- Benché la presenza di personaggi dalle dubbie competenze che diffondono la disinformazione russa sia molto più pervasiva in Italia che negli altri paesi europei esiste un aspetto ancora più preoccupante.
- Se compariamo le televisioni nazionali italiane con quelle - pubbliche e private - di Francia, Germania e Spagna, c’è un abisso riguardo alla presenza di commentatori russi.
- In Italia i propagandisti russi sono praticamente ospiti fissi di talk show e programmi di approfondimento, dove ripetono a oltranza le falsità dettate dal regime.
Ha scatenato polemiche e querele la lista di opinionisti filorussi pubblicata dal Corriere della Sera, ma Franco Gabrielli ha smentito l’esistenza di un dossier dei servizi segreti inviato al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. In realtà, i nomi di propagandisti italiani sono usciti da un report basato su fonti aperte e social, presentato in un incontro con Farnesina, Dis e Viminale, non certo da un documento secretato su presunti legami tra tali opinionisti e il Cremlino.
Benché la presenza di personaggi dalle dubbie competenze che diffondono la disinformazione russa sia molto più pervasiva in Italia che negli altri paesi europei, come denunciato dalla rivista Politico, esiste un aspetto ancora più preoccupante. Se compariamo le televisioni nazionali italiane con quelle - pubbliche e private - di Francia, Germania e Spagna, c’è un abisso riguardo alla presenza di commentatori russi. Negli altri paesi è quasi nulla o limitata a sporadici casi.
Ha fatto scalpore in Francia l’invito sul canale all-news Bfmtv di Alexandar Makogonov, portavoce dell’ambasciatore russo a Parigi. Mentre in Italia i propagandisti russi sono praticamente ospiti fissi di talk show e programmi di approfondimento, dove ripetono a oltranza le falsità dettate dal regime.
I “giornalisti” russi
Possiamo contare almeno nove “giornalisti” russi invitati dalle tv italiane, tutti appartenenti a canali o testate controllate dal governo di Mosca, ma anche tre esponenti del Ministero degli Esteri russi, due dirigenti di istituti universitari controllati dal governo e l’ideologo Aleksandr Dugin. I canali più attivi nel dare spazio a questi personaggi sono senza dubbio Rete 4 e La 7, mentre in misura minore concorre Rai 3.
Dugin è stato intervistato da programmi Mediaset e Rai, in particolare da Diritto e rovescio, Fuori dal coro e da Cartabianca della Berlinguer. Le tesi apocalittiche e fasciste del filosofo russo hanno influenzato il regime di Mosca con l’ideologia di egemonia euroasiatica, ma fino a pochi mesi fa trovavano spazio solo nel sottobosco rossobruno fatto di siti controcorrente e circoli complottisti.
Come lui, anche due “accademici” hanno trovato spazio su Piazzapulita di Corrado Formigli su La7 e a Controcorrente su Rete4. Il primo è Dmitrij Suslov, vicedirettore del centro studi internazionali dell’Università per gli studi economici di Mosca (Hse), il cui rettore è nominato dal primo ministro ed è stato sospeso dall’Associazione universitaria europea dopo aver firmato una lettera in supporto all’invasione dell’Ucraina.
Il secondo è Sergey Markov, docente all’Università Mgimo di Mosca, diretta emanazione del Ministero degli esteri russo. Anche il rettore del Mgimo, in carica dal 1992, è stato sospeso dall’associazione dei rettori europei per il sostegno alla guerra. Si tratta dunque di due accademici non indipendenti e platealmente schierati a favore del governo, in un clima universitario di terrore in cui gli studenti sono invitati alla delazione dei dissidenti (che alla Mgimo hanno firmato una lettera aperta contro la guerra).
Ma la parte del leone nell’operazione di disinformazione russa sui media italiani la fanno i cosiddetti giornalisti russi invitati dagli autori dei programmi televisivi. Ruslan Ostashko, nativo della Donetsk sovietica e cresciuto a Sebastopoli in Crimea, si è laureato in legge all’istituto universitario dei servizi russi Fsb ed è diventato giornalista di Pervyj kanal, il principale canale pubblico russo controllato dal governo. Nel 2016 Ostashko si candidò anche come deputato alla Duma per il partito Russia Unita nella sua Sebastopoli ma non fu eletto. Ha trovato spazio a Dritto e rovescio su Rete4.
Sono almeno due le “giornaliste” del canale Zvezda assidui ospiti della televisione italiana. Olga Belova, sempre grazie al programma di Del Debbio e la più celebre Nadana Fridriksson, con presenze sia su Rete4 (a Quarto Grado e Dritto e rovescio), sia su La7 (Ottoemezzo, DiMartedì), ma anche a Cartabianca su Rai3.
Zvezda è un canale tv russo direttamente controllato dal Ministero della difesa russo, incaricato di diffondere la propaganda di guerra e la disinformazione come strategia di guerra ibrida. La partecipazione di due esponenti di Zvezda sui canali italiani è sicuramente da considerare come un risultato di infiltrazione significativo, mirato a inquinare la realtà con dati falsi e a disorientare l’opinione pubblica italiana.
Si tratta di un’operazione impensabile in altri paesi europei, che invece funziona in Italia grazie al pressappochismo degli autori e alla fame di audience dei conduttori.
La lista non si esaurisce qui, perché hanno avuto parola anche Dmitry Kulikov, presentatore su Rossija-1, altro canale pubblico controllato dal Cremlino, ospite di Giletti a Non è l’arena, Olga Kurlaeva giornalista di Rossija 24 (anch’esso del governo) a Ottoemezzo e Piazzapulita su La7, Tatiana Kukhareva di Sputnik, canale bandito dalla Commissione Europea per disinformazione insieme a Rt, ospitata a DiMartedì di Floris su La7.
I propagandisti
Ma i casi forse più eclatanti hanno riguardato alcuni propagandisti russi molto noti, come Evgeniy Popov, deputato di Russia Unita e vicepresidente della commissione parlamentare sull’informazione, che è allo stesso tempo conduttore del talk show “60 Minut” insieme a sua moglie Olga Skabeeva, tra le più estremiste propagandiste del Cremlino. Popov è stato ospite di Formigli a Piazzapulita su La7, caso più unico che raro di parlamentare e giornalista di regime.
Ancora più famoso è Vladimir Solovyev, conduttore del programma Domenica sera su Rossija-1, in cui recentemente ha animato un dibattito su come giustiziare due volontari britannici filo-ucraini catturati nel Donbas. Tra i suoi ospiti c’era chi suggeriva la fucilazione, altri l’impiccagione, ma non mancava chi proponeva di squartarli o scambiarli per ottenere il dissequestro dei beni russi in Europa.
Solovyev è particolarmente sensibile a quest’ultimo tema, in quanto, come riporta Reuters, il governo italiano gli ha confiscato beni per un valore di otto milioni di euro compresa una villa sul lago di Como. Eppure il propagandista di regime, che nel suo programma suggerisce di invadere Polonia, Baltici o di usare l’arma nucleare contro l’Occidente, è stato più volte intervistato su Rete4 a Dritto e rovescio, Controcorrente, ma anche su La7 a Non è l’arena e DiMartedì.
Ha trovato spazio su quei programmi e a Ottoemezzo anche Yulia Vitazyeva, giornalista del sito Newsfront, creato con l’aiuto dei servizi russi nella Crimea occupata come strumento di propaganda contro l’Ucraina, ma che ha poi sviluppato filiali in Germania e Regno Unito.
I canali pubblici e privati della televisione italiana hanno dato uno spazio senza eguali in Europa a questi agenti di disinformazione, direttamente controllati dal governo russo e spesso collegati all’intelligence. Non è un caso che le loro parole d’ordine e gli argomenti sollevati siano ricorrenti e ben studiati.
Non paghi, i programmi italiani hanno anche dato uno spazio senza contraddittorio o fact checking direttamente a esponenti del governo russo, con lo stesso ministro Sergej Lavrov ospitato in esclusiva su Rete4, dove ha rilasciato i commenti su Hitler ebreo che hanno scatenato una crisi diplomatica con Israele.
Ma sempre su Zona Bianca è stata ospite anche Maria Zakharova, la sua portavoce, poi mandata in onda anche da Giletti nel suo collegamento moscovita (insieme a Solovyev). Infine, l’ambasciatore russo Sergej Razov non è stato invitato al Quirinale per la festa del 2 giugno ma si è consolato partecipando a Dritto e rovescio di Del Debbio su Rete4.
Questa copertura senza precedenti, con la scusa di “sentire l’altra campana” ha permesso alla disinformazione russa di circolare nell’opinione pubblica italiana, ma è sicuramente monitorata dall’Aisi, a differenza degli opinionisti nostrani in cerca di visibilità a cui è riservato al massimo il pettegolezzo.
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