Nel nord ovest la lista del conduttore tv è stata ricusata. In Avs Salis votata anche da Pap, che snobba il Prc. Anche Schlein e Conte punteranno al voto radicale
«Competizione a sinistra? No, nessuna competizione. Noi siamo la lista contro la guerra». Iniziamo bene: Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista e candidato della lista Pace Terra Dignità, quella di Michele Santoro, nega che i pacifisti sparsi nelle altre liste possano reppresentare il mondo pacifista.
Non solo ai candidati di Alleanza verdi sinistra, che in parlamento ha sempre votato no alle guerre; ma anche, per dire, all’attivista dei salvataggi in mare Cecilia Strada, che è anche figlia del fondatore di Emergency Gino Strada, icona del pacifismo (lei è capolista del Pd al Nord Ovest). Oppure a Marco Tarquinio, candidato Pd al Centro: uno che pure chiede che il Pd di «cambi idea» sull’invio di armi all’Ucraina.
Santoro c’è
Morale: se a destra la competizione fra il partito di Giorgia Meloni e Lega di Roberto Vannacci è già in pieno e sanguinoso svolgimento, a sinistra, e nella sinistra-sinistra, sta per arrivare il clima da fratelli coltelli. Fin qui Avs lasciava correre: in tanti erano convinti che Santoro non sarebbe riuscito a raccogliere le firme. E invece no: l’ha raggiunto. È vero che ieri l’ufficio elettorale circoscrizionale per l’Italia Nord-Occidentale ha ricusato alcuni moduli della Valle d’Aosta cavillando su un’autenticatrice che non avrebbe titolo ad autenticare. Ma il ricorso è già partito. E gli uomini-macchina di Santoro spiegano la signora in questione «è consigliera regionale in carica, quindi può autenticare in tutta la Regione». Correre da zoppi, ovvero senza una circoscrizione, sarebbe letale per chi lotta per il quorum. Ma Santoro è ottimista: «Noi le firme le abbiamo raccolte ovunque e in abbondanza, sono più di centomila. Ora ci troviamo di fronte a un percorso ad ostacoli fatto di timbri, controtimbri e pratiche burocratiche varie, frutto di una legge assurda fatta per scoraggiare la partecipazione democratica».
Si vedrà come va a finire. Resta che dal lato sinistro la sfida per le europee darà qualche gioia ai media della destra. Elly Schlein deve portare al suo partito il valore aggiunto dell’elettorato più radicale («L’abbiamo eletta per questo», spiega chi, nel Pd, l’ha sostenuta alle primarie). E tenera a bada la competizione con M5s, tutta basata su chi è più radicale: il Primo Maggio Giuseppe Conte ha firmato i referendum della Cgil, anche quello che cancella il Jobs act, che la segretaria non può firmare se non a patto di far rivoltare mezzo partito. Per questo ha chiamato candidati con il profilo giusto per l’operazione: non solo Strada e Tarquinio, ma anche l’ex sardina Jasmine Corallo, il cigiellino Ivan Pedretti ed Eleonora Evi, ex M5s, ex Europa Verde, ora in corsa fra i dem del Nord Ovest.
Salis votata anche da Pap
Ma se il Pd ha suonato le sue trombe, Avs ha risposto suonando le sue campane: cioè andandosi a cercare ex dem come l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino e Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo. E Massimiliano Smeriglio, movimentista, già europarlamentare indipendente del Pd (73mila preferenze) ed ex braccio destro di Nicola Zingaretti alla regione Lazio, e coordinatore della campagna per le primarie Piazza Grande (un’esperienza ormai esplosa: Smeriglio, appunto, sta con Avs, Zingaretti con il suo Pd, e un altro suo ex uomo di punta, l’ex assessore Alessio D’Amato, con Azione). In realtà il vero colpaccio, per il duo Bonelli-Fratoianni (che ieri era a Riace con un altro candidato eccellente, Mimmo Lucano, a lungo corteggiato da Santoro, inutilmente), è stato sfilare a Schlein la candidatura di Ilaria Salis, l’italiana detenuta a Budapest nelle carceri di Orbán.
Salis è un richiamo per il voto di opinione garantista e liberale, al di là della lista rossoverde. E la sua candidatura ha fatto anche un altro miracolo: gli irriducibili di Potere al popolo hanno annunciato che la voteranno. Con un manifesto agro-dolce: «Noi voteremo Ilaria Salis, anche se Avs non ci piace».
Un colpo basso per la lista di Santoro: da cui Pap si è tenuta alla larga, come il suo uomo di collegamento Luigi De Magistris, ma sul cui elettorato – non proprio di massa, ma per il quorum tutto fa brodo – il conduttore tv sperava. E dire che Pap ha sempre snobbato l’alleanza con Avs o M5s persino nei comuni. Ma ora les jeux sont faits: non resta che strapparsi l’un l’altro gli elettori. Ricapitola dunque Acerbo: «Il Pd ha una linea guerrafondaia» e se Tarquinio e Strada hanno accettato di correre lì «è un problema di Tarquinio e Cecilia». Quanto ai rossoverdi: «Hanno rifiutato proposta unitaria. Mi dispiace moltissimo. Li ho quasi supplicati per mesi. Hanno detto dall’inizio detto che preferivano rischiare di non eleggere ma mantenere il monopolio della rappresentanza a sinistra del Pd. L’altra ragione è che - pur avendo formalmente una posizione corretta - hanno problemi a mettere al centro sul serio la lotta contro la guerra. Per non dare fastidio al Pd e anche ai Verdi che in Germania sono diventati il partito più guerrafondaio. Comunque», giura, «la competizione non è tra noi. Ci sono milioni di elettrici e elettori a cui parlare».
© Riproduzione riservata