- Maurizio Arrivabene, che si è appena dimesso da amministratore delegato, il 5 agosto 2021 dice a Cherubini che «sappiamo benissimo cosa dobbiamo ancora all’Atalanta». Che cosa?
- I pm si sono convinti che le condizioni vantaggiose del prestito di Demiral siano una parziale contropartita per l’affare Christian Romero dell’anno prima.
- La campagna acquisti di due squadre in teoria concorrenti nella parte alta della classifica è in realtà mossa da un’unica regia, con addirittura un orizzonte pluriennale, e con le esigenze di bilancio della Juventus a dettare la linea.
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November 13, 2022, Bergamo, United Kingdom: Bergamo, Italy, 13th November 2022. Ademola Lookman of Atalanta celebrates with team mates after scoring a first half penalty to give the side a 1-0 lead during the Serie A match at Gewiss Stadium, Bergamo. (Credit Image: © Jonathan Moscrop/CSM via ZUMA Press Wire) (Cal Sport Media via AP Images)
Se l’inchiesta sui bilanci della Juventus dovesse innescare un effetto domino in tutta la Serie A, la prima tessera a essere toccata sarebbe l’Atalanta. Perché quelle che secondo i pm di Torino sono plusvalenze truccate, operazioni “a specchio”, con una controparte che è coinvolta e beneficiaria di uno schema che muove milioni di euro soltanto virtuali ma che nei bilanci sembrano reali.
Le conseguenze sono rilevanti, nel senso che la condizione dei conti presentata al mercato, agli azionisti e ai creditori è molto migliore di quella reale.
Lo riassume in una frase intercettata lo stesso Maurizio Arrivabene, ex ad della Juventus dimissionario in seguito all’inchiesta: il 19 ottobre 2021 dice che «fatti i conti della serva noi [la Juventus, ndr] dovevamo fare, per star tranquilli, un aumento di capitale di 650 milioni, non di 400». Una bella differenza.
Le plusvalenze “artificiali”, come risultano indicate nel “libro nero FP” (cioè Fabio Paratici, l’ex capo dell’area sportiva) richiedono alleanze solide quanto non dichiarate con altri club della serie A che, quindi, risulta tutta contaminata dallo scandalo Juventus.
I pm, per esempio, si sono convinti che ci siano dei rapporti occulti tra Juventus e Atalanta che influenzano il calciomercato, rapporti che però non sono dichiarati e formalizzati.
Federico Cherubini, dirigente della Juventus, lo dice perfino a un giornalista di Sky, a margine di una intervista, il 5 agosto 2021: «L’Atalanta con noi ha fatto tante cose, ci ha comprato dei giocatori».
Coprire cose vecchie
Tra le operazioni che indicherebbero questi rapporti occulti c’è il prestito del difensore Merih Demiral. Molte squadre erano interessate, tipo il Borussia Dortmund, ma nel 2021 la Juventus sceglie proprio l’Atalanta: «Ci serve per coprire cose vecchie», dice il dirigente dell’area football Marco Ottolini in una telefonata intercettata con Giovanni Manna, responsabile della Juventus Under 23, il 2 agosto 2021. Quali cose vecchie?
Non si tratta di chiacchiere tra specialisti del mercato, ma di una consapevolezza condivisa a tutti i livelli della Juventus. Maurizio Arrivabene, allora amministratore delegato, il 5 agosto 2021 dice a Cherubini che «sappiamo benissimo cosa dobbiamo ancora all’Atalanta». Che cosa?
I pm si sono convinti che le condizioni vantaggiose del prestito di Demiral siano una parziale contropartita per l’affare Christian Romero dell’anno prima.
La Juventus, registra il sito Transfermarkt, prende Romero dal Genoa alla Juventus per 31,5 milioni nel 2019, ma il giocatore resta in prestito al Genoa, poi la Juventus lo presta all’Atalanta nel 2020, glielo vende per 16 milioni nel 2021, l’Atlanta lo presta al Tottenham con opzione per l’acquisto e poi glielo vende nel 2022 per la cifra notevole di 50 milioni.
Nel 2021 Fabio Paratici, l’uomo a capo delle operazioni di mercato della Juventus, è diventato direttore generale proprio del Tottenham allenato da Antonio Conte.
Nel luglio 2021 Paratici è già al Tottenham ma viene intercettato mentre parla con l’amministratore delegato dell’Atlanta Luca Percassi dell’operazione Romero non tanto come controparte, ma come colui che ne conosce tutti i dettagli nella triangolazione Juventus-Atlanta-Tottenham.
«Nel corso della conversazione Paratici, pur agendo in nome della controparte londinese, afferma che tale cifra è elevata rispetto al valore del calciatore e, per tale motivo, sollecita la definizione dell’accordo di fatto molto conveniente per l’Atalanta in quanto “c’hai un giocatore che paghi 16 milioni e dopo un giorno lo rivendi a 50».
Paratici quali interessi sta tutelando, quelli del suo Tottenham? Quelli della controparte bergamasca? O quelli della Juventus che è a monte della filiera di operazioni su Romero?
I soldi di Percassi
Pecassi è consapevole del beneficio, ma è preoccupato, «mi espongo per tantissimi soldi», vuole qualcosa in cambio, cioè il prestito di Merih Demiral, e delle rassicurazioni direttamente da Andrea Agnelli.
Percassi è molto cauto perché, sembra di capire dalle intercettazioni, i rapporti tra società dichiarati nei bilanci e alla Lega calcio non sono gli unici, e neppure quelli più vincolanti. «Io domani vado da Andrea, dico Andrea scusami, eh, qui non è che le cose si interpretano.. vuoi sti accordi si o no?»
E, a proposito di Romero, «son qui a dirti che sono pronto a pagarti un giocatore, eh, ti chiederei però di non far finta che non esistano altri impegni sennò (…) sennò rinviamo tutto all’infinito». Perché a lui, all’Atalanta, «16 milioni mi cambiano il mio budget, non è che ho una disponibilità infinita».
Per questo serve Demiral, dice Percassi, perché «mi sconta il prestito dai miei crediti, se mi dà Demiral in prestito questo mi permette di fare l’operazione perché vuol dire vendere Romero e avere il sostituto a zero».
Tutta l’operazione Romero è strana e mossa da logiche che paiono poco deducibili soltanto dai bilanci. Dice Paratici a Percassi, sempre il 30 luglio 2021: «Mentre l’anno scorso c’era da ritrovare i soldi, ok?, c’era da trovarli e ritrovarli, ok? Quindi bisognava vendere Romero anche se non era al prezzo giusto, vendere, quindi anche autofinanziarsi di sé (…) adesso è arrivato a un punto che han detto sai cos’è? (…) bisogna ripartire da zero».
Nell’anno in cui bisognava vendere per forza, nel 2020, Romero va in prestito all’Atalanta per 2,3 milioni, nel 2021 invece viene ceduto al Tottenham con una opzione che poi verrà esercitata l’anno successivo, con i famosi 50 milioni.
Anche se l’Atalanta sembra averci guadagnato, la Juventus si sente in debito e quindi nasce l’operazione Demiral: 2,5 milioni per il prestito, 20 milioni per il riscatto, 2,5 milioni di bonus e 10 per cento in caso di futura rivendita.
«Stiamo trattando Demiral in prestito con diritto con diverse società a una cifra dai 30-35 milioni, se viene l’Atalanta dobbiamo farlo a dei numeri diversi che permettano in qualche modo di far sì che loro possano vendere Romero, magari perderemo qualche milione potenziale di riscatto però risolvi qualcosa», dice Cherubini a Paratici il primo agosto 2021.
Le ispezioni della Consob, lascia intendere Agnelli a Percassi dell’Atalanta in un’altra telefonata, hanno molto limitato le opzioni per la Juventus: l’autorità che vigila sulle società quotate monitora i dettagli dei bilanci, e Agnelli vuole usare l’operazione Demiral per «mettere a posto – consapevole di quello che abbiamo – le varie situazioni».
«Il bilancio falso»
In una nota della richiesta di rinvio a giudizio dei pm c’è la valutazione complessiva dell’operazione Romero che «presenta profili di opacità», dovuti all’uso delle plusvalenze.
Nel 2021, quando l’Atalanta cede formalmente soltanto in prestito il difensore al Tottenham di Paratici con quello che è chiaramente soltanto il primo passo di una cessione definitiva già deliberata «ha interesse a non registrare interamente la plusvalenze nell’esercizio in esame, al fine di evitare l tassazione; da qui l’esigenza di far apparire l’operazione come una cessione in prestito con diritto di acquisto a favore del Tottenham (e, quindi, incerta e non oggetto di obbligo di registrazione nell’esercizio 2021) invece che con obbligo».
Un piccolo rischio che il Tottenham non eserciti il diritto di riscatto però c’è, e sarebbe un disastro per l’Atalanta di Percassi che ha versato 16 milioni di euro alla Juventus per comprare il giocatore, una cifra significativa.
I pm ipotizzano che ci sia una «lettera di fianco» da «tenere nel cassetto» che garantirebbe all’Atalanta i 50 milioni dal Tottenham che «ove utilizzata per pretendere l’adempimento farebbe emergere il falso in bilancio della società bergamasca».
Gli inquirenti sospettano di questa lettera da una intercettazione di Percassi del 4 agosto 2021: «Io quella lettera lì non potrò mai tirarla fuori perché dovessimo andare in giudizio viene fuori che ho fatto il bilancio falso».
Commentano i pm che la presenza di “lettere di fianco” (traduzione italiana del concetto di “side letter”) non rese pubbliche «costituisce una modalità ricorrente nell’operato di Fabio Paratici».
“Gentleman agreement”
Fabio Cherubini, della Juventus, interrogato dai pm confermerà questo schema che definisce un “gentleman agreement”, ma amplia il raggio della cooperazione tra Torino e Bergamo: la Juventus compra Romero dal Genoa nel 2019 perché «l’Atalanta in quel momento non era in condizione di prendersi l’obbligo», poi lo presta per due anni alla stessa Atalanta «vi era una sorta di gentleman agreement che, se il giocatore andava bene, loro lo avrebbero acquistato».
Quindi, come si vede, la campagna acquisti di due squadre in teoria concorrenti nella parte alta della classifica è in realtà mossa da un’unica regia, con addirittura un orizzonte pluriennale, e con le esigenze di bilancio della Juventus a dettare la linea.
Tutto questo genera una rete di debiti non contabilizzati che, secondo Cherubini, sono nell’ordine di «6-7 milioni di euro», oltre a un «debito morale». L’ex ad Arrivabene, invece, ai pm dice che ci sono solo debiti “di riconoscenza” ma non in denaro.
L’operazione Kulusevski
La conferma di questo metodo, nei rapporti tra Juventus e Atalanta, c’è nel caso di un’altra operazione, quella su Dejan Kulusevski e Simone Muratore.
Paratici ricostruisce così l’operazione sul fronte Juventus: «Noi nel gennaio 2020 abbiamo acquisito Kulusevski dall’Atalanta per un corrispettivo, mi sembra di ricordare, nell’ordine di 28 milioni di euro cui si aggiungono credo di ricordare 9 milioni di bonus. Abbiamo pagato il corrispettivo interamente cash. Io dissi al presidente di Atalanta che sostenevamo un grande esborso e che avremmo voluto che, nella trattativa, loro ci comprassero un nostro calciatore del valore, almeno, di tre milioni».
Non viene indicato un nome. Poi però succede che l’Atalanta compra dalla Juventus Simone Muratore per 7 milioni di euro, non 3 milioni, cosa che genera per la Juventus una plusvalenza di 6,7 milioni di euro.
Agli atti dell’inchiesta c’è un appunto firmato dall’ad dell’Atalanta, Luca Pecassi, che chiarisce la natura dell’operazione: il giocatore da comprare dalla Juventus per 3 milioni doveva essere «suggerito dalla stessa».
Quindi nessuna esigenza sportiva motivava quella operazione su più giocatori, ma l’acquisto di Kulusevski richiedeva un po’ di interventi sul bilancio della Juventus, da cui l’operazione Muratore.
Paratici poi riconosce che non il calciatore non era granché e che «per il caso in cui l’Atalanta non fosse stata soddisfatta delle prestazioni era richiesta la disponibilità della Juventus a riprenderlo per 4 milioni», cioè la differenza tra «l’impegno morale» dell’Atalanta da 3 milioni e la cifra indicata per il trasferimento.
C’è pure Mattiello
Ora, il problema è che i rapporti tra aziende non dovrebbero mai essere regolati da “impegni morali” e appunti privati che non lasciano traccia nei bilanci.
Perché gli azionisti e i creditori hanno diritto a sapere l’entità complessiva dei debiti in essere, per misurare lo stato di salute della società.
Ma tra Atalanta e Juventus queste sono prassi consolidate, riguardano per esempio anche un altro giocatore, Federico Mattiello, al centro del «memorandum Atalanta» del 25 giugno 2020: il difensore parte dalla Juventus, che lo rifila all’Atalanta, la quale non sa che farsene e lo gira in prestito al Cagliari, ma il memorandum stabilisce che se la squadra sarda non dovesse esercitare l’opzione per l’acquisizione a titolo definitivo di Mattiello, sarebbe la Juventus a riprenderselo.
Nel memorandum l’operazione Mattiello è legata a quella Muratore: guarda caso 3 milioni per Muratore più 4 di Mattiello fanno 7 milioni, cioè la cifra formale della cessione di Muratore.
Ma niente di tutto questo è esplicitato nei bilanci delle due società o intellegibile ai tifosi che passano le estati a entusiasmarsi e soffrire per un calciomercato che a tratti pare assurdo o irresponsabile, ma soltanto perché è motivato da logiche che non hanno niente di sportivo e da rapporti tanto precisi quanto invisibili.
La Juventus ha costruito relazioni analoghe a quelle con l’Atalanta anche con molti altri club, tipo Udinese, Empoli, Sassuolo, Sampdoria.
Con bilanci così intrecciati, e costruiti sulla base delle esigenze del club più forte (ma forse anche più fragile), in campo non vanno i calciatori più adatti all’approccio dell’allenatore o ai desideri dei tifosi, ma soltanto quelli che servono a dare una patina di solidità a bilanci spericolati. Lo sport è l’ultimo dei pensieri per i club di Serie A.
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