Nella prima bozza della legge di Bilancio diffusa martedì si legge che il taglio del canone in bolletta, voluto dalla Lega, è compensato da fondi attinti alla fiscalità generale soltanto per l’anno 2024: una riduzione rispetto alla prima versione che rivela la manovra elettorale di Salvini
Gli alleati della Lega hanno messo a nudo il bluff elettorale di Matteo Salvini. Con la pubblicazione della prima bozza della legge di Bilancio viene alla luce che il taglio del canone Rai, una delle misure più sbandierate dal leader del Carroccio in conferenza stampa di presentazione della manovra, è soltanto una proposta acchiappavoti.
Il taglio di 20 euro alla cifra da versare per il servizio pubblico in bolletta rischia infatti di restare un unicum non ripetibile: nel testo si legge che il fondo di compensazione di 430 milioni di euro da fornire a viale Mazzini attingendo alla fiscalità generale, cioè a quel gruzzolo che si origina dalle altre tasse versate dai contribuenti, è previsto soltanto per il 2024. Una cifra che manda in pari la quota a disposizione della Rai l’anno prossimo, ma che è vincolata a «impieghi in ammodernamento, sviluppo e gestione infrastrutturale delle reti e delle piattaforme distributive, nonché di realizzazione delle produzione interne». Poi, chissà.
Il taglio
Nella versione originaria del testo il finanziamento dalla fiscalità generale era previsto per 2024, 2025 e 2026: ora, quelle risorse sono state cancellate. Il che significa, a meno che Salvini o chi per lui spunti una nuova trattativa in futuro, che nel 2025 la Rai dovrà recuperare oltre 400 milioni da altre fonti. «Oppure, si tornerà a pagare 90 euro in bolletta», spiegano da Fratelli d’Italia, dove il fatto che sia stato messo un freno alle ambizioni di Salvini di smontare il servizio pubblico in mano ai meloniani è vissuto con una certa soddisfazione.
Nell’ambito di una manovra che già non aveva concesso quasi niente al segretario della Lega, poi, il fatto di svelare il suo bluff per conquistare voti in vista delle europee viene vissuto con ulteriore gusto: i vertici di viale Mazzini in quota Fratelli d’Italia erano preoccupati per le manovre dei leghisti, ma la mossa di qualche alacre manina al ministero dell’Economia ha riaperto la questione. Resta da vedere se su questo punto la Lega si atterrà al diktat di palazzo Chigi sul limite da porre agli emendamenti da presentare alla manovra oppure se il Carroccio vorrà impuntarsi.
© Riproduzione riservata