Il Movimento 5 stelle ha presentato un disegno di legge al Senato, già incardinato in commissione, per potenziare la norma. Ma Cucchi teme il cavallo di Troia: «Impossibile migliorare il testo con questa maggioranza». Il governo punta infatti a cancellare la norma
Il reato di tortura viene strattonato da più lati, finendo per dividere anche le opposizioni. Con il pericolo che ne esca ammaccato. Il governo non ha fatto mistero di voler intervenire per depotenziarlo, fino a cancellarne gli effetti.
Le minoranze in parlamento vogliono tutelarlo e addirittura coltivano il sogno di rafforzarlo. Il rischio è però dietro l’angolo: quello di servire su un piatto d’argento la possibilità di intervento della maggioranza, che può cogliere l’occasione di attuare il progetto di sostanziale cancellazione. Un bel caos, non c’è che dire.
La notizia, rivelata da Domani, sull’inchiesta aperta Cuneo sui presunti abusi di 23 agenti di polizia penitenziaria ha rilanciato il dibattito anche in parlamento.
Reato a 5 stelle
Il Movimento 5 stelle ha ottenuto l’incardinamento della proposta di legge, firmata da Anna Bilotti, in commissione giustizia al Senato. Il disegno di legge era stato già presentato alla Camera nella scorsa legislatura, restando però lettera morta. In queste settimane c’è stata la novità dell’approdo in commissione a Palazzo Madama. Certo, dipenderà dalla calendarizzazione dei lavori. Ma il passo iniziale è stato fatto.
Il contenuto prevede di eliminare alcuni commi che frenano la formulazione dell’ipotesi di reato di tortura. «La premesse è che questa modifica salvaguarda prima di tutto l’immagine delle forze dell’ordine, perché la stragrande maggioranza opera con correttezza. La quotidianità ci consegna d’altra parte episodi gravissimi e dobbiamo adeguarci alla situazione», spiega Bilotti a Domani.
«Il governo – sottolinea la senatrice del M5s – ha introdotto il reato di imbrattamento, per colpire gli attivisti del clima, perché riteneva fosse necessario stare al passo con i tempi». E quindi, è il ragionamento dell’esponente pentastellata «è necessario tutelare il diritto delle persone, sulla base delle pronunce della Corte di cassazione che hanno innovato la materia». Il progetto è quello di sfidare la maggioranza.
Tortura boomerang
Una versione che non convince l’Alleanza verdi-sinistra, che è favorevole a tenere in piedi il reato. Ma non vuole mettere il tema all’ordine del giorno. Teme l’effetto cavallo di Troia: parte il confronto su una riforma che finisce in una maniera diversa rispetto alle intenzioni.
«Mi chiedo come si possa pensare inasprire le pene per il reato di tortura con questa maggioranza, visto che il governo è intenzionato a depennare nella sostanza questo reato», sostiene Ilaria Cucchi, senatrice di Avs, sottolineando che l’esecutivo vorrebbe già avocare a sé il dossier. E metterci mano a modo proprio. «Il ministro della Giustizia Nordio ha spiegato che pensa di intervenire solo su un articolo, considerando reato solo il tentativo di estorcere una confessione».
Questo, aggiunge Cucchi, «significa che resterebbe impossibile indagare su fatti come quelli di Santa Maria Capua Vetere, a Modena, e ora Cuneo, che non riguardano per niente le confessioni».
Da qui il consiglio: di evitare l’apertura del confronto in parlamento. In qualche occasione c’è già stato l’effetto boomerang, come sulla vicenda del voto per i fuorisede, sollevata alla Camera dalle opposizioni e rimodulata a proprio piacimento dalla maggioranza. Fino allo snaturamento dell’idea iniziale che ha provocato una dilazione dei tempi della riforma. A dare solidità al ragionamento di Cucchi c’è un disegno di legge depositato a Palazzo Madama da Antonio Iannone (Fratelli d’Italia), che va esattamente nella direzione di allargare le maglie del reato. «Il rischio di subire denunce e processi strumentali potrebbe inoltre disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine», mette nero su bianco il parlamentare di Fdi.
A suo giudizio, con la legge in vigore, c’è la possibilità di privare «i soggetti preposti all’applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti al meglio il lavoro, con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa operativa da parte delle forze dell’ordine».
Mano libera
Insomma, troppe regole frenano gli agenti. Una posizione in linea con quella espressa, nel 2018, da Meloni che all’epoca era all’opposizione: «Il reato impedisce agli agenti di fare il loro lavoro», era il tweet dell’attuale premier.
La tesi dell’effetto boomerang, o cavallo di Troia, sulla legge viene respinta dal Movimento 5 stelle,: «Il governo agisce sulla base della propria volontà, non serve un disegno di legge dell’opposizione per spingere la destra a muoversi». Da qui la domanda: «Visto che non ci sono i numeri in parlamento, le opposizioni dovrebbero girarsi i pollici?».
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