Venerdì Francesco torna agli Stati generali della natalità dove era stato, lo scorso anno, con la premier. Giovedì la contestazione alla ministra Roccella. Il rischio di strumentalizzazioni in vista delle europee
Anche papa Francesco è atteso, oggi, agli Stati generali della natalità. Evento promosso, fra gli altri, dal Forum delle associazioni familiari, che si tiene all’Auditorium in via della Conciliazione, a due passi da piazza San Pietro.
D’altro canto la presenza del pontefice non è un fatto inedito. Con quella odierna sarà la quarta volta che Bergoglio salirà sul palco della kermesse dedicata al tema della natalità o, se si preferisce, del crollo demografico che ha investito il nostro paese.
Se nel 2021 il papa è stato accolto sul palco dall’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo scorso anno ha fatto scalpore la presenza di Francesco accanto alla premier Giorgia Meloni, vestita anche lei di bianco.
La mossa di Francesco è sembrata in quel momento una sorta di sdoganamento concesso dalla Santa sede al governo della destra guidato, per la prima volta a partire dal Dopoguerra, da una leader della destra postmissina, che si rifaceva in Italia e a livello internazionale, ai partiti e agli esponenti del nazionalismo populista, da Donald Trump a Viktor Orbán.
Fra l’altro, da quel momento è nato un rapporto fra Santa sede e Palazzo Chigi che avrà un secondo importante momento nella partecipazione del papa al prossimo G7, in programma in Puglia dal 13 al 15 giugno sotto la presidenza di turno dell’Italia, proprio su invito di Meloni (il vertice si terrà a poca distanza dal voto europeo dell’8 e 9 giugno).
Il caso Roccella
Francesco torna sul palco degli Stati generali della natalità senza doverlo condividere con un presidente del Consiglio, ma nel pieno di una campagna elettorale per il parlamento di Strasburgo che potrebbe avere conseguenze importanti sugli assetti politici del vecchio continente, e quindi sugli scenari internazionali.
Ad accogliere Bergoglio ci sarà il presidente dell’evento, Gigi De Palo, già capo del Forum delle associazioni familiari e oggi alla guida della Fondazione per la natalità che, nella prima giornata del meeting, ha dovuto gestire il difficile momento della contestazione della ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, da parte di un gruppo di studenti.
Anche perché il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha raccontato una studentessa, «ha mandato una circolare a tutti gli studenti per invitarli a partecipare a un convegno del genere. Noi contestiamo in generale il convegno che ha una linea indirizzata a far pensare alle donne che il loro unico obiettivo nella vita è fare figli, a rendere l’aborto impossibile e a mettere i Pro Vita nei consultori».
A questo punto sarà importante capire come interverrà Francesco. Se è scontata l’attenzione della Santa sede sul tema della denatalità – sollevato più volte dallo stesso pontefice – e quindi sulle politiche in favore della famiglia, molto dipenderà dagli accenti e dalle parole che sceglierà di usare.
L’aiuto dei migranti
Il pontefice, solo lo scorso mercoledì, nel corso di un incontro in Vaticano con un gruppo di giovani imprenditori e lavoratori, parlando dei migranti, aveva affermato: «Queste persone, anche a causa di pregiudizi e di una informazione imprecisa o ideologica, sono spesso viste come un problema e un aggravio per i costi di una nazione, mentre essi in realtà, lavorando, contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del paese che li accoglie e di quello da cui provengono. E su questo vorrei sottolineare la poca natalità.
Questi paesi ricchi non fanno figli: tutti hanno un cagnolino, un gatto, tutti, ma non fanno figli. La denatalità è un problema, e la migrazione viene ad aiutare la crisi che provoca la denatalità. Questo è un problema molto grave. Tuttavia, molti migranti e lavoratori vulnerabili non sono ancora pienamente integrati nella pienezza dei diritti, sono cittadini “di seconda”, restando esclusi dall’accesso ai servizi sanitari, alle cure, all’assistenza, ai piani di protezione finanziaria e ai servizi psicosociali».
Un approccio che cozzerebbe con la propaganda diffusa a piene mani dall’attuale esecutivo. Molto insomma dipenderà dalle modalità d’intervento che sceglierà Francesco. Da parte sua De Palo aveva sottolineato nei giorni scorsi, parlando al Sir, l’agenzia della Cei, l’urgenza di procedere a una riforma fiscale radicale: «Prima di dare asili nido, congedi parentali, fai le fondamenta: fai pagare meno tasse a coloro che hanno figli perché il tempo, le energie, le risorse anche economiche che stanno investendo per i figli sono un valore aggiunto per la collettività, perché i loro figli pagheranno la pensione non solo ai propri genitori, ma anche a chi i figli non li ha potuti o voluti avere. Ed è giusto così in un paese che fa della solidarietà il centro. La gente non capisce che la riforma fiscale non è rivolta solo a chi i figli già ce li ha, ma dà una mentalità anche ai giovani perché fa capire dove investe lo stato».
Giorgetti chiude
Non va dimenticato in questo quadro che, dopo il papa, chiuderà la parte istituzionale del convegno il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Leghista e cattolico, tendenza Opus Dei. Non si sfugge insomma alla sensazione che l’evento, pur non volendo avere un’unica connotazione, abbia costituto, per i diversi ministri che si sono alternati sul palco, un’occasione di propaganda elettorale.
È lecito chiedersi allora: cosa ci fa il papa in un simile contesto? Probabilmente la Santa sede sta cercando una propria strada per riportare al centro di un dibattito pubblico particolarmente asfittico un cattolicesimo che prova a ritrovare la parola, a cominciare da temi classici come la famiglia, declinato nei suoi vari aspetti, da quelli sociali a quelli etici, cercando di non farsi strumentalizzare troppo.
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