Il leader di Italia viva in una lunga intervista al Corriere risponde sul suo coinvolgimento nel board del Fii Institute e la sua conferenza con il principe Mohammed Bin Salman: «L’Arabia e uno dei nostri alleati più importanti», nessun riferimento ai crimini del regime. Sulle consulenze aggiunge: «pago le tasse». Mentre vanno avanti le consultazioni esclude l’ipotesi voto: «Tutti sanno che al voto non si andrà prima del 2023. La questione è capire se ci sarà un governo politico o tecnico e chi lo guiderà»
Mentre procedono le consultazioni, le ipotesi contratto di governo e le schermaglie su premier e ministri, Matteo Renzi non trova nulla di male nel portare avanti la sua occupazione da conferenziere pagato dal regime saudita: «Sono stato a fare una conferenza – ha detto rispondendo al Corriere della Sera -. Ne faccio tante, ogni anno, in tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, dal Medio Oriente alla Corea del Sud. È un’attività che viene svolta da molti ex primi ministri, almeno da chi è giudicato degno di ascolto e attenzioni in significativi consessi internazionali. E grazie a questo pago centinaia di migliaia di euro di tasse in Italia».
Per lui anche il premier Giuseppe Conte in futuro potrebbe essere interessato a questa attività: «Anche il presidente Conte, quando lascerà Palazzo Chigi, avrà le stesse opportunità di portare il suo contributo di idee». Quanto all’Arabia Saudita «soltanto chi non conosce la politica estera ignora il fatto che stiamo parlando di uno dei nostri alleati più importanti».
Il leader di Italia viva difende la sua relazione con il paese. Per Amnesty International è «il regno della crudeltà», secondo il senatore invece «il regime saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico, la forza politica ed economica più importante dell’area. Il programma Vision2030 è la più importante iniziativa di riforma mai tentata nella storia della regione. Se vogliamo parlare di politica estera diciamolo: è grazie a Riyadh che il mondo islamico non è dominato dagli estremismi». La scoperta da parte di Domani della sua partecipazione nel board del Fii Institute e dei suoi affari con il paese per lui è un caso nato «per attaccarmi personalmente non riuscendo a rispondere sui contenuti». Ora, ha concluso sull’argomento, «occupiamoci di vaccini e posti di lavoro, poi risponderemo puntigliosamente in tutte le sedi».
Il governo politico
Ieri la delegazione di Italia viva da lui guidata è andata a interloquire con il presidente della Camera Roberto Fico per cercare di capire gli sbocchi della crisi di governo innescata dal suo partito, e si fa avanti l’ipotesi di un secondo giro. Il leader di Italia viva è convinto che le elezioni siano un’esito poco probabile, anzi, uno spauracchio, e ha specificato che il primo desiderio di Iv rimane il governo «politico» rispetto a uno «istituzionale»: «Ora una cosa alla volta, prima proviamo a fare il governo politico». Il voto «è il solito spauracchio per terrorizzare qualche parlamentare preoccupato. Prima di votare c’è da fare il Recovery plan, gestire i vaccini, fare il semestre bianco ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Lo sanno anche i muri». Qualche dirigente politico, ha detto rispondendo alle affermazioni del membro della direzione Pd, Goffredo Bettini, «si finge di essere un raffinato stratega giocando la carta della paura sui senatori. Ma tutti sanno che al voto non si andrà prima del 2023. La questione è capire se ci sarà un governo politico o tecnico e chi lo guiderà», ha aggiunto.
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