Dopo aver perso lo scontro sulla prescrizione, i grillini vedono minacciato anche il loro ultimo baluardo, il reddito di cittadinanza approvato durante il governo gialloverde. Il leader di Italia viva ha annunciato che inizierà a raccogliere le firme dal 2022
Matteo Renzi lancia un’altra sfida alla maggioranza, nello specifico ai suoi avversari d’elezione, i Cinque stelle. Mentre il Movimento prova a rialzarsi dopo la sconfitta sulla riforma Bonafede, smontata pezzo per pezzo, il leader di Italia viva si propone di cancellare l’ultima eredità dei governi a trazione grillina: il reddito di cittadinanza.
Renzi ha annunciato venerdì che dal 2022, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, raccoglierà le firme per indire un referendum abrogativo sul reddito di cittadinanza. La misura, con cui i grillini ai tempi del governo gialloverde si vantavano di «aver abolito la povertà», era appena stata rifinanziata dal governo Draghi. Ma secondo l’ex sindaco di Firenze abitua le nuove generazioni «a vivere di sussidi».
Per il momento, ha detto Renzi, Italia viva non presenterà la proposta in Consiglio dei ministri per non creare ulteriore tensione in una maggioranza già da settimane in difficoltà.
La sfida
Si tratta di un’ipotesi, che, a prescindere dalle probabilità che il referendum venga davvero indetto e abbia successo, è un altro affronto ai Cinque stelle. Renzi già da tempo li dà per spacciati, e in una recente intervista all’HuffPost ha detto che «sono morti, punto. Però non lo sanno. Quindi non diciamoglielo per favore. Lo capiranno tra qualche mese».
Ridimensionare fino a farlo scomparire il Movimento è l’obiettivo dichiarato di Renzi, che non perde occasione per ribadire la differenza della gestione Draghi da quella di Giuseppe Conte. Per ora la sua proposta incontra però soprattutto le ironie di chi ricorda l’ultimo referendum indetto dall’ex premier, quello sulla riforma costituzionale per l’abolizione del Senato nel 2016, che Renzi ha perso ampiamente.
Cinque stelle inquieti
Dall’altra parte i grillini si sentono sempre meno a loro agio in maggioranza. I gruppi parlamentari, in particolare, non hanno gradito l’intervento del fondatore-garante Beppe Grillo sulla questione della giustizia. Dopo un accordo sull’astensione in Consiglio dei ministri, infatti, l’ex comico è intervenuto con una chiamata ai ministri della delegazione Cinque stelle e li ha convinti a votare a favore delle modifiche proposte dal ministro Marta Cartabia.
Se dovesse esserci un attacco al reddito di cittadinanza, il Movimento si troverebbe in difficoltà a giustificare la propria permanenza nella maggioranza che sostiene il governo Draghi.
L’iniziativa è già stata raccolta dal leader della Lega Matteo Salvini convinto che il reddito di cittadinanza, «invece di creare lavoro, sta creando problemi». Sembra quindi delinearsi un’altra intesa tra i due Matteo, già alleati per modificare il testo del ddl Zan con numerosi emendamenti non condivisi da Cinque stelle e Pd, timorosi che una nuova modifica possa impedire l’approvazione della legge.
Ora il testo andrà in aula al Senato così com’è stato concepito, ma il voto segreto che la destra probabilmente chiederà potrebbe affossare il provvedimento grazie al contributo dei franchi tiratori.
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