisce a una società diversa «di cui era amministratore lo stesso soggetto». Seconda la cooperativa San Marco.
Il tribunale di Palermo
Con questa rapida mossa di Ferragosto il governo ha trasferito la competenza al tribunale di Palermo, togliendola così ai giudici di Catania che, valutando le richieste provenienti dal centro di Pozzallo, avevano dichiarato illegittimi alcuni elementi del decreto Piantedosi.
A partire dalla fideiussione che i richiedenti devono pagare per non essere detenuti, un profilo ancora al vaglio della Corte di giustizia dell’Ue. E, per scongiurare la condanna, il governo ha recentemente rimodulato la cauzione, portandola da una cifra generalizzata di 5mila euro a un importo che potrà variare dai 2.500 ai 5mila euro, in base a una valutazione del questore da fare «caso per caso e tenuto conto della situazione individuale dello straniero».
Alcuni giudici del tribunale del capoluogo siciliano sono stati costretti a rientrare dalle ferie, ha rivelato su X il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, che è riuscito a visionare le due circolari firmate rispettivamente dal presidente della sezione immigrazione di Palermo, Francesco Micela, e dal presidente del tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini.
La prima, diffusa il 30 luglio, ha evidenziato il poco preavviso dato dalla questura di Agrigento «in modo del tutto informale» il 25 luglio. Nella circolare Micela avverte i togati che la materia è «molto impegnativa e delicata» per i diritti in questione e per le modifiche apportate dal Viminale in tema di cauzione. E quindi il presidente di sezione invita a non delegare i casi ai giudici onorari.
È invece la comunicazione del 5 agosto del presidente del tribunale Morosini a dare ufficialità all’apertura del centro, ha precisato ancora Scandura: la natura dei diritti in gioco, le tempistiche accelerate a cui si è sottoposti e il periodo estivo hanno imposto opportuni provvedimenti organizzativi, e il rientro anticipato di alcuni membri della sezione dalle ferie.
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