Nelle cronache giornalistiche e nelle dichiarazioni dei politici si rincorrono parole ed espressioni poco chiare al lettore comune, che identificano diversi fenomeni politici, alcuni risalenti alla storia italiana pre-1992
In questi giorni di votazioni a Montecitorio per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, nel gergo e nelle dichiarazioni dei grandi elettori è tornato il lessico stretto della politica.
Metafore ardite e forme lessicali dimenticate tornano a dalla prima repubblica e vanno tradotte.
I due forni di Salvini: la politica dei due forni è un’espressione coniata dal leader della Dc, Giulio Andreotti, negli anni Sessanta. All’epoca lui intendeva che la Dc, partito al centro, per costituire un governo o “cuocere” le riforme che riteneva necessarie dovesse servirsi di uno dei due “forni” a disposizione, a seconda del momento: quello di sinistra con i socialisti o quello di destra con i liberali (e anche l’Msi).
Oggi, si intende una politica trasformista con più opzioni. Quando la si riferisce a Matteo Salvini, significa che il leader leghista sta sondando due opzioni per fare da regista all’elezione del capo dello Stato: da una parte il “forno” di Mario Draghi, che ha come contropartita il prossimo governo; dall’altra il “forno” di centrodestra, con un candidato d’area da concordare con il centrosinistra e in testa ci sarebbero Maria Elisabetta Casellati o Pierferdinando Casini.
La chiama in bianco: la votazione per il Quirinale avviene per “chiame”, ovvero per appelli nominali dei membri dell’assemblea in seduta comune. Ogni chiama corrisponde a una votazione scrutinata. La chiama in bianco è quella, come è successo nella prima di ieri, in cui la maggioranza delle schede è bianca e quindi non si è eletto il presidente.
I bilaterali: sono gli incontri, i vertici tra leader di partiti. Oggi ci si riferisce con questa parola agli incontri tra Salvini e i singoli segretari e leader dello schieramento opposto, quindi prima con Enrico Letta e poi con Giuseppe Conte.
La candidatura al buio: è la situazione per cui un candidato al Quirinale sceglie di farsi avanti (informalmente, visto che non esistono candidature per il Colle) senza sapere in anticipo se esiste una maggioranza in aula disposta a sostenerlo.
Farlo è molto rischioso e oggi questa preoccupazione è attribuita a Mario Draghi, che formalmente dovrebbe poter contare sulla maggioranza che lo sostiene come presidente del Consiglio, ma sa di poter essere esposto all’opposizione di molti parlamentari, nascosti dal voto segreto.
I franchi tiratori: sono i parlamentari che, pur avendo gun’indicazione di partito su quale candidato votare, scelgono di votare qualcun altro nel segreto dell’urna. Sono un fenomeno tipico della prima repubblica e in particolare della Democrazia Cristiana.
Il partito sceglieva sempre un candidato ufficiale in assemblea, ma spesso il nome non è stato eletto anche perché venivano a mancare i voti proprio della sua parte politica. Notissimi sono i casi di Amintore Fanfani e Arnaldo Forlani.
La scheda segnata: è un trucco della prima repubblica per evitare i franchi tiratori, contarsi e aggirare il voto segreto. Nel caso in cui ci sia un accordo tra più partiti (o tra correnti dentro uno stesso partito), ci si accorda sul fatto che ogni gruppo scelga un modo diverso di votare: chi indica il candidato solo col cognome, chi con nome e cognome, chi con cognome e nome, chi con cognome e carica e così via. In questo modo si possono contare i voti “fedeli”.
Questa pratica non è possibile oggi, perché il presidente della Camera Roberto Fico ha fatto sapere di avvalersi della prerogativa di leggere solo il cognome del votato in modo da identificarlo univocamente, anche se la scheda porta altre diciture.
Il candidato super partes: è il candidato che non ha connotazioni politiche chiare, perché non appartiene a nessuno degli schieramenti. Ci si riferisce così a nomi tecnici o comunque lontani dalla politica, come è stato anche Sergio Mattarella.
Oggi ci si riferisce con questo appellativo ai nomi di Giuliano Amato o Marcello Pera. Casini tecnicamente non è super partes perché è eletto in parlamento con il centrosinistra, ma ha un lungo passato nel centrodestra che lo rende “intermedio”, più che “super partes”.
La fumata nera: metafora giornalistica presa in prestito da un’altra votazione, altrettanto imponderabile, come quella del papa. Nel caso del pontefice non è una metafora: la fumata è nera quando dal camino di uno degli edifici del Vaticano esce fumo nero.
Vuol dire che sono state bruciate le schede con cui si è votato al conclave ed è stato aggiunto un prodotto chimico per colorare la fumata, indicando che il papa non è stato eletto. Quando la fumata è bianca, vuol dire che è stato scelto il nuovo papa. La tradizione risale all’Ottocento ed era un modo per avvertire i cittadini romani dell’esito del conclave.
Per il Quirinale, significa che non c’è stato accordo tra i partiti e che manca ancora una maggioranza per eleggere il presidente.
Il borsino dei quirinabili: in gergo giornalistico, sono le quotazioni informali tra politici, giornalisti e conoscitori dei palazzi della politica. Per il Quirinale sono le possibilità che i singoli candidati hanno di venire eletti: ieri in Transatlantico si consideravano in ascesa le possibilità di Pierferdinando Casini e in discesa quelle di Mario Draghi, ma il quadro cambia dopo ogni vertice politico.
L’insalatiera: viene così gergalmente definita l’urna dentro cui i grandi elettori inseriscono la scheda appena votata. A mano a mano che si riempiono le tre urne, i commessi hanno un attrezzo per spingere dentro le schede.
Il Transatlantico: è lo spazioso corridoio antistante l’aula della Camera, dove possono entrare solo i grandi elettori. In questo corridoio si affollano i politici, i giornalisti e i portaborse e qui si scambiano opinioni e i leader improvvisano conferenze stampa.
In fondo al corridoio c’è la bouvette, ovvero il bar della Camera. Il lato lungo del Transatlantico affaccia da un lato sull’aula, dall’altro sul cortile interno, dove è possibile fumare ed è stata montata una struttura riscaldata per permettere di uscire e prendere aria anche senza cappotto.
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