Il direttore di Radiorai è inventore del “panino” e maestro d’equilibrio: con un palinsesto di voci vicine alla Lega e Gr schierati col Carroccio
Una sfilata di opinioni controverse, da chi sostiene che i vaccini contro il Covid hanno effetti collaterali a chi incoraggia a pregare per ottenere la guarigione, dal generale Vannacci a una rassegna infinita di ministri, passando per un notiziario sempre disponibile a spalleggiare le imprese del segretario del Carroccio Matteo Salvini. La Radio 1 di Francesco Pionati è diventata un ricettacolo delle voci imposte dalla Lega, ma l’ex democristiano avellinese illuminato sulla via del leghismo attualmente deve anche affrontare un giro di boa complesso dal punto di vista gestionale: i palinsesti di Radio 1 arrivano infatti soltanto a metà dicembre, da gennaio è tutto da scrivere. Una scelta insolita, che vale anche per i programmi in mano a giornalisti interni, ma che permetterebbe a Pionati di risparmiare qualche soldo sulle numerose trasmissioni affidate a voci esterne. Ad anno nuovo, poi, si capirà Pionati otterrà le nomine gerarchiche che il direttore ha chiesto all’ad Roberto Sergio. In un clima da spending review in cui non c’è nemmeno più la certezza del canone, una prospettiva tutt’altro che certa, ma anche quali saranno le indicazioni della politica per il suo costoso palinsesto, già ben oltre i limiti di budget di Radio 1. Ma alla collocazione in quota non c’è mai fine, e il prossimo a sbarcare sull’etere dovrebbe essere Pino Insegno, reduce da un'avventurosa trattativa dopo che i vertici di viale Mazzini hanno deciso di non fargli condurre l’Eredità, come inizialmente previsto dagli accordi con il suo agente. Una collocazione che sarebbe paradossale, considerato che fino alla primavera scorsa Forrest di Marianna Aprile e Luca Bottura proponeva una parodia del doppiatore, il Punto di Pino Insegno. Ma erano altri tempi.
La gestione di Pionati ha intanto soddisfatto i suoi sponsor leghisti soprattutto per quanto riguarda l’informazione. Il direttore è figlio della migliore tradizione democristiana e sa portare a casa il risultato senza farsi inchiodare dalle rigide regole che normano gli equilibri che deve rispettare il servizio pubblico. I suoi giornali radio riflettono la sua esperienza: i dati Agcom rivelano che la Lega a settembre è stato il partito più rappresentato della maggioranza. Insieme al governo, i partiti della coalizione di Meloni totalizzano al Gr1 il 62 per cento del minutaggio, al Gr2 il 67 e al Gr3 il 63 per cento. Ma il tempo dedicato a ogni partito è allocato in maniera furbesca: come nell’edizione di domenica sera, quando alla polemica di Salvini contro la Cgil è stato dedicato un servizio intero, mentre la cosa più vicina a una replica delle opposizioni, il servizio successivo dedicato al M5s, sintetizzava la posizione del Pd nei dieci secondi finali. Spazio dedicato al sindacato di Maurizio Landini: zero.
I passi falsi
Ma i primi due mesi e mezzo si sono caratterizzati soprattutto per gli scivoloni delle figure più in vista del suo palinsesto. Ad aspirare al primato è sicuramente Marcello Foa: l’ex presidente della Rai ha creato lo scandalo più grande della Radiorai leghista invitando un medico radiato dall’ordine a parlare delle conseguenze del vaccino anti-Covid, poi compensata con una puntata riparatrice. Ma non è un unicum: dalla puntata sul potere curativo della preghiera a quella sul politicamente corretto, sapientemente affidata al generale Vannacci che ha avuto un palco per illustrare a tutti quanto gravemente venisse censurato dalla mentalità woke. L’ultima, quella di ieri, dedicata tutta alla ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati, registrata al ministero, per due terzi verteva sulla biografia della ministra. Solo l’ultima parte della trasmissione era dedicata a quella che sarebbe uno degli argomenti più rilevanti di questo momento, la riforma costituzionale per introdurre il presidenzialismo.
Assieme a Foa, l’inventore del “panino” – quel servizio giornalistico che nelle intenzioni di Pionati doveva restituire le posizioni di governo, maggioranza e opposizione – ha dovuto caricarsi in palinsesto nomi di peso della destra sovranista come Francesco Storace, o Igor Righetti, con il suo Igorà, tutto effetti sonori e notizie come quella sulla gara di sculacciate tra donne a Torino (poi disdetta). Ad avere le entrature migliori nel governo è senz’altro Annalisa Chirico: dal suo Ping pong sono transitati tutti i ministri più importanti, Matteo Piantedosi, Gilberto Pichetto Fratin, Giuseppe Valditara, Antonio Tajani e Carlo Nordio. E sono passati appena due mesi e mezzo.
Che i programmi non siano il piatto forte della programmazione viene ammesso perfino da fonti di centrodestra, ma poco male. Pionati può permettersi di fare i conti senza l’oste: non è infatti ancora stato definito un successore del tavolo Ter, l’ente che misurava finora con sondaggi simili a quelli di Auditel gli ascolti delle Radio, che la Rai ha abbandonato la scorsa estate. Mentre lo share basso funesta i sonni dei vertici della televisione, insomma, Pionati dorme sonni tranquilli.
© Riproduzione riservata