Giusy Caminiti chiederà alla società con ad Pietro Ciucci la sospensione dell’iter degli espropri. Uno studio rivela che una zona interessata dal progetto è «caratterizzata dalla presenza di faglie attive», dove non si può costruire
Osservazioni, raccomandazioni, consigli. E poi commissioni scadute, proteste, annunci propagandistici e nuovi studi. Più il tempo passa più la “saga” del ponte sullo Stretto di Messina si arricchisce di nuovi elementi, molti dei quali tendono a smontare la tabella di marcia prospettata dalla società concessionaria per la realizzazione della grande opera. «Cantieri entro l’estate 2024», continua a ripetere il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini che però sembra non aver fatto i conti con la realtà.
Una realtà che man mano svela le “falle” di un cronoprogramma troppo ottimista, una lista di cose da fare che è la stessa Stretto di Messina – che per esempio ha chiesto più tempo del previsto per rispondere a tutti i rilievi del ministero dell’Ambiente – a non poter rispettare.
Intanto, mentre si aspetta anche il rinnovo dei membri della commissione di valutazione di impatto ambientale composta da professionisti ed esperti delle amministrazioni pubbliche, all’orizzonte si fa avanti la richiesta del comune di Villa San Giovanni, che, se accolta, potrebbe scombinare i proclami su cantierizzazioni e posti di lavoro assicurati.
«Stop all’iter sugli espropri»
L’amministrazione guidata dalla sindaca Giusy Caminiti, coinvolta così come quella di Messina dalla costruzione dell’infrastruttura, chiederà infatti alla società con ad Pietro Ciucci la sospensione dell’iter relativo agli espropri che, come noto, interesseranno, tra le altre, 450 case di privati cittadini.
Decisione, quella sulla richiesta di sospensione, presa il 27 maggio in consiglio comunale, con l’obiettivo di salvaguardare la comunità. «Si chiede – viene specificato nella deliberazione – la sospensione della procedura avviata con la pubblicazione dell’avviso dello scorso 3 aprile e dunque la riattivazione del termine per la presentazione delle osservazioni dopo l’aggiornamento degli elaborati afferenti alla cantierizzazione dell’opera e/o la proroga del suddetto termine».
Il 3 aprile è stato pubblicato sui quotidiani nazionali e territoriali di Sicilia e Calabria l'avviso di avvio del procedimento degli espropri per i terreni necessari alla costruzione del ponte. Gli annunci di quasi due mesi fa venivano intesi come primo passo per i successivi atti legati agli espropri, come – per citarne uno – la dichiarazione di pubblica utilità, che comunque sarà sancita con l'approvazione del progetto definitivo del ponte da parte del Cipess.
Inoltre, per 60 giorni, a partire da poco dopo la data di pubblicazione dello stesso avviso (dall’8 aprile per la precisione), i soggetti interessati dalle procedure espropriative per il ponte sullo Stretto, avrebbero potuto rivolgersi a personale tecnico e fare le proprie osservazioni.
«Senza dettaglio non c’è sicurezza»
Ora è proprio questo che chiede il consiglio comunale della città di Villa San Giovanni: sospendere l’iter espropriativo, per quanto ancora del tutto fermo alla fase burocratica, e permettere ai cittadini coinvolti di presentare osservazioni solo dopo aver avuto un quadro completo della situazione.
«In assenza di un piano di cantierizzazione è preclusa una corretta valutazione degli impatti sul territorio e senza dettaglio non c’è sicurezza», si legge nel verbale del 25 maggio redatto dalla commissione Territorio di Villa San Giovanni. Come a dire che in assenza di tutte le tessere del puzzle, è impossibile comprendere davanti a quale destino ci si trovi.
A ogni modo il comune «trasmetterà alla Stretto di Messina – si legge ancora nel verbale – le richieste presentate dai cittadini entro il termine previsto dall’avviso pubblicato, al fine di salvare quante più case possibili» e «chiederà la possibilità di realizzare una residenzialità alternativa in altra aerea per i cittadini che saranno espropriati, al fine di consentire loro una maggiore possibilità di scelta». Indennizzo o nuova casa?
Faglie e nuovi esposti
E sempre dal comune di Villa san Giovanni arriva lo studio che rivela che una zona interessata dal progetto ponte è «caratterizzata dalla presenza di faglie attive» e le faglie attive, dice la comunità scientifica, non esclude che un terremoto possa verificarsi.
Nel chiedere chiarimenti ai tecnici il comune di Villa evidenzia che «tale faglia è certamente localizzata nella zona di realizzazione della struttura portante del ponte, il Pilastro di Cannitello, alto circa 400 metri, le cui fondazioni è probabile ricadano almeno parzialmente nella cosiddetta zona di rispetto dove è evidentemente escluso qualunque tipo di intervento edilizio».
Ma l’amministratore delegato della Stretto di Messina smorza la polemica. «Si è evitato il posizionamento su faglie attive – dichiara Ciucci – Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’opera di attraversamento, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive».
Le preoccupazioni, però, aumentano. Così come aumentano gli esposti contro l’opera. Oltre a quelli presentati rispettivamente presso la Procura di Roma, Reggio Calabria e Messina, si attende il quarto documento, che verrà depositato ancora una volta (come nel primo caso) dal parlamentare di Avs Angelo Bonelli.
«Di fronte a un progetto così vecchio e a una gara fatta 20 anni fa, alla negazione di documenti fondamentali e alle contestazioni tecnico-scientifiche di esperti che sostengono che un ponte a campata unica di 3300 metri è insostenibile, il ricorso all’autorità giudiziaria è inevitabile», ha detto il deputato durante la grande manifestazione No Ponte della settimana scorsa tra Calabria e Sicilia.
Bonelli è anche intervenuto sull’emendamento leghista al ddl Sicurezza dove spunta la stretta contro chi protesta. «La Lega vuole il carcere per chi vuole impedire la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e si oppone a infrastrutture strategiche. Vogliono intimidire la protesta e il dissenso». «Un fatto - continua la deputata dell’M5s Anna Laura Orrico - contrario a tutti i principi costituzionali».
Nonostante ciò, c’è chi sposta il dibattito su questioni più “leggere”. Come il deputato di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi che avanza la proposta di intitolare il ponte a San Francesco di Paola, l’eremita che, come si narra, attraversò lo stretto di Messina sul suo mantello. Dunque per miracolo.
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