- Areazione, mascherine Ffp2 e via gli storici catafalchi, le cabine elettorali con le tendine. Questa la decisione raggiunta in parlamento per arrivare alle votazioni per il Colle in sicurezza e non fare scoppiare focolai.
- Gli ultimi numeri parlano di 34 positivi alla Camera e sei deputati in quarantena, al Senato al momento risultano sei i senatori attualmente impediti. Il 24 gennaio chi non avrà il super green pass non potrà muoversi.
- Per il costituzionalista Francesco Clementi «la volontà di intervenire fino in fondo a tutela della funzione costituzionale dei votanti da proteggere mi pare che non ci sia. Alla Camera non sono fuori dal mondo, sanno benissimo che c’è la pandemia, il problema è forse allora innovare».
Areazione, mascherine Ffp2 e via gli storici catafalchi, le cabine elettorali. Questa la decisione raggiunta questa mattina in parlamento per arrivare alle votazioni per il Colle in sicurezza e non fare scoppiare focolai mentre i parlamentari e delegati regionali cercano convergere sull’elezione del presidente della Repubblica. Restano però dei dubbi sugli spostamenti e sui positivi.
I grandi elettori sono 1.009 e dovranno riunirsi il 24 gennaio pomeriggio a Montecitorio. Gli ultimi numeri parlano di 34 positivi alla Camera e sei deputati in quarantena, al Senato al momento risultano sei i senatori attualmente impediti. Stabile il numero a Palazzo Madama, a Montecitorio è cresciuto: il 4 gennaio, quando è stata fissata la data del voto, alla Camera erano 15 i positivi e 18 i quarantenati.
La decisione dei questori
I questori di Camera e Senato si sono riuniti per discutere le misure di sicurezza. La novità principale è che verrà abolito il cosiddetto “catafalco”. Al suo posto ci saranno nuove cabine, senza tendine, e con un sistema di areazione che però, assicurano, garantirà la riservatezza del voto.
Per il resto confermate le altre misure già adottate in queste settimane e previste per legge per tutti i luoghi al chiuso, inclusi Montecitorio e Palazzo Madama, ossia: mascherine Ffp2, distanziamento e igienizzazione dell’aula.
Come già anticipato nei giorni scorsi, gli ingressi saranno scaglionati. Nell’emiciclo potranno entrare al massimo 200 persone con scaglioni di 50 in ordine alfabetico per votare, sempre a partire dai senatori a vita.
Per arginare il rischio contagio, è previsto che per il giuramento del nuovo presidente, altra occasione in cui il parlamento è riunito in seduta comune, saranno necessari oltre al green pass base, già in uso dallo scorso dicembre, anche un tampone antigenico di terza generazione. Confermato anche il divieto di ingresso per ospiti esterni.
Subito sono partiti i lavori di allestimento. Nel cortile di Montecitorio gli operai si sono messi al lavoro con metro e muletti, per spostare le palme e per far spazio alla struttura che trasformerà lo spazio all’aperto in un ampliamento del Transatlantico. In questo modo ci sarà spazio non solo per gli elettori ma anche per i giornalisti.
Green pass o no
Se in un primo momento il problema erano gli spazi, niente è stato fatto, nota il costituzionalista Francesco Clementi, docente all’università di Perugia, sugli spostamenti o per i parlamentari che il 24 risulteranno già positivi o quarantenati.
Nel primo caso infatti dal 10 gennaio chi non ha fatto la terza dose, è positivo o in quarantena non può prendere i mezzi di trasporto pubblici, inclusi treni e aerei. Sul primo fronte, dice Clementi, «l’assemblea è mero seggio, si potevano aumentare utilizzando sia l’aula della Camera sia quella del Senato per spalmare i grandi elettori». Il punto adesso è «come far sì che gli impediti arrivino a Montecitorio non avendo il super green pass» e ribadisce: «Non si può togliere loro il diritto di voto».
Il deputato di Italia viva, Marco Di Maio, ha specificato che il problema lo deve risolvere il governo, non può farlo il parlamento: «Serve o una norma da inserire in un decreto o un’ordinanza del ministero della Salute, che consenta ai grandi elettori positivi di venire a Roma», poi «chiudersi in una stanza di un Covid Hotel e uscire poi per pochi minuti in modo da votare in un’aula diversa dall’emiciclo o in cortile». Per Clementi bisognerebbe agire: «Questo intervento dovrebbe intervenire solo ed esclusivamente per la funzione costituzionale di eleggere il capo dello stato, e così assicurare l’esercizio di voto».
«Un’altra possibilità è il voto a distanza». In Toscana è stato usato per scegliere i tre delegati che avranno il compito di partecipare alla votazione quirinalizia: «Basterebbe aggiungere una normativa una tantum al regolamento della Camera dei deputati». Per i positivi o in quarantena per evitare che gli altri elettori si contagino «andrebbe costruito un seggio ad hoc, come il seggio ospedaliero per le elezioni politiche o amministrative».
Clementi critica l’atteggiamento tenuto finora: «Quello che lascia stupiti è come la questione venga trattata. I positivi potrebbero essere anche tanti, sembra che invece non interessi». Per il costituzionalista «la volontà di intervenire fino in fondo a tutela della funzione costituzionale dei votanti da proteggere mi pare che non ci sia. Alla Camera non sono fuori dal mondo, sanno benissimo che c’è la pandemia, il problema è forse allora innovare». Però, aggiunge, «non rompere con la tradizione in questo caso tuttavia non è coerente con il testo costituzionale».
La Costituzione, specifica, «non può immaginare che non ci sia una tutela per chi si trova in una situazione di fragilità. Qui siamo alla roulette russa della pandemia, che può colpire tutti i gruppi indistintamente». Per ora «l’obiettivo è assimilare i positivi o quarantenati agli assenti per malattia. Ma così c’è il rischio che si possano colpire comunque gli equilibri politici».
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