Rispondendo a un question time al Senato il ministro della Difesa ha specificato che il caso delle presunte fughe di notizie su cui sta indagando il procuratore capo Raffaele Cantone non solleva rischi sulla sicurezza nazionale. Crosetto ha chiesto però che il parlamento approfondisca: «Il rischio di questa vicenda è che finisca senza andare a fondo alle logiche, alle persone, agli interessi che ci sono dietro»
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha risposto a un question time al Senato riguardo all’inchiesta in corso della procura di Perugia sulla presunta fuga di notizie che vede coinvolti in prima persona il finanziere Pasquale Striano (accusato di aver eseguito oltre 10mila accessi abusivi alle banche dati investigative) e il pm Antonio Laudati.
Tra gli indagati ci sono anche due giornalisti e un collaboratore di Domani, finiti nell’indagine per aver pubblicato un’inchiesta documentata e verificata sui conflitti di interessi di Crosetto per via dei compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende dell’industria bellica fino a pochi giorni prima dell’insediamento del governo Meloni.
A porre la domanda al ministro è stata la senatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, a cui ha chiesto se la vicenda su cui sta indagando il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, ponga rischi oggettivi riguardanti la sicurezza nazionale e se ci siano coinvolgimenti di paesi esteri sulla questione.
Paita ha concluso il suo intervento chiedendo che venga istituita una commissione parlamentare d’inchiesta per occuparsi del caso, nonostante le indagini della magistratura e l’interesse della commissione parlamentare Antimafia.
Nei giorni scorsi, infatti, Cantone il procurazione nazionale antimafia, Giovanni Melillo, sono stati ascoltati dalla commissione presieduta dalla deputata di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo. L’intenzione dell’organismo è anche quello di ascoltare l’editore di Domani, Carlo De Benedetti, e il direttore Emiliano Fittipaldi.
La risposta del ministro
«Non penso che ci siano dietro questa vicenda specifica delle problematiche che possano riguardare la sicurezza nazionale e la difesa del paese», ha detto il ministro della Difesa rispondendo in Senato smentendo certe interpretazioni circolate nei giorni scorsi tra la stampa e la politica.
Il ministro ha specificato che «sono moltissimi i casi di accessi alle banche dati» «non solo in queste quantità» ma «per i quali sono state sospese persone in questi anni in Italia». E ha sollevato quindi la necessità di rivedere il sistema investigativo per evitare abusi negli accessi alle banche dati investigative.
«Quando gli accessi non sono uno ma migliaia e servono a formare dei dossier in ambienti dove non è prevista neanche un’attività di indagine e vengono forniti ad altre persone, non so per quale utilizzo, allora secondo me il parlamento deve interrogarsi sulle regole in atto», ha detto Crosetto, nonostante la stessa procura di Perugia ha smentito che si stia indagando per dossieraggio.
«Lo deve fare il parlamento, perché il rischio di questa vicenda è che alla fine non si arriva a nessun accertamento definitivo, senza andare a fondo», aggiunge. E ha concluso: «Mi auguro che questo percorso venga fatto con il Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ndr), la commissione antimafia o la commissione speciale, non sta al governo dirlo. Va ripristinata credibilità istituzioni nel suo complesso, e questo percorso non puo’ che passare dal parlamento».
Con le sue dichiarazioni il ministro si è accodato alla premier Giorgia Meloni dopo che inizialmente aveva espresso pubblicamente il suo parere favorevole alla proposta del Guardasigilli Carlo Nordio, che chiedeva l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Meloni ha dato parere contrario sull’ipotesi.
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