Il deputato: «Il Pd è contro i cacicchi? Il termine è abusato per logiche interne e di bottega. Non si confonda l’illegalità con il consenso sano e la capacità di empatia con l’opinione pubblica»
Piero De Luca (deputato Pd, coordinatore dell’area Energia popolare con Simona Malpezzi, ndr), il 2 giugno il Pd farà una manifestazione contro le riforme della destra. La festa della Repubblica non andrebbe tenuta al riparo dalle zuffe politiche?
Difendere i principi fondanti della Costituzione le cui basi sono state poste dal referendum proprio il 2 giugno 1946, è un dovere politico e civico. È una data simbolica, festeggeremo la Repubblica e denunceremo lo scambio politico sulla pelle degli italiani con riforme pericolose per l'unità e la coesione nazionale.
Piazza a parte, come pensate di fermare l’autonomia differenziata?
Ormai anche i governatori del Sud della destra sono in imbarazzo. Dobbiamo alzare le barricate in parlamento e nel paese. Spiegando che sarà l’Armageddon per l’Italia unita, una secessione che spaccherà il paese e creerà cittadini di serie A e di serie B in settori decisivi come scuola, sanità, politiche sociali.
Peraltro il sovraccarico sanitario determinato dall'indebolimento del Sud, si ripercuoterà anche sul Nord. E renderà meno competitivo il Paese, frammentato in tanti staterelli con normative frantumate in settori che invece hanno bisogno di norme non nazionali ma europee, dall'energia, alle infrastrutture, alle reti delle telecomunicazioni. L’Italia sarà meno competitiva.
Meloni punta al referendum sul premierato: riuscirete a mettere insieme un fronte ampio sul No?
Sì, se riusciremo a raccontare bene i rischi a cui andiamo incontro. Meloni usa slogan ingannevoli. Il premierato non dà più potere agli elettori, concentra il potere in un’unica figura, un fatto pericoloso e abnorme se si aggiunge che il premier, da segretario di partito, nomina i parlamentari con liste bloccate, da superare invece.
Altera gli equilibri istituzionali, indebolisce gravemente il ruolo del presidente della Repubblica, riduce il parlamento a notaio. Crea una deriva illiberale. Le intenzioni sono chiare, basta vedere quanto accaduto nel decreto Pnrr dove hanno inserito la norma per le associazioni antiabortiste nei consultori. Atteggiamenti retrogradi: l’aborto è un diritto e una libertà da salvaguardare.
In Puglia, Liguria, Sicilia e Piemonte affiorano scambi fra consenso e affari, una questione trasversale fra schieramenti: come si ferma un fenomeno così ampio?
Con il massimo rigore e la massima trasparenza. Ma le situazioni sono diverse. In Puglia in particolare ci sono indagini su questioni specifiche e circoscritte, ma le amministrazioni di Emiliano e Decaro sono sane e hanno da sempre combattuto la criminalità.
Eppure dopo le inchieste pugliesi, Schlein ha chiesto una rigenerazione nella giunta: quando arriverà?
Emiliano ha già dato segnali importanti. La riorganizzazione della giunta, e il rilancio dell’attenzione alla trasparenza amministrativa. Come è emerso con nettezza in Commissione Antimafia, nonostante la vergognosa strumentalizzazione politica della destra, è stato baluardo della lotta alla criminalità organizzata negli anni. La sua storia e il suo impegno parlano chiaro.
Resta, nel Pd, il problema dei “cacicchi”?
Il termine è stato abusato politicamente per logiche di bottega interne. Ma svia dal tema. La soglia dell’attenzione alla legalità deve essere altissima. Ma attenzione a non confondere trasformismi e comportamenti illegali, da combattere con nettezza, con l’impegno quotidiano e il sacrificio costante dei nostri militanti e degli amministratori locali. Il consenso, quello sano, che deriva dalla capacità di empatia con l’opinione pubblica, e di migliorare la vita concreta delle persone, è il cuore della democrazia. Altrimenti si rischia di contestare le primarie stesse, e l’impegno che mettiamo per vincere le elezioni.
Pensa alla Campania di Vincenzo De Luca, suo padre?
Certo, ma anche all’intero paese.
Pensa anche alla battaglia delle preferenze sulle europee?
In Europa il governo finora ha fatto solo figuracce clamorose. Meloni ha negoziato un patto di stabilità al ribasso, penalizzante per l'Italia. Sull’immigrazione ha peggiorato la situazione: l'accordo con l’Albania non tocca il regolamento di Dublino né crea canali di ingresso legali, che era l'obiettivo da perseguire.
Sui balneari continua a prendere in giro tutti, creando un'incertezza pericolosissima. L’Europa è la nostra casa comune. Va rafforzata recuperando lo spirito di Ventotene. Abbiamo bisogno di più integrazione europea su politiche sociali, sanità, lavoro, sviluppo sostenibile. E sulla difesa comune.
Un tema su cui il Pd non è compatto.
Il Pd sostiene con forza, da un punto di vista umanitario, economico e anche militare l’Ucraina, che non vuol dire rinunciare a un maggiore sforzo diplomatico per la pace.
Ma su questo la futura delegazione a Bruxelles avrà voci in dissenso.
La segretaria ha chiarito che la linea del Pd resta la stessa, senza pattinamenti. Se si affianca a questo uno sforzo diplomatico maggiore, va benissimo. Se non difendessimo l'Ucraina, però, rischieremmo di non aver alcun tipo di pace, ma di arrenderci alle frontiere disegnate dai carri armati russi e sarebbe in pericolo anche la nostra democrazia.
Firmerà il referendum sul Jobs Act?
L’obiettivo di rendere meno precario e più sicuro il lavoro è condivisibile. Mi sembra inefficace lo strumento del referendum: divide la nostra comunità sul passato, e in concreto rischia di far tornare a tutele anche minori in caso di licenziamenti illegittimi. Lo dico col massimo rispetto.
Non firmerò. La segretaria, correttamente, non ha impegnato il Pd, consapevole che ci sono sensibilità differenti. Concentriamoci sul futuro, su proposte legislative sul salario minimo, sulla lotta ai tirocini gratuiti, sulla sicurezza sul lavoro. E sulle misure per stimolarlo: al Sud abbiamo una disoccupazione allarmante.
Conte vi scavalcherà a sinistra?
Non è una rincorsa a sinistra. Il Pd ragiona sul merito. Il M5s invece si muove sulla base di uno spirito competitivo.
Dalla linea Minniti al Jobs Act, il Pd di Schlein si rifonda rimangiandosi il Pd precedente?
Non ci sono totem, ci sono scelte politiche assunte in determinati contesti. Se quei contesti cambiano, è giusto ridiscutere alcune scelte. Ma non per rimangiare la nostra storia, piuttosto con lo spirito e l’obiettivo di affrontare le criticità politiche attuali, e cercare anche nuove risposte se necessario.
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