Il negoziatore azzurro Barelli avrebbe sondato la disponibilità di Conte, Fratoianni e Bonelli per sbloccare la conferma della presidente designata in commissione Vigilanza. Intanto il Pd spinge per la convocazione di Rossi
Timidi passi avanti nella trattativa in commissione Vigilanza Rai per la ratifica della presidenza di Simona Agnes, consigliera d’amministrazione considerata vicina all’area azzurra.
Paolo Barelli, capogruppo di FI a cui Gianni Letta, da sempre grande sponsor di Agnes alla presidenza, avrebbe affidato la ricerca dei due voti mancanti per raggiungere la maggioranza qualificata necessaria per la conferma in Vigilanza dell’incarico, avrebbe raggiunto un primo risultato.
Aperture
A quanto riferiscono fonti di maggioranza di primo livello, il negoziatore azzurro potrebbe infatti contare su aperture in zona opposizione: Giuseppe Conte e i suoi, ma anche i vertici di Avs si sarebbero mostrati disponibili a fornire il sostegno necessario a convalidare l’elezione di Agnes. Sia il gruppo di Avs, sia quello – molto più numeroso – del M5s detengono i voti necessari per mandare a buon fine la votazione e sbloccare la commissione Vigilanza, ferma da settembre scorso quando il nuovo consiglio d’amministrazione ha votato la presidente.
La prospettiva di sbloccare la questione piace ovviamente alla maggioranza, ma anche in consiglio d’amministrazione, dove si sta negoziando un nuovo giro di nomine che avrebbe più forza se fosse proposto alla presenza di un presidente ratificato. La data cerchiata in rosso è il 6 marzo, ma la convocazione ufficiale non è ancora partita. «Manca ancora il chiarimento a livello politico» spiegano dall’azienda.
Un dialogo con la maggioranza da parte del duo M5s-Avs non sarebbe in ogni caso una novità: i due partiti di opposizione hanno approfittato dell’Aventino del Pd sul dossier Rai per eleggere assieme oltre a Alessandro di Majo (consigliere d’area pentastellata) anche Roberto Natale, ex sindacalista Usigrai considerato vicino alle posizioni di Avs. Natale, dal canto suo, ha anche specificato che è disposto a superare le divisioni partitiche per l’azienda: «Io non sono lì per lavorare a nuove maggioranze politiche, ma per amministrare l'azienda nel modo più utile» ha detto prima di Sanremo. Durante l’ultima riunione di cda, ha votato a favore (insieme al suo collega di Majo) delle nuove linee guida editoriali, che prevedono anche la ricostruzione di un’identità di rete per Rai2 e Rai3, in forte difficoltà. Una promessa che, a taccuini chiusi, i dirigenti meloniani raccomandano di non leggere però come una ricostituzione della Telekabul che fu.
Insieme, i due partiti di Conte e di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno anche benedetto la nomina (poi ridotta durante una riunione del cda a un interim in odore ora di riconferma) di Pierluca Terzulli a nuovo direttore del Tg3 dopo l’uscita dall’azienda di Mario Orfeo.
Nel frattempo, in attesa della creazione del ruolo di coordinatore dei generi – previsto dalla riforma Salini ma mai implementato – da assegnare a Stefano Coletta, oggi ai palinsesti, considerato vicino al centrosinistra ma apprezzato dai dirigenti di maggioranza, Coletta ha ottenuto a sorpresa la direzione a interim dell’offerta estero, per capirci quella Rai Italia rimasta orfana il 27 febbraio fa di Fabrizio Ferragni. La direzione era considerata di liturgia azzurra, e Forza Italia mira a conservarla, magari con un nome femminile come quello di Mariarita Grieco, attualmente vicedirettrice al Tg1.
Lo scontro in commissione
L’apertura dei due partiti d’opposizione più piccoli si è scontrata mercoledì sera con la linea del Pd, sintonizzato su tutt’altra frequenza: insieme, il centrosinistra aveva infatti chiesto la convocazione in commissione dell’ad Rai Giampaolo Rossi. Di fronte all’indisponibilità della maggioranza a procedere con altri lavori prima della ratifica di Agnes, il Pd e gli altri partiti avevano tirato in ballo un passaggio del regolamento che garantisce la possibilità di riunirsi (senza votare) anche soltanto alle opposizioni.
In questa maniera, sarebbe aggirato il vincolo del numero legale che la maggioranza continua a far mancare a ogni convocazione della commissione, in attesa che si sblocchi la questione della presidenza. Anche la presidente Barbara Floridia si è mostrata disponibile a considerare questa possibilità.
Durante l’ufficio di presidenza in commissione, i dem (e gli altri capigruppo d’opposizione) hanno insistito sulla necessità di interpellare Rossi, mentre il centrodestra obiettava che l’audizione dell’ad non è la materia eccezionale a cui il regolamento fa riferimento, anzi si tratta di un’attività ordinaria per la commissione. In più, il regolamento prevede – secondo la destra – solo «discussioni», e non audizioni.
Durante lo scontro, in cui Floridia ha lasciato intendere che vaglierà la possibilità di procedere in ogni caso, FdI, Lega e FI hanno fatto invece capire che, qualora la presidente dovesse procedere, chiederanno l’interpretazione corretta del regolamento al presidente del Senato Ignazio La Russa. La questione della presidenza non è stata toccata, ma sottobanco qualcosa si muove.
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