Nel decreto Pnrr possibili più soldi e maggiori funzioni. Il nuovo corso porta un aumento delle spese. Il Consiglio: «Non siamo dei divora risorse»
Vertici nuovi, drappeggi nuovi. Mentre si profila l’ipotesi di riportare il Cnel ai vecchi fasti, tramite un riconoscimento del governo Meloni che potrebbe essere già il decreto Pnrr quater, il presidente Renato Brunetta ha già fatto capire che la musica è cambiata. Su tutto, arredi inclusi. Con lui è in atto un restyling totale del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, l’organo di rilievo costituzionale sopravvissuto al tentativo di soppressione previsto dal referendum costituzionale di Matteo Renzi. L’ultimo tentativo, dopo decine di proposte di legge che puntavano alla sua eliminazione. Nessuna è andata in porto.
Restyling completo
L’ex ministro berlusconiano, convertito al draghismo, ha dettato la linea: cambiare tende e moquette oltre, ovviamente, alle sedie presidenziali. A meno di un mese dall’insediamento, avvenuto a fine aprile 2023, il Cnel ha sostenuto una spesa di 20mila euro per rifare il look al piano di Brunetta. E per ravvivare la già incantevole cornice della sede di Villa Lubin, dentro Villa Borghese a Roma, il neo-presidente ha pensato bene di investire, tra maggio e agosto, oltre 15mila euro per l’acquisto di piante e accessori per il giardinaggio. Non solo, per far fronte ai problemi di linea mobile nella sede, altri 16mila euro sono stati investiti sul potenziamento del segnale.
Ma al di là di queste operazioni di abbellimento la vera speranza del Cnel e del suo presidente è il decreto Pnrr quater, che dovrà mettere a punto altri elementi per l’attuazione del Piano. Secondo le indiscrezioni circolate, nel testo potrebbe esserci una devoluzione di poteri che sarebbe molto gradita a Brunetta, che non è intenzionato a “svernare” a Villa Lubin.
Del resto, che il governo abbia in considerazione il Consiglio è diventato chiaro durante il confronto sul salario minimo. La premier Giorgia Meloni ha affidato il dossier al Cnel così da avere uno scudo dietro cui portare a compimento la sua operazione di affossamento della misura. La missione è stata compiuta: la relazione di Brunetta è stata preziosa per palazzo Chigi. E ora, quindi, non sarebbe una grossa sorpresa se l’esecutivo decidesse di ripotenziare l’organismo.
Attesa Pnrr
Il decreto Pnrr quater può essere il veicolo normativo per una restaurazione, un ritorno al passato che prevederebbe un incremento della dotazione dei fondi per nuove assunzioni nella pianta organica e il ripristino di indennità e rimborsi spesa per i consiglieri, cancellati negli anni scorsi. Di sicuro sul punto dei rimborsi, il Cnel sta facendo pressioni da tempo. Il testo è comunque in elaborazione, con un rimpallo tra il ministero dell’Economia e palazzo Chigi, con Raffaele Fitto in prima linea.
Un fatto è certo. Il Cnel, stando al bilancio di previsione, spenderà di più rispetto alla passata consiliatura grazie ai risparmi della precedente gestione di Tiziano Treu. La presidenza Brunetta ha previsto un incremento delle spese. In totale le uscite, al netto di eventuali e future variazioni di bilancio, ammonteranno a 13,2 milioni di euro: 900mila euro in più rispetto al bilancio di previsione dell’anno precedente.
Sotto la guida dell’ex ministro della Pa, lievitano gli esborsi per gli staff, tra contratti a tempo determinato, consiglieri e collaboratori. La quota è in totale di 625mila euro facendo registrare +80 per cento circa rispetto al precedente previsionale di spesa per la retribuzione delle 13 unità (tra cui due sono a titolo gratuito).
Balzo in vista, poi, per il costo degli organismi di controllo, come il collegio dei revisori e l’organismo indipendente di valutazione, che passa da 120mila a 180mila euro. E, vista l’intenzione di dare nuova verve all’organismo, sale del 27 per cento la spesa per comunicazione, pubblicità e relazioni istituzionali, arrivando a 140mila euro.
Dal Cnel, però, respingono l’accusa di divorare risorse, definendola una «leggenda metropolitana». «Il costo è incomparabilmente più basso rispetto a quello di tutti i principali organi dello stato, inclusi gli altri organi di rilevanza costituzionale e quindi di pari grado», spiegano a Domani da Villa Lubin.
L’importo dei trasferimenti statali è «di 7.122.950, inalterato anche per il 2024». Si attinge infatti dalla dotazione accantonata negli anni. E, infine, «il costo onnicomprensivo del Cnel è oggi pari al 37,4 per cento di quello di dieci anni fa, con una riduzione di quasi due terzi, per un minore onere a carico dello Stato di più di 10 milioni di euro», puntualizzano ancora gli uffici del consiglio.
Intanto, dal Cnel guardano a palazzo Chigi per definire un organico tuttora incompleto per garantire il vero funzionamento della macchina. Bisogna far partire l’iter di nomina del nuovo segretario generale di Villa Lubin per fare in modo che poi venga indicato il direttore generale. Perché per far girare il motore del Cnel non bastano le tende nuove.
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