- «Il renzismo non è il tema etico del nostro congresso. Lo dico con affetto a Elly Schlein, Renzi ha commesso errori ma è stato anche il segretario del Pd».
- «L’idea di Veltroni è ancora valida. Loro mozione teorizza, da ultimo lo ha fatto Franceschini, che un partito del 15 per cento deve scegliere a quali mondi parlare, dunque teorizza un partito minoritario. Dall’altro ci siamo noi: diciamo che l’Italia ha bisogno di un partito capace di parlare a tutti gli italiani».
- «Con noi i governatori del Sud ma anche i giovani amministratori. Sull’autonomia regionale Bonaccini ha chiarito la sua posizione. La sfida dell’autonomia può e deve essere raccolta anche nel Sud, ma la bozza Calderoli è inaccettabile, non sarà mai approvata».
Quarantenne, oggi vicepresidente dell’europarlamento, da ragazzina è stata allieva di De Mita. Pina Picierno è stata molto corteggiata da Elly Schlein ma alla fine ha accettato di fare la corsa da vice di Stefano Bonaccini rompendo con il suo capocorrente Dario Franceschini. Intransigente sostenitrice di Zelensky, avverte la collega candidata: questo non è il congresso delle abiure
Matteo Renzi dice che il Pd ha l’ossessione dell’antirenzismo, e che quando non sapete cosa dire attaccate lui. L’antirenzismo è nella Carta dei valori del “nuovo Pd”?
Intanto anche Renzi non perde l’occasione di attaccare il Pd invece di fare opposizione a Giorgia Meloni. Ma comunque no, il renzismo non è il tema etico del nostro congresso. Lo dico con affetto a Elly Schlein, che ha presentato la sua candidatura facendo un ragionamento sulla negazione di quindici anni di storia del Pd. A lei ricordo che Renzi è stato anche il segretario del Pd. Poi ha commesso errori, che gli abbiamo contestato in molti, però questo congresso non può diventare il congresso delle abiure. Soprattutto perché non interessa agli italiani. Serve un congresso che si concentri sulle cose che dobbiamo fare. C’è un mondo, anche fuori dal Pd, che ha bisogno di ritrovarsi per fare opposizione al governo della destra che sta dimostrando tutta la sua incapacità e la sua foga di prendersela con gli ultimi. Lasciamo stare il passato e i battibecchi fra noi, e concentriamoci sull’opposizione. Lo dico al Pd, e naturalmente anche a Renzi e a Maria Elena Boschi.
Renzi e Calenda hanno promesso di unirsi in un partito liberale e riformista per le prossime. Non avete paura che vi prendano un pezzo del vostro elettorato?
No. Le ragioni della nascita del Pd non solo non sono venute meno oggi, ma anzi si sono moltiplicate. Rispetto a quindici anni fa in Italia sono aumentate in Italia le diseguaglianze e le fasce di marginalità, e le differenze fra nord e sud. C’è bisogno di un partito capace di parlare a tutto il paese. Questa è una delle differenze di fondo fra la mozione Schlein e la mozione Bonaccini: da un lato c’è chi teorizza, da ultimo lo ha fatto Dario Franceschini, che un partito del 15 per cento deve scegliere a quali mondi parlare, dunque teorizza un partito minoritario. Dall’altro ci siamo noi: diciamo che l’Italia ha bisogno di un partito capace di parlare a tutti gli italiani. Un partito che non perde sette mesi a parlare di regole, roba surreale, ma ritrova il suo orgoglio.
Riproponete il “ma anche” di Walter Veltroni?
Questa è una caricatura. L’impostazione voluta e incarnata da Veltroni è ancora attualissima. Del resto il congresso costituente serve a questo, cioè a rimettere in connessione il Pd non con un pezzo di paese, ma con tutto il paese. Smarrire questa vocazione, questo significa “maggioritaria”, significa smarrire il Pd. La prova è che dal Pd sono nate molte "costole", a sinistra e a destra, ma nessuna è stata in grado di incarnare una comunità politica. Abbiamo fatto tanti errori, non è andato tutto bene. Ma dire, come fa Elly, che è andato tutto male, significa cancellare quindici anni di storia, di qualche sconfitta a anche tante vittorie e tanta passione.
Qual è il principale errore del Pd?
Il più grave? Non siamo stati più un partito popolare. Cosa che invece il primo Pd era, era un partito in connessione con il paese.
A proposito di questo. Dall’inizio della guerra d’invasione russa, la maggioranza degli italiani non è stata molto preoccupata della sorte degli aggrediti, ma piuttosto per l’aumento delle bollette. Il Pd invece si è schierato con l’Ucraina e a favore dell’invio di armi a Kiev. Oggi questa convinzione si è affievolita?
No. Il Pd, con Enrico Letta segretario, ha fatto quello che deve fare un partito di sinistra. Anzi, quello che ha fatto tutto il mondo libero di fronte all’aggressione unilaterale e criminale di Putin. Oggi nel Pd non è cambiato niente. Poi, certo, il prezzo della guerra non possono pagarlo i cittadini. Ed è vero l’Europa si è mossa in ritardo sulla crisi energetica. Ma è anche questo un campo di battaglia di Putin, e lo utilizza per fiaccare il sostegno dell’opinione pubblica al governo di Kiev. I media sottolineano troppo poco la grande solidarietà e le tante mobilitazioni degli italiani al popolo ucraino.
Si sono riempite le piazze per la pace, e lì in molti dicevano no all’invio delle armi a Kiev. E no al riarmo. Il Pd è stato in quelle piazze.
Siamo tutti per la pace. La chiediamo tutti. Ma la pace non può non passare per il pieno coinvolgimento del legittimo governo ucraino. Sosterremo fino alla fine il popolo ucraino, anche con le armi, che servono a difendersi dall’invasore russo.
Dopo il caso Qatar, la presidente del parlamento europeo Metsola ha presentato una serie di misure anticorruzione. Basteranno? E i socialisti europei, Pd in testa, come hanno fatto a farsi passare sotto il naso valige di dollari senza accorgersi di nulla?
Questa è un’altra caricatura. Se qualcuno di noi avesse avuto solo il sentore di quello che stava succedendo, l’avremmo denunciato. Ma è importante dire che quel tentativo di corruzione non è riuscito, e che il parlamento europeo si è dimostrato una istituzione solida, nonostante alcuni delinquenti, e li chiamo così perché in caso di flagranza non c’è molto da girarci intorno. Nella commissione che si occupa delle ingerenze straniere, la commissione Inge, è il Pd, con Pierfrancesco Majorino, che ha presentato un emendamento sul Qatar.
Lei è la quota rosa di Bonaccini?
Io sono in tandem con Stefano, e tandem significa che dobbiamo pedalare per riportare il Pd fra la gente. Pedaliamo insieme. Sono una femminista convinta, e la presenza delle donne nel Pd per me non significa solo distribuzione paritaria dei ruoli. Un partito femminista è un partito che assume il punto di vista delle donne nelle cose di tutti i giorni per la costruzione di un paese migliore. Mi assumo l’impegno di rendere il Pd un partito autenticamente riformista, c’è tanto lavoro da fare in un Pd che fin qui non è stato un partito femminista. Le donne sono le protagoniste di tutte le rivoluzioni di questi anni, pensa all’Iran, all’Afghanistan. Se le donne non sono libere, anche libere di non essere aggredite dai propri ex compagni, non sono liberi i paesi.
Lei è una donna del Sud. Che tipo di rinnovamento può proporre Bonaccini che imbarca nelle sue file i potentati di De Luca e Emiliano?
La proposta politica di Stefano è inclusiva ed accogliente verso mondi diversi. Ci sono i governatori del Sud che lavorano per il nostro Mezzogiorno ma anche molti giovani quarantenni, penso a Nicola Irto che è il più giovane senatore del Pd; o anche ventenni, di quelli che tengono aperti i circoli. Il comune denominatore per tutti noi è ripartire dai territori.
Sull’autonomia regionale Bonaccini ha dovuto fare marcia indietro rispetto alla sua disponibilità a discuterne con la Lega?
No, ha chiarito meglio la sua posizione. Il dibattito è stato ricco, ed è ancora in corso, lo stiamo facendo insieme attraversando in lungo e largo il Mezzogiorno. La sfida dell’autonomia può e deve essere raccolta anche nel Sud, il tema è che non può prescindere dai livelli essenziali di prestazione. Per questo la bozza Calderoli è irricevibile: amplifica i divari che già esistono fra Nord e Sud e ritorna maldestramente agli slogan della Lega della prima ora. Si metta l’anima in pace, non passerà mai. Ma ragionare su come aumentare le competenze dei comuni è sacrosanto. Segnando bene il perimetro di queste competenze.
C’è un punto regolamentare che rischia di farvi perdere per strada Art.1: la nuova carta dei valori verrà approvata dall’assemblea uscente del Pd o dalla prossima?
Faccio mio il ragionamento che Stefano Ceccanti ha fatto su Domani. In molti abbiamo preso un impegno di evitare dibattiti lunari sui nostri valori, ed è meglio che comunque l’ultima parola sia data dalla nuova assemblea che sarà eletta dalle primarie.
E se con Bonaccini segretario chi si è riavvicinato al Pd sperando nella svolta di sinistra di Elly Schlein resterà deluso e si disimpegnerà?
Ci sono tanti esponenti della sinistra che sostengono convintamente Stefano, da Brando Benifei a Matteo Orfini. E comunque Schlein è una donna di valore e talento. Ora si confrontano due proposte politiche diverse, ma abbiamo bisogno di lei e di tutti i suoi sostenitori e le sue sostenitrici.
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