Meloni ha convocato una riunione con ministro degli Esteri, della Giustizia e sottosegretario con delega ai Servizi per ragionare su come procedere per ottenere il rilascio della giornalista e ha ricevuto la madre di Sala. Intanto, il segretario generale della Farnesina ha ricevuto l’ambasciatore dell’Iran. La procura dà parere negativo alla richiesta di domiciliari per l’ingegnere iraniano arrestato a Malpensa
Dopo le notizie sulle condizioni di detenzione in Iran di Cecilia Sala – che sta vivendo luce accesa ventiquattr’ore al giorno, isolamento e senza occhiali da vista – il governo ha accelerato sull’elaborazione di una strategia per ottenere la liberazione della giornalista dal carcere di Evin.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dato mandato al segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia di riceve l’ambasciatore iraniano Mohammad Reza Sabouri giovedì alle 12. In una nota si legge che è stata innanzitutto chiesta la liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico. Guariglia ha ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all'Ambasciata d'Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati.
Sala è riuscita il primo dell’anno a effettuare una chiamata alla famiglia, ma l’ambasciatrice italiana non l’ha più potuta visitare dal 27 dicembre.
L’ambasciatore iraniano nel pomeriggio ha comunicato la sua versione dell’incontro con Guariglia, spiegando in un tweet che il suo paese ha garantito a Sala, fin dal suo arresto, «l'accesso consolare all'ambasciata italiana a Teheran» e le sono state «fornite tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari».
Sabouri mette anche in relazione Sala e Mohammed Abedini Najafabadi, l’iraniano arrestato a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti. L'ingegnere sarebbe «detenuto nel carcere di Milano con false accuse» e Teheran «si aspetta dal governo italiano» che «reciprocamente, oltre ad accelerare la sua liberazione, gli vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno».
La vicenda Abedini
L’avvocato di Abedini ha chiesto i domiciliari: l'udienza in cui i giudici della Corte d'Appello di Milano decideranno se accogliere o rigettare l'istanza presentata dal legale sarà fissata non prima del 14 gennaio. La decisione verterà su una valutazione della potenziale “pericolosità” e del “pericolo di fuga” dell'ingegnere iraniano.
La procura di Milano, nel frattempo, ha dato parere negativo sulla sua scarcerazione. Per la procuratrice generale Francesca Nanni, si legge in una nota, «la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del consolato dell’Iran, insieme a un eventuale divieto di espatrio e obbligo di firma, non costituiscono una idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga del cittadino di cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione».
Pochi giorni dopo l’arresto gli Stati Uniti si erano già mossi per far pervenire una propria valutazione ai magistrati: per Washington, si tratta di un soggetto pericoloso e per lui è necessaria la detenzione in carcere.
Il vertice
La maggioranza si è anche data appuntamento per metà pomeriggio: alle 16 si è infatti svolto un vertice a cui hanno partecipato, oltre alla premier e il ministro degli Esteri anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano e i vertici dei servizi. Poco dopo la fine, Meloni ha ricevuto la madre di Sala a palazzo Chigi.
In mattinata, Matteo Renzi aveva chiesto di unire gli sforzi per ottenere al più presto la liberazione della giornalista. «Chiedo alla Presidente Meloni di riunire in sua presenza i leader di maggioranza e opposizione o semplicemente i capigruppo già oggi. O al più tardi domani - ha scritto su X Renzi -. Siamo pronti a raggiungerla a Palazzo Chigi oggi o domani, interrompendo tutti le vacanze, perché la situazione è molto più seria e più grave di come è stata descritta ai giornali. Diamo la massima disponibilità e il massimo sostegno al Governo, ma il Governo faccia ciò che altri premier hanno fatto in situazioni analoghe in passato coinvolgendo da subito tutte le opposizioni».
Sulla stessa linea Elly Schlein e Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd: «Cecilia Sala va liberata e riportata a casa. È la priorità assoluta. Per questo, in contatto col Governo, ci siamo attenuti alla massima discrezione richiesta. Ma le notizie sulle sue condizioni di detenzione sono allarmanti. Il trattamento inumano che sta subendo è inaccettabile. Nella piena collaborazione fin qui assicurata, chiediamo al Governo, nelle forme che la delicatezza della vicenda prevede, la condivisione con tutte le forze politiche delle iniziative intraprese per la sua liberazione» si legge in una nota.
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