L’indicazione è arrivata via mail: si raccomanda a tutte le testate di mandare in onda un servizio – uguale per ogni sede – sulla convention fondativa del nuovo sindacato di destra Unirai, celebrata giovedì sera. Molte redazioni regionali non hanno apprezzato l'imposizione e il tono celebrativo del servizio
«Dopo questa occasione di confronto e condivisione la strada è appena cominciata». La chiusa del servizio trasmesso in contemporanea da tutte le redazioni regionali della Rai dà l'idea della linea del pezzo confezionato sulla fondazione di Unirai e indicato dalla direzione di testata per l’edizione delle 14. La mail non lascia spazio a dubbi: «Il servizio va trasmesso nell’edizione tg ore 14 di oggi venerdì 1 dicembre».
Una decisione che ha fatto storcere il naso a molti giornalisti delle redazioni regionali, anche per il tono spiccatamente positivo in cui viene raccontata la fondazione del sindacato di destra che è andata in scena giovedì sera all’auditorium dei due Pini. Tra i relatori sul palco, insieme a molti altri direttori di genere e di testata, anche Alessandro Casarin, al timone della Tgr: il capo delle testate regionali è considerato gradito agli ambienti leghisti, che in queste settimane si sfideranno con gli uomini di Fratelli d’Italia in Rai per la guida della nuova organizzazione, forse futuro sindacato.
«Una grande partecipazione e una grande volontà per un progetto che comprenda temi fondamentali come la tutela dei giornalisti e la garanzia dell’autonomia professionale. La Rai che verrà, insieme per il cambiamento: è l’ambizioso programma con cui un gruppo di giornalisti del servizio pubblico si è presentato» è l’apertura del servizio, che continua in maniera entusiasta. «Un punto di partenza – dicono – con l’obiettivo di costruire una casa allargata, inclusiva, plurale e libera per tutti i giornalisti Rai che oggi non si sentono rappresentati»: insomma, la realtà che tutti i giornalisti Rai hanno sempre sognato.
Ma il servizio non nasconde l’ambizione di Unirai di scalzare Usigrai – il grande sindacato unico dei giornalisti che finora ha rappresentato i cronisti – come controparte formale dell’azienda: «Si vuole insomma costituire un nuovo interlocutore per l’azienda, un interlocutore che resti però libero da ogni pregiudizio ideologico e lontano dalla propaganda politica. Stando al dibattito e ai panel che sono seguiti, l’operazione assume soprattutto i contorni di una sfida di carattere culturale».
Le risposte delle redazioni
I comitati di redazione delle diverse sedi regionali hanno presto fatto sentire la loro voce in diversi comunicati. Dalla Lombardia, dove si sottolinea che si sta «abusando dei servizi di rigore che spesso tolgono spazio a temi di interesse per i cittadini» e che «per mandarlo in onda è stato sfilato un altro servizio sulla giornata mondiale di prevenzione dell’Aids». Nel documento si sottolinea anche «il palese conflitto d’interesse da parte della direzione che ha partecipato all’evento, con il direttore Casarin che è intervenuto come relatore».
Sulla stessa falsa riga l’Abruzzo: «Non comprendiamo la scelta di imporre a tutte le redazioni regionali la messa in onda del servizio». «Ci chiediamo quale interesse abbiano i cittadini del Veneto a rinunciare a un servizio di cronaca locale», si legge nel documento che arriva da Venezia, mentre in Friuli-Venezia Giulia esprimono «la ferma disapprovazione» e chiedono che le richieste di trasmettere contenuti uguali per tutti «rimangano episodiche e legate a reali necessità di informazione dei cittadini».
Anche in Sardegna si «ritiene ingiustificata l’imposizione della messa in onda del servizio, di dubbio interesse per il pubblico regionale», decisione che la Valle d’Aosta «stigmatizza», mentre la redazione umbra parla di «imbarazzo». Per i marchigiani il servizio è «irrilevante», da Genova si ricorda che va dato alle redazioni «il giusto tempo di conoscerne modi e contenuti e che devono essere anche spiegate le ragioni dietro l’obbligo di messa in onda».
Dai piani alti della testata controbattono che l’indignazione non è mai stata la stessa in caso di servizi che riguardavano Fnsi o Articolo 21 e si sottolinea che tutte le testate Rai hanno coperto la notizia per la partecipazione di giornalisti, consiglieri d’amministrazione e dirigenti Rai, oltre che componenti della commissione di Vigilanza e rappresentanti del governo.
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