- Il vento nazionale si sente su questa tornata di amministrative giocate un po’ in sordina in 595 comuni.
- Come sempre in Italia, però, ogni campanile racconta una storia a sè con nomi che ritornano, come quello dell’eterno candidato di Imperia, l’ex ministro Claudio Scajola, e improbabili avventurieri come Stefano Bandecchi, livornese proprietario della Ternana e candidato come primo cittadino della città umbra.
- Sullo sfondo della competizione, però rimane la frammentazione tra i partiti che in parlamento sono all’opposizione. Intorno al baricentro del Pd continua a non coagularsi un’alleanza a tre e anzi, spesso nemmeno quella a due è stata possibile.
Il vento nazionale si sente su questa tornata di amministrative giocate un po’ in sordina in 595 comuni. Come sempre in Italia, però, ogni campanile racconta una storia a sè con nomi che ritornano, come quello dell’eterno candidato di Imperia, l’ex ministro Claudio Scajola, e improbabili avventurieri come Stefano Bandecchi, livornese proprietario della Ternana e candidato come primo cittadino della città umbra.
Sullo sfondo della competizione, però rimane la frammentazione tra i partiti che in parlamento sono all’opposizione. Intorno al baricentro del Pd continua a non coagularsi un’alleanza a tre e anzi, spesso nemmeno quella a due è stata possibile.
Il Movimento 5 Stelle ha corso con i dem solo in sei città e nelle altre si è assestato su percentuali di mera rappresentanza e lo stesso è stato per il terzo polo. Il centrodestra, come da tradizione ancora più cementata dal governo insieme, è invece sempre un blocco unito tranne nel caso più unico che raro di Massa. Il risultato, tuttavia, è rimasto incerto in molti capoluoghi di provincia, dove servirà il secondo turno a fine mese e saranno determinanti le alleanze.
Brescia
La città lombarda è una delle bandierine che il Pd ha puntato a mantenere: la candidata Laura Castelletti è stata vicesindaca e assessore alla Cultura e incarna il modello dell'amministrazione uscente guidata per dieci anni da Emilio Del Bono, che è stato anche il candidato più votato alle regionali in Lombardia nella lista a sostegno di Pierfrancesco Majorino.
Castelletti ha vinto al primo turno senza bisogno di ballottaggio ed è scesa in piazza a festeggiare prima della fine dello scrutinio: è la prima sindaca donna della città e una buonissima notizia per la leader del Pd, che può festeggiare al primo turno la vittoria anche a Teramo con Gianguido D’Alberto. Sconfitto il candidato del centrodestra, Fabio Rolfi, ex assessore all'Agricoltura nella giunta regionale e la dimostrazione che la Lombardia non è terreno impossibile per il centrosinistra, almeno nelle città medio-grandi.
Latina
La vicenda della città laziale ha avuto contorni tragicomici: è stato il terzo voto per la guida della città. Si era votato in luglio, poi di nuovo a settembre per un problema di scrutini invalidati in 22 sezioni, con la vittoria del candidato di centrosinistra Damiano Coletta, che però non aveva i numeri per governare ed è stato costretto al ritorno alle urne dopo le dimissioni di tutto il centrodestra.
A questo terzo tentativo di dare un’amministrazione comunale a Latina è subito schizzata in testa la candidata di destra Matilde Eleonora Celentano con il 70 per cento e la vittoria al primo turno, nonostante Coletta fosse sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle e che Elly Schlein era venuta a supportare nei giorni scorsi.
Terni
La campagna elettorale di Terni è stata una delle più scoppiettanti. La città umbra ha avuto sette aspiranti candidati a sindaco e la sfida è stata tutta interna al centrodestra, che era anche amministrazione uscente dopo il crollo della precedente giunta di centrosinistra. Al candidato ufficiale di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, Orlando Masselli si è infatti opposto dando filo da torcere il civico Stefano Bandecchi.
Sempre d’area centrodestra, forte del suo essere patron della squadra di calcio locale e fondatore dell’università Niccolò Cusano, si è attirato le ire della sua città natale. Bandecchi, infatti, è livornese di nascita e l’ha definita una città «che fa schifo», ottenendo attenzione mediatica interregionale. Sarà ballottaggio, da cui solo la fine dello scrutinio certificherà l’assenza del candidato del Pd, Josè Maria Kenny, che correva da solo e con ben due concorrenti: uno del Movimento 5 Stelle e una candidata della Sinistra.
Imperia
Una volta sindaco, sempre sindaco. Per Claudio Scajola il primo amore è rimasto quello per il comune della sua città, dove ha ottenuto il quarto mandato. Questo è il secondo consecutivo: nel mezzo, infatti, ha ricoperto incarichi a livello nazionale ma non ha mai rinunciato al suo radicamento territoriale.
In questa corsa, però, si è definito civico e ha preteso da tutto il centrodestra – compresi Udc e Lista Toti – di sostenerlo rinunciando ai simboli nazionali e aderendo alle tre liste civiche a suo sostegno. Contro di lui poco ha potuto fare il suo diretto rivale ed esponente di centrosinistra, Ivan Bracco. La loro è stata una contesa politica, ma la prima è stata giudiziaria: Bracco, infatti, è stato il poliziotto che su Scajola indagò in sei occasioni.
Le città toscane
A Pisa si profila una nuova vittoria del sindaco uscente e candidato del centrodestra Michele Conti. Non è bastata per farcela e riconquistare la città l’alleanza – una delle poche città in cui c’è stata – tra Pd e Movimento 5 stelle intorno al candidato Paolo Martinelli. Si conferma così l’enclave di destra in una delle regioni rosse per antonomasia come la Toscana.
A Massa, invece, la divisione non solo nel centrosinistra ma anche del centrodestra ha pesato nell’indeterminatezza del risultato e il ballottaggio l’ultimo fine settimana di maggio. Lega e Forza Italia, infatti, hanno sostenuto il candidato Francesco Persiani, mentre Fratelli d’Italia ha corso da sola con Marco Guidi. Il risultato costringerà il centrodestra a riunirsi, ma difficilmente porterà armonia.
La contesa a Siena, invece, ha portato a un ballottaggio. Lo scrutinio ha proceduto a rilento ma il 28 e 29 maggio si sfideranno di nuovo Nicoletta Fabio del centrodestra e Anna Ferretti della coalizione del centrosinistra. A determinare il risultato, il buon dato ottenuto dal civico di sinistra Fabio Pacciani, i cui voti però dovrebbero poi confluire sulla favorita Ferretti.
Treviso e Vicenza
Non c'è gara a Treviso. La vittoria ben oltre il 60 per cento è del sindaco leghista uscente Mario Conte, che nel suo piccolo segue le orme del leghista veneto per antonomasia, Luca Zaia. Anche Conte, infatti, ha fatto correre una lista civica che porta il suo nome e che è diventata il primo partito, quasi doppiando la Lega che si è fermata intorno al 17 per cento. Staccato nettamente, invece, l’imprenditore candidato di centrosinistra, Giorgio De Nardi.
Il voto nell’altra provincia veneta di peso, Vicenza, è stato invece più combattuto. Anche qui il centrodestra ha candidato il sindaco uscente, Francesco Rucco, ma l’effetto non è stato dirompente ed è stato testa a testa con il candidato del centrosinistra, Giacomo Possamai, che era sostenuto anche da Azione di Carlo Calenda ed è leggermente avanti. Il risultato è un ballottaggio che potrebbe far sperare il centrosinistra che, almeno a livello comunale come è stato a Verona, riesce ad essere competitivo nei confronti del centrodestra.
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