Azione si appella agli elettori di destra, Vendola e Cucchi a quelli di sinistra. Lunedì anche il presidente M5s era in regione, martedì Schlein, Bonaccini e Bersani
Pancia a terra, tutti. Alla vigilia dell’arrivo dei tre leader della destra di governo al centro di Pescara, la premier Giorgia Meloni e i suoi due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani – ma anche i due centristi Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa – martedì alle 17 e 30 in piazza Salotto, tutto il centrosinistra è impegnato a non lasciare niente di intentato per espugnare la seconda regione in sequenza alla destra.
Gli avversari replicano la sfortunata performance cagliaritana, convinti che stavolta invece funzioni. Del resto dal governo in questi giorni sono piovuti soldi e promesse – più promesse che soldi in realtà – come un temporale improvviso, provocato dall’altrettanto improvisa consapevolezza che lo stacco fra l’uscente Marco Marsilio e lo sfidante Luciano D’Amico si sta assottigliando (in realtà alcune ultime rilevazioni raccontano di un sorpasso in corso).
Dopo i 720 milioni di euro materializzati dal cilindro del Comitato interministeriale per la programmazione economica per l’alta velocità Roma-Pescara, a ogni comizio della destra spuntano soldi. Lunedì, durante la visita del ministro Adolfo Urso al Centro spaziale del Fucino, il senatore Guido Liris, l’abruzzese più alto in carica in parlamento, già assessore di Marsilio, ha annunciato un altro futuro investimento, stavolta pesa «50 milioni di euro» e «genererà 200 posti di lavoro».
Promesse interstellari sempreché, s’intende, vinca la destra: «Il centro spaziale sarà raddoppiato ospitando il primo centro di controllo della nuova galassia di satelliti europei Iris 2 per le connessioni internet, di fatto sarà il più importante e significativo teleporto al mondo».
Da ogni angolo della regione si sente ripetere il termine «filiera». La traduzione concreta è: se la regione resterà dello stesso colore del governo sarà riempita di finanziamenti. Ma la formula sottintende anche il contrario: se invece la regione passerà a sinistra, non succederà.
«Funziona il candidato»
La sinistra si ritrova in formazione inedita: la coalizione più larga possibile, dall’Alleanza verdi sinistra ai centristi di Carlo Calenda e di Matteo Renzi. Candidati locali e leader, sono tutti concentrati a far accadere il miracolo della seconda regione strappata alla destra. Nessuno si concede sbavature.
Lunedì, ad esempio, in regione c’erano Giuseppe Conte e Calenda. Conte è stato a Vasto (Chieti), Sulmona e Scanno, nell’aquilano. Il leader di Azione invece era ha Chieti, e per la prima volta da giorni non ha pizzicato il leader del Movimento 5 stelle. «Non mi incontrerò con Conte, facciamo giri diversi, però sono contento che venga ad appoggiare un bravo candidato», ha detto. Calenda fa la sua parte: «Il mio appello è agli elettori di centrodestra: ragionate come cittadini liberi, che valutano il curriculum vitae della persona che hanno davanti. In Abruzzo funziona il candidato, questa è l’unica cosa che conta perché sennò continuiamo a parlare di cose che non contano niente e gli abruzzesi devono andare a curarsi fuori dall’Abruzzo».
Ma per un appello agli elettori del centrodestra ce ne sarà un altro per quelli della sinistra-sinistra. Martedì a Pescara, in contemporanea con lo show del trio della destra di governo, all’Auditorium Petruzzi, accanto a D’Amico comparirà Nichi Vendola, presidente di Sinistra italiana.
Lunedì, a Lanciano, nel pescarese, c’era Ilaria Cucchi: «D’Amico può essere una ventata di aria fresca, mi appello all’altissima percentuale di non votanti, quasi il 40 per cento; sono molti i giovani che non vanno più a votare, chiediamoci il perché. I giovani non credono più nella nostra generazione e in generale nella politica. Diamo loro anche un segnale di speranza».
Obiettivo astenuti
Dallo staff di D’Amico non escono pronostici, solo qualche cauta osservazione sul clima: «La fiducia verso di noi cresce. E si capisce dalle uscite scomposte del presidente Marsilio: ha fatto tutta la prima parte della campagna elettorale sottotono, convinto che l’astensione lo avrebbe premiato. Quando poi ha capito che si stava muovendo qualcosa, ha cambiato marcia: attacchi scomposti a D’Amico, anche sul piano personale. Sono chiari segnali di nervosismo».
Lunedì l’ex rettore ha dovuto replicare a una fake news che la destra ha messo in circolazione, quella di un presunto calo di studenti all’epoca in cui dirigeva l’università di Teramo (dal 2013 al 2018). Tutto il contrario, ha spiegato, in quel periodo «sono diminuiti i fuoricorso grazie alla politica di incentivazione a conseguire il titolo» anzi, «gli immatricolati di UniTe, tra il 2012 e il 2019, sono cresciuti del 20 per cento». In questo finale di partita, al comitato D’Amico si aspettano di tutto: perché Giorgia Meloni non può permettersi di perdere l’Abruzzo. Ma neanche Elly Schlein, che a sua volta deve dimostrare che la vittoria sarda non è il «fuoco di paglia» di cui parla Marsilio nei comizi. Domani e dopodomani la segretaria Pd tornerà nella regione, per la quinta volta da quando è segretaria, la quarta da quando è candidato D’Amico: a novembre è stata a L’Aquila e nel Fucino, poi a Teramo e Chieti, dove torna domani. Poi andrà a Sulmona con Pier Luigi Bersani, e Castel di Sangro. Il giorno dopo sarà a Pescara con il presidente Pd Stefano Bonaccini e D’Amico, per la chiusura della campagna del Pd.
Finale alla cagliaritana
La chiusura di D’Amico sarà venerdì 8 marzo a L’Aquila. Senza leader nazionali, come era successo a Cagliari, e proprio con la neopresidente della regione Sardegna, Alessandra Todde. Patema d’animo finito, per lei: lunedì sono arrivati gli ultimi voti del 25 febbraio.
Per la proclamazione ufficiale la vincitrice deve aspettare ancora una settimana, ma l’agognato ribaltone della destra è fallito. Lo ha annunciato lei stessa: «Il tribunale ha completato l’esame delle sezioni mancanti e lo scarto rimane di circa 1.600 voti. Mentre attendiamo l’esame dei verbali ed il completamento del processo di verifica, stiamo lavorando con la coalizione per arrivare pronti al momento dell’insediamento ed occuparci da subito dei problemi più urgenti». Dunque l’ansia fino all’ultimo voto sardo è finita. Ma si trasferisce in Abruzzo per il voto di domenica prossima. In questo caso lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura delle urne.
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