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Non abbiamo paura. È questa la cosa più importante da dire. Non abbiamo paura di perdere i nostri diritti, non abbiamo paura di essere privati delle nostre libertà, non abbiamo paura di vivere in un paese dove la diversità diventa un pericolo.
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Oggi più che mai dobbiamo continuare a coltivare il nostro senso civico e a condividere l’urgenza di impegnarci di fronte all’incertezza e alle difficoltà di quest’epoca, avendo fiducia in ciò che insieme continuiamo a costruire. Il numero di Dopodomani che avete tra le mani nasce con questo desiderio.
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Il testo è parte del numero speciale di Dopodomani dedicato al 25 aprile, in edicola e in digitale da sabato 22 aprile.
Non abbiamo paura. È questa la cosa più importante da dire.
Non abbiamo paura di perdere i nostri diritti, non abbiamo paura di essere privati delle nostre libertà, non abbiamo paura di vivere in un paese dove la diversità diventa un pericolo, dove ogni comportamento non omologato a un costume che non ci siamo scelti viene emarginato se non criminalizzato. Non abbiamo paura di un ritorno del fascismo. Più semplicemente non lo vogliamo in alcun modo.
Non guardiamo al futuro con la paura di qualcosa che possa ritornare ma con il desiderio di contribuire a un’esistenza dignitosa per tutte e tutti noi.
I fondamenti del nostro vivere comune sono qui per far sì che ogni giorno, di fronte alle tante forme di violenza, sopraffazione, abuso a cui assistiamo, la nostra coscienza si risvegli e le rifiuti. Non perché siano segnali di un possibile ritorno del fascismo ma perché le rifiutiamo in quanto tali, una per una, perché non vogliamo vivere in una società che si abitui a tutto questo.
Il fascismo è stato consegnato alla storia? Sì, certo. Ma è una storia che abbiamo fatto tutti insieme, da quei mesi del 1943 che hanno segnato l’avvio della Resistenza fino a oggi. Una storia che si scrive ogni giorno.
Sono temi, questi, che a volte possono apparire complicati, difficili, ma non al punto da perdere la consapevolezza di ciò che è o non è accettabile.
Siamo tutti antifascisti, che lo si riconosca o meno. Dichiararsi antifascisti non implica necessariamente aderire a una specifica famiglia politica, se non per estensione a tutte le famiglie politiche che hanno fondato la nostra Repubblica e a tutte quelle che oggi vi si riconoscono e sono parte della nostra democrazia rappresentativa.
Su questo, come su tanti altri temi, al Polo del ‘900 lavoriamo ogni giorno, insieme a tutti gli Istituti culturali che lo compongono, per contribuire alla crescita di un pensiero critico nella nostra società. Lo facciamo per rafforzare la fiducia tra le persone, per aiutarle ad ascoltare e farsi ascoltare senza pregiudizi.
Il nostro impegno non muove dalla presunzione di rappresentare una “verità” assoluta, i valori che contribuiamo a preservare non sono immutabili nel tempo ma ci aiutano ad affrontare i cambiamenti che questo porta con sé.
Oggi più che mai dobbiamo continuare a coltivare il nostro senso civico e a condividere l’urgenza di impegnarci di fronte all’incertezza e alle difficoltà di quest’epoca, avendo fiducia in ciò che insieme continuiamo a costruire. Il numero di Dopodomani che avete tra le mani nasce con questo desiderio, e ringrazio a nome del Polo del ‘900 tutte e tutti coloro che vi hanno contribuito.
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