La segretaria: bene il pluralismo, no a voci troppo discordanti. Lunedì in direzione parleranno tutti i big del partito. Via alla mobilitazione su temi concreti: da scuola a sanità
Va bene «il pluralismo» nel Pd, ma «dobbiamo evitare la cacofonia» delle voci interne. È uno dei concetti che sono rimbalzati ieri nella riunione fiume della segreteria Pd, quasi cinque ore di confronto, convocata da Elly Schlein alla vigilia della direzione di lunedì prossimo, passaggio delicato a cui la deputata vuole arrivare preparata al meglio. Il clima del confronto è tranquillo, almeno secondo quello che filtra, la segreteria è stata «unitaria ma anche unita e propositiva sul rilancio dell’azione politica del partito».
Un clima sul quale Schlein punta molto, dopo le turbolenze degli ultimi giorni. In particolare, per sminare un confronto che si annunciava con qualche passaggio ruvido. Nessuno prepara un processo alla leader, viene assicurato dalla minoranza. Eppur nelle ore scorse è circolata la notizia della riorganizzazione della corrente di Stefano Bonaccini. E in più la voce che tutti i «big» del partito lunedì prossimo prenderanno la parola.
Ma forse quest’ultima è una indiscrezione messa in circolo per assicurarsi che la segretaria prendesse sul serio l’appuntamento, senza minimizzare i dissensi sul “declassamento” di Piero De Luca nell’ufficio di presidenza della Camera (da vicecapogruppo a segretario) e sulle parole disarmiste del nuovo vicecapogruppo Paolo Ciani, indipendente, segretario di Demos, il partito nato da una costola della comunità Sant’Egidio, vicina al presidente della Cei Matteo Zuppi.
Il messaggio deve essere arrivato. Infatti dal Nazareno viene promesso che l’obiettivo è «riannodare i fili del partito». Sottolineatura che, in qualche modo, accetta la tesi della minoranza: che questi fili fin qui sono rimasti allentati. Schlein deve aver percepito anche qualche preoccupazione da parte dei big che l’hanno sostenuta, al di là delle parole pubbliche. C’è chi la invita a spingere di più sull’agenda d’opposizione. E forse per questo ieri ha annunciato una mobilitazione nei territori sui «temi concreti», lavoro, clima, scuola, sanità e Pnrr.
Dunque, se anche nessuno al Nazareno ha parlato della necessità di una «ripartenza», resta che qualcosa vada raddrizzato nella comunicazione della segretaria è l’opinione che circola anche fra i suoi più stretti collaboratori che hanno contato oltre venti giorni consecutivi di «stampa negativa». E di accuse di assenza dalla scena politica.
Schlein rimedia subito replicando alla premier Giorgia Meloni la prende in giro dal Forum in Masseria a Manduria (Taranto), l’evento organizzato da Bruno Vespa in cui è convocato mezzo governo, ma anche il presidente della Regione Michele Emiliano e il leader dei Cinque stelle Giuseppe Conte (anche lei era invitata ma ha ringraziato e preferito essere alla festa di Repubblica, a Bologna). «Se vogliono continuare ad andare dritti sulla strada che li ha già portati a sbattere, io posso essere contenta», dice la premier.
La risposta: «Si preoccupi del paese, prima che ci porti a sbattere. Noi siamo preoccupati dei salari troppo bassi e i tagli alla sanità, perché lei governa da otto mesi e non spende i miliardi del Pnrr, aumenta la precarietà e smantella i diritti».
Oggi intanto la copertura mediatica è assicurata, le polemiche anche. Sfilerà nella parata del Roma Pride che parte nel pomeriggio da piazza della Repubblica. Con lei una delegazione Pd: Marco Furfaro, Alessandro Zan, Cecilia D’Elia, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Marta Bonafoni e Sandro Ruotolo.
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