Un crescendo dalla prima lettera di avvertimento ai magistrati alla fine del 2020 e dopo aver portato il caso in giunta per le immunità parlamentari
E adesso Matteo Renzi ha deciso di denunciare i pm che lo vogliono processare per finanziamento illecito ai partiti tramite la fondazione Open: «Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso». Questo quanto ha fatto sapere con un comunicato il leader di Italia Viva appena saputo che, nell'ambito dell'inchiesta su Open, la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per lui e altre dieci persone, tra le quali la deputata di Iv Maria Elena Boschi e il deputato del Pd Luca Lotti. Un crescendo dalla prima lettera di avvertimento ai magistrati alla fine del 2020 e dopo aver portato il caso in giunta per le immunità parlamentari.
Gli indagati
Il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto procuratore Antonio Nastasi insieme al procuratore Giuseppe Creazzo hanno chiesto che siano processati anche l'ex presidente della fondazione Open Alberto Bianchi e l'imprenditore Marco Carrai, che insieme a Renzi, Boschi e Lotti, sono accusati di finanziamento illecito ai partiti. Oltre a loro, gli imprenditori che hanno versato cifre ingenti nelle casse della fondazione che beneficiavano le iniziative di Matteo Renzi e del giglio magico: Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo. Agli indagati vengono contestati a vario titolo i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, autoriciclaggio, traffico di influenze. Coinvolte nel procedimento anche quattro società.
La replica di Renzi
L’ex presidente del consiglio da una parte non si è detto sorpreso e nonostante abbia garantito che non teme di finire a processo ha preparato la sua reazione: «Si tratta di un atto scontato e ampiamente atteso che arriva ad anni di distanza dai sequestri del novembre 2019 poi giudicati illegittimi dalla Corte di Cassazione» ha fatto sapere tramite il suo staff. Non solo, Renzi «ha provveduto a firmare una formale denuncia penale nei confronti dei magistrati Creazzo, Turco, Nastasi» che «l'atto firmato dal senatore sarà trasmesso alla Procura di Genova, competente sui colleghi fiorentini, per violazione dell'articolo 68 Costituzione, della legge 140/2003 e dell'articolo 323 del codice penale»: rivendica la sua immunità parlamentare. Inoltre «ha chiesto di essere ascoltato dai pm genovesi riservandosi di produrre materiale atto a corroborare la denuncia penale contro Creazzo, Turco, Nastasi».
Per Renzi si tratterà di una resa dei conti: «Finalmente inizia il processo nelle aule e non solo sui media», ha proseguito. «E i cittadini - aggiunge - potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell'accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze».
Il leader di Italia viva è già pronto a usare la sua influenza mediatica: questa sera sarà a Porta a Porta e domattina parlerà dalla radio del suo partito, Radio Leopolda.
Le accuse
L'inchiesta su Open, fondazione creata anche per finanziare le convention annuali della Leopolda ideate da Renzi fin dal 2010, è emersa a settembre del 2019, quando la procura fiorentina avviò decine di perquisizioni ai finanziatori della stessa Open in 11 città. All'avvocato Bianchi, che ne era il presidente, era stata sequestrata la lista dei finanziatori.
Open era la cassaforte dei renziani, i cui nomi compaiono nelle carte di Bianchi. Open ha così raccolto i finanziamenti per due campagne per le primarie del Pd – 2012 e 2013 -, la seconda delle quali portò all'elezione a segretario di Matteo Renzi, e anche per la campagna elettorale per il referendum costituzionale del 2016 e il comitato “Basta un sì”.
Per Bianchi, presidente, Carrai, Lotti e Boschi, membri del consiglio direttivo di Open, e Renzi, che per i pm era vertice di fatto dell’organizazzione, i magistrati contestano il reato di finanziamento illecito continuato «perché in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso», scrivono i pm, utilizzavano la fondazione come «articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana)», ricevendo «in violazione della normativa contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla fondazione Open», per un totale di circa 3,5 milioni di euro tra il 2014 e il 2018.
A questo si aggiunge l'ipotesi di reato di corruzione perché Luca Lotti si sarebbe adoperato affinché in parlamento venissero norme a favore del concessionario autostradale Toto Costruzioni spa ottenendo in cambio finanziamenti per Open.
Dalla lettera alla denuncia
La denuncia di Renzi è solo l’ultimi degli attacchi ai pm dell’indagine. Come rivelato da Domani già alla fine del 2020 Matteo Renzi aveva avvertito i magistrati che avrebbe portato avanti le sue prerogative da parlamentare. Secondo l’ex premier infatti sarebbero stati acquisiti messaggi whatsapp ed e-mail del 2018 senza il permesso della sua camera di appartenenza, quindi del Senato, dunque violando i suoi diritti costituzionali relativi all’immunità parlamentare.
Dopo la chiusura delle indagini Renzi ha portato il caso in giunta per le immunità ottenendo l’appoggio dei senatori, il caso però adesso si deve spostare in Aula al Senato, dove il verdetto potrebbe sia essere confermato sia essere ribaltato. L’elezione del presidente della Repubblica ha bloccato la calendarizzazione, ma già prima che ci fosse l’appoggio definitivo di Palazzo Madama, Renzi ha depositato una memoria difensiva – senza farsi interrogare – portando avanti la sua linea e ribadendo ai pm che a suo giudizio la corrente renziana nemmeno esisterebbe. L'udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Firenze si terrà il prossimo 4 aprile.
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