Il direttore generale dell’Isab Eugene Maniakhine ha detto al Sole 24 ore che la cessione potrebbe arrivare entro l’anno e critica il decreto sul commissariamento del governo Meloni che prevede la collaborazione dell’Eni. Nel pomeriggio incontro azienda sindacati
Il 5 dicembre, lo stesso giorno in cui non può più entrare in Unione europea una goccia di petrolio russo, la compagnia con sede a Mosca Lukoil ha annunciato la decisione di vendere la raffineria di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa.
Il direttore generale dell’Isab-Lukoil, Eugene Maniakhine ha detto al Sole 24 Ore che la la compagnia ha intenzione di vendere entro l’anno l’impianto: «In effetti – ha risposto - stiamo negoziando la vendita. Gli accordi possono essere raggiunti il prima possibile. Non posso parlare dei dettagli finché non saranno formalizzati. Nella situazione attuale, teniamo conto degli interessi di tutte le parti: il governo italiano e i consumatori italiani».
Il commissariamento
Nelle scorse settimane anche ai tavoli del governo la raffineria ha sostenuto di non potersi approvvigionare di greggio non russo per colpa della guerra. L’Isab infatti è di proprietà della società svizzera Litasco, posseduta da Lukoil, e nonostante non fosse soggetta a sanzioni, secondo quanto riferito dalla raffineria, si è trovata nell’impossibilità di aprire linee di credito che le permettessero di approvvigionarsi di petrolio non russo a causa della mancanza di disponibilità da parte della banche.
Durante il Consiglio dei ministri di giovedì sera l’esecutivo ha varato un decreto legge che permette al governo in caso di emergenza di commissariare l’impianto, avvalendosi anche di una società a controllo statale che opera nello stesso settore per la gestione. Il ministro Adolfo Urso ha confermato che si tratta dell’Eni e che gli Stati uniti appoggiano l’operazione: «Con il nostro decreto legge il governo si assume la responsabilità di realizzare una amministrazione straordinaria temporanea avvalendosi anche di una società petrolifera che opera nel settore, che potrebbe essere l’Eni, e questo darà garanzia di continuità produttiva». Nel contempo «stamattina (cioè domenica) ho ricevuto dall’autorità americana Olafla garanzia che le banche che finanzieranno le operazioni ponte non siano sottoponibili a sanzioni americane».
La risposta Lukoil
In questo contesto, in un primo comunicato di venerdì la raffineria ha rassicurato sulla continuità delle operazioni e riferito che, adesso che parte l’embargo, ci sarebbe la possibilità anche di carichi non russi. Finora non ne è stata specificata la provenienza, ma secondo Maniakhine dovrebbero arrivare tra dicembre e gennaio.
Intanto si lavora alla vendita: «Come ho detto siamo in discussione e se c'è la discussione significa che c'è l'idea di vendere. Noi pensiamo che l'accordo per la vendita può essere concluso in beve tempo. Probabilmente entro quest’anno».
Tuttavia Isab non vede di buon occhio l’intervento dello stato, e critica l’amministrazione fiduciaria: «Se questa opzione venisse esercitata indipendentemente dalla sussistenza delle condizioni di rischio di cui sopra noi non la riteniamo né giusta né utile. Come io ho detto l'impianto è pronto a operare e noi possiamo garantire la prosecuzione in modo efficace ed efficiente». E non solo, potrebbe essere addirittura un ostacolo: «La gestione di una raffineria per noi non fa parte della competenza dello stato. Tale decisione potrebbe contribuire alla chiusura dell'impianto e creare ostacoli per la vendita al nuovo proprietario. Per questo ci auguriamo che il governo italiano conduca un'analisi completa prima di prendere decisioni così importanti».
Maniakhine rassicura sulla gestione della vendita: «In caso di vendita dell’impianto, ci assicureremo che venga trasferito correttamente a un nuovo proprietario, evitando così qualsiasi impatto negativo sui dipendenti». Nel pomeriggio si è svolto un incontro con i rappresentanti sindacali, dove non sono stati aggiunti ulteriori dettagli.
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