Il presidente alla cerimonia del Ventaglio difende anche la libertà di stampa. «Per fortuna quando si cerca di eliminarla viene ancor più alimentata»
«Palesemente», «sorprendenti». Bastano un avverbio e un aggettivo a capire il tono del discorso del presidente della Repubblica sul negazionismo climatico. Proprio ieri il Copernicus Climate Change Service ha certificato che questo è il luglio più caldo della storia del pianeta. Invece la destra nostrana sghignazza sul tema. «In questo periodo l’Italia ha vissuto eventi terribili, legati, palesemente, alle conseguenze del cambiamento climatico», dice il presidente, «Di fronte alle drammatiche immagini di quel che è accaduto» tante discussioni «appaiono sorprendenti».
L’occasione è la prima cerimonia del Ventaglio del secondo mandato di Sergio Mattarella. L’anno scorso si è svolta in forma privata perché, ricorda il presidente della stampa parlamentare Adalberto Signore, «le Camere erano già state sciolte». E Mattarella, in stile Mattarella, non è voluto intervenire in piena campagna elettorale. Quest’anno i cronisti gli hanno regalato un ventaglio dell’artista Giorgia Baroncelli: sembra tutto d’oro ma da vicino si capisce che è composto da migliaia di insidiose puntine da disegno, «simbolo di disciplina e resistenza», di mattarellismo dunque. È anche la prima volta che in prima fila ci sono i direttori della Rai meloniana, a porgere cortesemente la guance agli schiaffi. Non amano l’inquilino del Colle ma devono farlo resocontare. Giampaolo Rossi, attuale direttore generale di Viale, nel 2018 lo aveva paragonato a Dracula e accusato di golpe.
I cronisti parlamentari, dice Signore, registrano «una compressione dei momenti di confronto tra la stampa parlamentare e la politica nel suo complesso». Il riferimento è alle scarse domande cui si sottopone la premier, e – allargando – al vizietto del dagli all’informazione: solo il giorno prima al senato la ministra Santanchè ha attaccato il presunto «pseudogiornalismo», cioè quello che si impiccia dei suoi affari; e dai palinsesti Rai è stato cancellato il programma dello scrittore Roberto Saviano, grande accusatore della premier. I giornalisti sono «testimoni di verità», risponde Mattarella, parla dei cronisti uccisi nella guerra della Russia contro l’Ucraina ma rende omaggio anche alla «quotidianità dell’informare» che «irrobustisce la cittadinanza democratica». «Le istituzioni» le devono «tutela massima». Il pluralismo delle opinioni è «un valore» ma, la chiusa è persino ironica, «per fortuna quando si cerca di eliminarle non vengono escluse ma alimentate».
Fra le ultime pensate del governo c’è anche un Dpcm che introduce una misteriosa figura di garante contro le fake news per le agenzie. Chissà se ha in mente questo quando aggiunge che «l’autenticità dell’informazione è affidata, dalle leggi, alla professionalità e alla deontologia di ciascun giornalista. Sarebbe fuorviante - e contraddittorio con le disposizioni costituzionali - immaginare che organismi terzi possano ricevere incarico di certificatori della liceità dei flussi informativi». Contraddittorio con la Carta.
Invasioni di campo
Mattarella elogia il governo per aver coinvolto la Ue sul tema dei migranti anche se, sottolinea, «siamo lontani dalla soluzione». E sul Pnrr avvisa che «un eventuale insuccesso o un risultato parziale non sarebbe una sconfitta del governo ma dell’Italia». È di ieri l’annuncio di nuovi tagli ai progetti iniziali. Anche sulla giustizia dice parole che possono piacere a destra: la magistratura giudichi «tenendo conto che le leggi le delibera il Parlamento». D’altro canto – attenzione – questo ruolo «del giudicare» va rispettato « soltanto alla magistratura questo compito è riservato dalla Costituzione». Suona come una correzione alla critiche del ministro della Giustizia Nordio e della premier Meloni all’imputazione «coatta» del sottosegretario Delmastro.
C’è dell’altro: Mattarella sottolinea che «non esiste un contropotere giudiziario del parlamento» ovvero «non sono le Camere a poter verificare, valutare, giudicare se norme di legge - che il Parlamento stesso ha approvato - siano o meno conformi a Costituzione, perché questo compito è riservato, dall’art.134, in maniera esclusiva, alla Corte Costituzionale. Non può esistere una giustizia costituzionale politica». Sono principi generali. Ma è difficile non pensare a quello sgorbio costituzionale che è la Commissione parlamentare di inchiesta sul Covid appena votata dalla camera ora all’esame del senato. Che si è data il compito di valutare se «obblighi e restrizioni» decise dai governi Conte due e Draghi siano stati «contraddittori o contrastanti con i princìpi costituzionali». Non sta al parlamento, dice Mattarella. L’avviso non è di immediata comprensione, ma è severissimo. Alla maggioranza e al governo (e a Renzi, che l’ha votata) qualcuno ora dovrà spiegarlo.
© Riproduzione riservata