Lo stanziamento per il ponte tra Messina e Reggio Calabria allarga le divisioni tra i partiti del governo. Salvini vuole le risorse in manovra, aprire i cantieri nel 2024 e il taglio del nastro nel 2032. Ma FdI e Forza Italia frenano sui tempi, così come il ministro dell’Economia Giorgetti
«Quando partì con l’ardito progetto della sua cupola, c’era chi diceva che “non serve, non sta su, costa troppo, cade”. Ma se nel weekend passate per Firenze la cupola è ancora lì, a Dio piacendo, ed è un unicum al mondo». Il ponte sullo Stretto come Santa Maria del Fiore e Matteo Salvini come nuovo Brunelleschi.
Il ministro dei Trasporti tira dritto sull’opera tra Messina e Reggio Calabria e il giorno dopo la frenata di Fratelli d’Italia rilancia: l’intera copertura per la realizzazione del ponte verrà finanziata entro il 2023, dice ospite di The young hope, la scuola di politica di Annalisa Chirico.
Secondo la tabella di marcia del segretario del Carroccio, che sull’opera si gioca tutto, l’idea è di aprire i cantieri sulla costa calabrese nell’estate 2024. Le risorse, ha detto Salvini, in manovra ci saranno: «Quando fai la legge di bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio. Siccome il finanziamento ci sarà, l’obiettivo è che il primo treno viaggi nel 2032 tra Palermo, Reggio, Roma, Milano, Berlino e Stoccolma».
Salvini contro tutti
Il vicepremier ostenta sicurezza e contraddice quanto detto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per cui il primo finanziamento arriverà non prima del prossimo anno: «Il Mit ha trasmesso una scadenza temporale dell’impegno e quindi nel 2024 ci sarà uno stanziamento connesso all’effettivo allestimento del cantiere».
Così sul ponte della discordia è Lega contro Fratelli d’Italia, ma anche Lega contro Lega. A remare contro Salvini è un compagno di partito come Giorgetti, allineato con le posizioni di FdI: «Nel 2024 bisogna vedere, dubito che saremo già agli appalti», aveva detto ieri il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti.
Collegare Messina e Reggio era il sogno di Berlusconi e Forza Italia lo sostiene ancora. Ma scettico sui tempi è anche Antonio Tajani: «La prima pietra nel 2024? Mi sembra difficile. Io non sono scettico ma pragmatico», ha detto il successore del Cavaliere. Perché ai cittadini «bisogna dire la verità, non prenderli in giro, non fare false promesse». All’aspirante Brunelleschi fischieranno le orecchie.
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