Doveva essere la grande svolta per rendere la psicoterapia un diritto per tutti. Ma pochi fondi e troppa burocrazia l’hanno resa inefficace. Mentre ricorre la giornata internazionale della salute mentale, il governo Meloni sembra avere altre priorità
Un anno per vedersi assegnare i fondi, 180 giorni per usarli e pochi professionisti disponibili ad accettarli. A fine settembre 2023 sono state aggiornate le graduatorie del cosiddetto bonus psicologo, le cui domande erano state presentate tra luglio e ottobre 2022. I fondi inutilizzati in precedenza sono stati ridistribuiti tra nuovi assegnatari, che però rischiano di incontrare difficoltà nella ricerca di psicoterapeuti disponibili ad accettare il contributo per iniziare il percorso.
Oggi, 10 ottobre, è la giornata mondiale della salute mentale e il tema scelto per la campagna di quest’anno è: “La salute mentale è un diritto universale”. Proprio per questo era nato il bonus psicologo, un contributo per sostenere le spese relative alle sessioni di psicoterapia, introdotto per la prima volta durante il governo Draghi, e poi rifinanziato un anno fa con la manovra finanziaria, che lo ha reso strutturale.
Il percorso non si è però ancora concluso. Parlando con chi vorrebbe accedere al bonus, con chi lo ha ottenuto e con gli psicoterapeuti, abbiamo scoperto i limiti di una (buona) riforma ancora incompleta.
Le piattaforme online
La piattaforma UnoBravo, nata proprio con l’obiettivo di rendere la psicoterapia più accessibile, al momento non è in grado di accogliere pazienti che intendono utilizzare il bonus psicologo. «Abbiamo accettato il bonus in passato e vogliamo continuare a dare questa possibilità ai pazienti, mettendo a disposizione la nostra piattaforma gratuitamente», spiega Danila De Stefano, Ceo e fondatrice di UnoBravo.
A oggi però i terapeuti di UnoBravo, disponibili ad accettare pazienti con il bonus, non sono in grado di farlo. «L’aggiornamento delle graduatorie ci ha presi alla sprovvista. Il problema è di natura tecnica. Avevamo apportato delle modifiche sulla piattaforma per consentire alle persone in graduatoria di essere identificate come tali. La funzione era stata eliminata una volta esaurito l’ingresso con il bonus, stiamo lavorando per riattivarla», spiega sempre Danila De Stefano.
Mancano, al momento, tempistiche certe: «Speriamo il prima possibile, il nostro desiderio sarebbe già dal mese di ottobre, ma potremmo incontrare problemi».
Diversa, invece, è la scelta di Serenis, piattaforma nata sempre con lo scopo di rendere il benessere mentale alla portata di tutti. In un primo momento, Serenis aveva accolto con entusiasmo l’iniziativa del bonus. «Con il senno del poi avremmo fatto meglio a moderare le aspettative», scrivono sulla loro pagina Instagram. La piattaforma ha smesso infatti di accettare il bonus dopo l’aggiornamento delle graduatorie.
«Abbiamo fatto il possibile per offrire questo servizio, ma, per come è stato pensato, presenta delle difficoltà di gestione tali da averci spinto a rinunciare. Non abbiamo la struttura necessaria per gestire la burocrazia legata all’attuale conformazione del bonus psicologo. Inoltre sempre più psicoterapeuti che collaborano con noi hanno rinunciato a fruire prestazioni attraverso questo strumento», spiegano.
Troppa burocrazia
L’eccessiva burocrazia ha scoraggiato anche diversi psicoterapeuti che operano fuori da queste piattaforme. «Ho scoperto che la procedura del bonus psicologico è burocraticamente complicata per i professionisti che aderiscono, quindi ho deciso di non partecipare più a questa iniziativa», dice una psicologa della Lombardia, il cui nome appare sul sito dell’Inps tra i professionisti che, in un primo momento, avevano aderito al contributo.
«Il professionista si ritrova con un carico burocratico non indifferente. Una serie di procedure complesse che richiedono tempo non retribuito. Questo ha sicuramente scoraggiato molti colleghi a continuare ad aderire allo strumento. Ho passato tante ore a completare le procedure burocratiche. Spesso le indicazioni da parte dell’Inps non sono chiare e nessuno è in grado di darti risposte certe su alcune questioni pratiche», spiega la psicoterapeuta piemontese Chiara Abbà.
Nonostante gli ostacoli, Abbà ha comunque deciso di continuare ad accettare pazienti con il bonus: «Per me è stata un’esperienza edificante. Considerata la mole di lavoro che c’è dietro, c’è un ritorno economico veramente ridotto, ma voglio andare avanti perché in questi mesi ho potuto aiutare nel mio studio tanti ragazzi che senza il contributo non avrebbero potuto iniziare il percorso o l’avrebbero iniziato tra molti anni con il rischio della cronicizzazione dei sintomi».
«Sono giovanissimi che si sono davvero impegnati durante il percorso insieme, che, anche se breve, ha permesso loro di capire l’importanza e la potenza della psicoterapia. Questo contribuisce, con il tempo, a creare una cultura in cui la salute mentale viene considerata di pari importanza a quella fisica»
Problemi da risolvere
Il senatore Pd Filippo Sensi, primo firmatario dell’emendamento che ha permesso di introdurre il bonus psicologo, si dice dispiaciuto che «la burocratizzazione del procedimento ne renda difficile la fruizione», pur rivendicando la bontà dell’iniziativa.
«Le graduatorie hanno avuto uno scorrimento lento e so che alcuni specialisti hanno lamentato ritardi nei pagamenti. Questo può averne scoraggiato l’utilizzo sia da parte degli psicoterapeuti sia da parte degli assegnatari», dice Sensi.
«L’obiettivo di una misura è la sua efficacia. Una misura deve essere utile alle persone. Ma non è una legge scritta nella pietra, è uno strumento dinamico. Da parte nostra c’è stata la volontà di dare priorità alla salute mentale. Con l’obiettivo anche di creare un monitoraggio, in sinergia con diversi enti, per permettere di ottimizzare, nel tempo, la fruizione del contributo», aggiunge il senatore, che però non vede la stessa volontà da parte dell’attuale governo presieduto da Giorgia Meloni.
Un binario morto
Il bonus è stato prorogato nel 2023 dall’attuale esecutivo, ma le risorse sono diminuite notevolmente. I fondi complessivi stanziati per il 2022 ammontavano a 25 milioni di euro che hanno permesso di assegnare il bonus a circa 41.600 persone, secondo gli ultimi dati forniti dall’Inps. Le domande presentate sono state circa 395mila, quindi è stato coperto solo il 10,5 per cento della richiesta.
La legge di Bilancio 2023 ha stanziato 5 milioni per l’anno in corso e 8 milioni per il 2024, quando la misura dovrebbe diventare strutturale. La platea degli assegnatari sarà dunque notevolmente ridotta, anche dalla scelta di aumentare il tetto del contributo dai 600 ai 1500 euro a persona.
Al momento però non è possibile presentare le domande per il bonus psicologo 2023. Sensi aggiunge: «Siamo a ottobre e mancano ancora i decreti attuativi. La volontà di questo governo è di mettere la misura su un binario morto. Se proroghi il contributo, ma tagli i fondi e non fai i decreti attuativi, significa che la salute mentale non è tra le tue priorità».
© Riproduzione riservata