Il vertice con i sindacati si è rivelato l’ennesima operazione di immagine in vista del Primo Maggio. Il bonus tredicesime solo a chi a coniuge e figlio a carico
Un po’ di sgravi “a tempo”, qualche esonero gettato qua e là e finanziamenti a fondo perduto, ma con una serie di paletti che rendono alquanto complicato l’accesso. Sul lavoro il governo si limita a un elenco di “vorrei ma non posso”, rilanciando perciò una sequenza di déjà vu. E sul sostegno al reddito è confermato il cosiddetto bonus tredicesime, il taglio Irpef, in versione ridotta, che sarà portato già nel Consiglio dei ministri di oggi.
A gennaio 2025 ci sarà un’indennità di 100 euro per i lavoratori dipendenti con i requisiti di un reddito complessivo non superiore a 28mila euro, con coniuge e almeno un figlio a carico. La somma sarà elargita per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico. Una mancetta con una platea ridotta, ma preziosa per la narrazione in vista delle europee.
Piano propaganda
E se il bonus Meloni è una bandiera elettorale, il piano per il lavoro va a scartamento ridotto per la delusione dei sindacati, convocati ieri a palazzo Chigi alla presenza della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Le misure sono state inserite nella cornice del decreto Coesione, che dovrebbe porsi altri obiettivi.
L’operazione-immagine del governo si muove così sull’onda del decreto lavoro del Primo maggio dello scorso anno. In questa occasione, certo, non c’è stato alcun video in piano sequenza di Meloni, come è avvenuto durante la Festa del lavoro del 2023 con tanto di apposito decreto tirato a lucido. Lasciando immaginare magnifiche sorti e progressive. Il bilancio è stato piuttosto magro, di quel decreto non c’è traccia nella memoria.
I sindacati, del resto, non nutrivano grosse aspettative dal vertice delle ultime ore: il tavolo è stato messo in calendario, senza un confronto preventivo, in assenza di un progetto ben strutturato. E soprattutto è giunto a chiusura di una giornata intensa, dopo i vertici sull’ex Ilva e il Labour7, che riunisce le organizzazioni sindacali delle nazioni del G7 e dell’Unione europea. Un appuntamento a piè di pagina.
Primo maggio di tavoli
«È un periodo che ogni anno, quando si avvicina il Primo maggio, convocano degli incontri. Per il resto dell’anno sembra che il lavoro e i problemi dei lavoratori non esistano», ha commentato, amaro, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che non ha presenziato all’incontro a palazzo Chigi per un impegno a Palermo.
Landini ha fatto comunque arrivare il proprio messaggio al governo: «C’è un problema che si chiama emergenza salariale. Bisogna aumentare gli stipendi e i salari nel nostro paese e il governo dovrebbe mettere delle risorse per aumentare i contratti del pubblico impiego, dalla scuola alla sanità». Sul punto non si intravede lo scatto in avanti auspicato.
Il governo ha proposto invece alcune misure minori per stimolare l’occupazione. Nel calderone di articoli del decreto Coesione ha trovato spazio il lavoro, come un tema tra i tanti. Nella bozza circolata a poche ore dal Consiglio dei ministri di oggi, sono stati previsti degli sgravi. Ma adelante con juicio, perché l’attuazione non sarà immediata: ci sarà bisogno di una cascata di decreti ministeriali per definire l’effettivo meccanismo di assegnazione dei benefici. Come se non bastasse le varie misure avranno una durata limitate, nella gran parte dei casi si tratta di 18 mesi. Niente di strutturale sotto il sole.
Ma di cosa si parla nel dettaglio? Il decreto punto su un esonero dei contributi, per il biennio 2024-2025, destinato alle grandi aziende (quelle con oltre mille dipendenti) in crisi al 100 per cento. Sono «azioni per riqualificare i lavoratori di grandi imprese in crisi per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro», è la versione di palazzo Chigi. Tocca attende, comunque, l’investimento su questo apposito capitolo. Si torna così al punto di partenza: occorrono risorse che non sono facili da reperire.
E ancora: sgravi fino a 500 euro saranno introdotti per l’assunzione di giovani, cifra che sale a 666 per il Mezzogiorno, ma solo per un anno e mezzo (da luglio di quest’anno fino alla fine del 2025). «Accanto alle misure per sostenere il lavoro dipendente sono previste specifiche disposizioni per favorire l’avvio di nuove attività distinte per il centro nord e il Mezzogiorno», ha detto Meloni ai rappresentanti dei sindacati.
Tra le novità figura poi l’obbligo di iscrizione, per i percettori della Naspi, nella piattaforma Siisl, erede del reddito di cittadinanza. Sul piano dell’imprenditorialità arrivano stanziamenti variabili a fondo perduto per il 65 per cento delle spese affrontate.
Per tentare il rilancio dell’occupazione è stato sfornato, infine, un altro provvedimento, che in realtà era atteso già per l’inizio del 2024: è un decreto attuativo che stabilisce una detrazione Irpef del 120 per cento per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato. Iniziative spot griffate Meloni. Messe in campo anche senza filmati da far girare sui profili social.
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