Approvate le risoluzioni della maggioranza, il ministro dell’Economia elogia il governo «serio e responsabile». Ma la premier Meloni convoca i capigruppo di maggioranza per evitare imboscate sulla legge di Bilancio. Intanto gli organismi internazionali manifestano preoccupazioni.
C’era il pienone delle grandi occasioni alla Camera per approvare lo scostamento di bilancio sulla Nadef, che richiedeva la maggioranza assoluta. Il ricordo dello scivolone sul Def dello scorso aprile è ancora vivo e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha chiesto a tutti i ministri di essere in aula al momento della votazione. L’ordine di scuderia è stato seguito alla lettera.
La risoluzione è passata con 224 voti a favore e 127 contrari con il centrodestra compatto. Il bis del via libera, al Senato, è arrivato con 111 sì e 69 no.
Nadef, la fiducia di Giorgetti
A Montecitorio c’è stata la sfilata dei big, che hanno cercato di eludere le domande dei giornalisti assiepati in prossimità dell’ingresso dell’aula. Uno dei pochi a concedersi è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha conversato con i cronisti in Transatlantico, rivendicando il lavoro «serio e responsabile» del governo sulla Nadef. Insomma, a via XX Settembre non c’è preoccupazione per la revisione al ribasso della stima del Pil (+0,7 per cento), fatta dal Fondo monetario internazionale. «Gli esperti vedranno i contenuti della legge di Bilancio», è la posizione di Giorgetti. La linea è quella della fiducia e della prudenza per non alzare i toni con gli investitori e l’Unione europea. Un training autogeno.
Sul passaggio in parlamento della manovra, Meloni ha convocato un vertice a Palazzo Chigi con i capigruppo della maggioranza, in vista del consiglio dei ministri di lunedì messo in programma per la manovra. L’intento è quello di avere garanzie di un iter senza intoppi e con un pacchetto di emendamento limitato e addirittura concordato.
Il timore è quello delle imboscate da parte del centrodestra stesso. Ma lo spazio ridotto a deputati e senatori ha sollevato qualche malumore nelle scorse settimane tra i parlamentari di maggioranza. Si teme di poter incidere poco o nulla sulla legge di Bilancio, l’unico provvedimento in cui hanno voce in capitolo. «Come ogni governo spero che la sessione di bilancio sia veloce, fruttuosa e che arrivi a risultato per dare un quadro di certezze per tutti», ha concluso il ministro dell’Economia, lasciando intendere di non accettare lungaggini in commissione né in aula. Niente bis di quello visto lo scorso anno, dunque.
L’allarme non è scattato nemmeno dopo la pubblicazione dell’analisi di Fitch. «Le nostre previsioni aggiornate sul deficit pubblico, pari al 5,2% del PIL nel 2023 e al 4,2% nel 2024, sono ora vicine ai nuovi obiettivi del governo, dopo le revisioni al rialzo di 0,8 e 0,7 punti percentuali effettuate dopo la revisione del rating sovrano di maggio», riferisce il dossier dell’agenzia di rating, che parla esplicitamente di un «allentamento delle politiche di bilancio».
Fitch dà fiato alle opposizioni
Le opposizioni hanno bocciato la Nadef e il deputato di Italia viva, Luigi Marattin, «ha annunciato un ricorso alla Corte costituzionale per verificare la legittimità costituzionale dello scostamento di bilancio». Tesi respinta dalla maggioranza: c’è l’eccezionalità della guerra in Ucraina a motivare decisioni straordinarie.
Il Pd ha contestato vari punti del documento: «Le previsioni di crescita 2024 sovrastimate, le previsioni sul debito con un obiettivo irrealistico, gli interessi sul debito pubblico con una situazione che è preoccupante», ha elencato la capogruppo alla Camera, Chiara Braga. «In questo documento – ha aggiunto l’esponente dem – non c'è niente di tutto quello che servirebbe». Quindi, ha concluso Braga, «non possiamo votare uno scostamento che è di fatto una delega in bianco, senza nessuna garanzia di avere risorse dove servirebbero».
Il Movimento 5 stelle si è soffermato su un particolare contenuto della Nota di aggiornamento al def. «L'unica tendenza che si conferma è quella del governo a tagliare sulla sanità, continuando a mettere in crisi il Servizio sanitario nazionale e il suo personale e a repentaglio il diritto alla Salute dei cittadini», hanno scritto in una nota unitaria i deputati del M5s che siedono in commissione affari sociali. Solo il primo atto del lungo cammino della manovra.
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