Da Fratelli d’Italia non hanno dubbi: «Roberto Sergio si è suicidato politicamente con questa mossa. La successione di Rossi a questo punto è ancora più certa di prima». Quel che è sicuro è che l’intervista dell’amministratore delegato uscente della Rai è stata la prima tessera del domino che ha provocato l’escalation della sfida tra lui e il direttore generale Giampaolo Rossi.

Insieme alla notizia della cena in cui i referenti d’area leghista hanno informalmente dato il proprio placet alla ricandidatura di Sergio, il colloquio dell’ad a Italia oggi ha provocato la rottura del patto della staffetta per cui Rossi e Sergio si sarebbero dovuti scambiare i ruoli a giugno, dopo le europee.

Il duello tra i due vertici era stato finora sempre negato, affogato in dichiarazioni di stima e amicizia reciproche (diffuse più dall’ad che dal dg, a dire il vero). Sminuito a più riprese anche il momento più basso dei loro rapporti, quando i due si erano scontrati duramente dopo che Sergio si era attivato per tenere in Rai Corrado Augias almeno per uno dei programmi che conduceva sul servizio pubblico. Forse i rapporti non erano poi così sereni.

Ora il patto tra i due sembra tutto da riscrivere. I fedelissimi di Rossi descrivono la fiducia di Meloni nell’intellettuale di Colle Oppio come granitica, giurando sulla sua intenzione di portare a termine l’occupazione definitiva della poltrona più importante di viale Mazzini. Quel che è certo è che Sergio è andato all in. Nel caso in cui i dirigenti che rispondono a via della Scrofa dovessero aver ragione, difficilmente avrebbe un incarico all’altezza di quello che sta lasciando.

«Lo aspetterebbe una prigione dorata, senza incarico ma con uno stipendio non indifferente», sussurra qualcuno. Le reazioni si dividono tra chi considera l’autocandidatura un errore inaspettato per un democristiano di grande esperienza e chi legge la mossa come un gesto che è il risultato di una serie di attestati di stima che arrivano da diverse aree politiche e poteri di alto livello.

La contromossa

La certificazione ufficiale della rottura del patto è arrivata su Affari italiani, medium considerato vicino a Rossi, nel primo pomeriggio. Ma nonostante Meloni non abbia intenzione di mollare l’occasione per piazzare un suo uomo di fiducia alla guida della Rai, il calcolo della successione non è così scontato.

Tra chi ha un buon rapporto con Matteo Salvini si nota la fiducia di Sergio nel futuro che traspare dall’intervista: l’ad parla della volontà di reintrodurre le direzioni di rete e di abbandonare quelle di genere, annuncia investimenti nelle fiction e dichiara per l’ennesima volta guerra alle produzioni esterne. «Chi fa piani di quel genere deve avere qualche certezza in mano» osserva un uomo d’area.

Certo è che l’amministratore delegato può contare su una sponda parlamentare più ampia rispetto al dg: è diverso il punto di partenza, visto che l’ex democristiano parte da buoni rapporti tutto l’arco parlamentare – compresa quella centrista in frizione per il caso Sgarbi – mentre Rossi è espressione di un’unica realtà, ed è diversa la strategia che i due hanno seguito durante i primi mesi d’incarico.

Sergio ha dato parecchie interviste ed è sempre pronto ad assecondare la sua vena piaciona e mostrarsi in televisione, possibilmente accanto al suo artista di riferimento, l’amico Fiorello. Rossi, al contrario, è apparso piuttosto restio a farsi conoscere dal pubblico. Ma il fascino sprezzante dell’intellettuale tenebroso sembra non bastargli più.

L’ospitata

Inaspettatamente è in programma per lunedì una sua ospitata in seconda serata. Ieri il dg ha registrato, insieme alla presidente della commissione Vigilanza Rai, la prossima puntata di XXI secolo, il programma di Francesco Giorgino.

L’ex anchor del Tg1 ha incentrato la puntata sulla storia di tv e radio, che quest’anno celebrano due compleanni tondi. Che l’ospitata cada a ridosso della discesa in campo di Sergio è solo una coincidenza, giura chi gli sta intorno. Ma c’è anche chi racconta di un invito di Giorgino, poi declinato, a Sergio: chi conosce l’ad sa che da domenica la sua attenzione (ma anche quella del resto del paese) sarà su Sanremo e che l’ultima seconda serata prima del Natale laico della televisione italiana non è tra le sue priorità.

A viale Mazzini c’è anche chi nota con malizia che Rossi sarà ospite di un conduttore considerato gradito al Carroccio, tanto che i due si conoscono appena, complice l’affollatissima agenda del dg. Nonostante tutti gli indizi, però, l’ideologo non starebbe cercando vendetta. Soltanto un modo per farsi finalmente conoscere dal grande pubblico della seconda serata del lunedì?

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