Non esiste nessun sistema politico multipartitico nel quale il ruolo di capo dell’opposizione deriva dalla scelta del conduttore di un dibattito televisivo. Le qualità che legittimano il riconoscimento di colui/colei che meglio guiderà l’opposizione sono essenzialmente due: il numero dei voti ottenuti e la capacità di costruire una coalizione alternativa al governo, coesa e propositiva
In qualsiasi sistema politico democratico, le opposizioni hanno il dovere politico e qualche volta morale di criticare quanto fa il governo, ma anche la responsabilità di controproporre. Quando le opposizioni sono particolarmente capaci riescono addirittura a svolgere un’azione di pedagogia politica e culturale che non solo sconfiggerà quel governo, ma ne impedirà il ritorno sotto le stesse forme o simili. Poiché il compito delineato è oggettivamente piuttosto difficile, trovare opposizioni in grado di svolgerlo con successo è alquanto raro. Ancora più raro quando i commentatori e quel che rimane degli opinion leader non parlano parole di verità agli oppositori.
Nel contesto italiano è almeno trent’anni che troppi opinionisti, ma anche filosofi, scienziati, attori, comici collocati a sinistra hanno esagerato a individuare pericoli e rischi per la democrazia e a suggerire/consentire qualche strappo alle regole per farvi fronte.
Allarmismo e vittimismo non sono buoni consiglieri e accertatamente non servono a impostare nessuna operazione che miri a formulare una cultura politica all’altezza delle sfide attuali e del futuro che sta arrivando. Le esemplificazioni italiane di esagerazioni e errori sono numerose e mi limiterò a citare le più recenti.
Dal premierato al duello tv
Il cosiddetto premierato, nella versione in cui è stato presentato, è incompleto e irrisolto, squilibrato. Produrrà confusione e probabili controversie fra le istituzioni, ma non lo si può accusare di ogni nefandezza e di condurre inesorabilmente al crollo della democrazia italiana che, per fortuna, ha molta resilienza. Possibile che commentatori e politici continuino con declinante e non istruttiva credibilità a gradire “alla lupa, alla lupa!” (sì, qualche volta sono politicamente corretto) e niente più. In vista del referendum costituzionale, doveroso (la parola definitiva spetta al “popolo” italiano), non confermativo, ma oppositivo, mi pare preferibile argomentare che il premierato di Meloni è tanto inesistente quanto mal congegnato e proporre, non piccoli, banali, correttivi, ma vere riforme già note e altrove funzionanti.
Ma dove mai, quando mai, in che modo altrove nelle democrazie parlamentari multipartitiche si fanno duelli televisivi nel corso di campagne elettorali che per di più non riguardano le elezioni nazionali? Dobbiamo deplorare la molto opportuna decisione dell’Agcom che ha bloccato quello che, forse, sarebbe stato uno spettacolo, ma che difficilmente avrebbe contribuito a migliorare le conoscenze politiche degli italiani? È necessario alimentare la politica spettacolo e solleticare l’ego di alcuni fin troppo temprati conduttori tv (incidentalmente nessuna donna sarebbe all’altezza di cotanto evento)? Non è affatto necessario, anzi, potrebbe essere piuttosto controproducente.
Da ultimo, essere scelta come duellante con il capo del governo (maschile anche se “detta Giorgia”) significa l’investitura ufficiale di capo dell’opposizione per Elly Schlein? Non esiste nessun sistema politico multipartitico nel quale il ruolo di capo dell’opposizione deriva dalla scelta del conduttore di un dibattito televisivo. Le qualità che legittimano il riconoscimento di colui/colei che meglio guiderà l’opposizione sono essenzialmente due: il numero dei voti ottenuti e la capacità di costruire una coalizione alternativa al governo, coesa e propositiva.
Davvero qualcuno può credere e fare credere che come mancata duellante Schlein abbia già superato, e agli occhi di chi, l’esame di ammissione all’ardua professione di capo dell’opposizione? Ha bisogno di questo grande, peraltro, molto scivoloso favore? Non sarebbe preferibile per lei, per l’opposizione, per il sistema politico e, con una modica dose di retorica, per la democrazia italiana, che quel ruolo se lo conquistasse a suon di voti e di proposte “forti”, innovative, convincenti, traducibili in apprezzabili politiche pubbliche di stampo europeo? The answer, my friend, is blowin’ in the wind.*
*il 24 maggio sarà il compleanno di Bob Dylan, molto più che un oppositore.
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