Le parole d’ordine sono «regole, controlli e sicurezza». Così il leghista è tornato a chiedere la spartizione anticipata dei ministeri, che però Meloni non concede
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha scelto il luogo simbolo dei migranti, Lampedusa, per mandare il primo vero messaggio sia agli elettori che agli alleati di centrodestra. Il segretario è andato in visita all’hotspot dove al momento vengono ospitati circa 600 migranti. «Vogliamo garantire regole, controlli e sicurezza», ha detto riferendosi ai migranti arrivati in modo irregolare, «è indegno non offrire accoglienza a chi fugge dalla guerra ma spalancare le porte dell’Italia a migliaia di clandestini che non scappano dai conflitti e dalla fame». Poi è tornato a rivendicare la bontà dei suoi decreti Sicurezza, approvati quando era al ministero dell’Interno: «Il numero dei morti era dimezzato. L’equazione è semplice: meno gente sbarca, meno gente muore», ha detto, accusando l’attuale ministra Luciana Lamorgese di scarso controllo dei confini.
Politicamente, il programma elettorale della Lega punta sul tema immigrazione e si riassume così: ripristino dei decreti Sicurezza, identificazione dei migranti fuori dai confini, con centri in nord Africa per presentare domande di asilo politico e accordi con la Libia. In buona sostanza, bloccare le partenze nei luoghi d’origine e impedire gli sbarchi sulle coste italiane.
Per questo, nonostante Giorgia Meloni abbia detto in tutti i modi che non intende presentare liste di ministri prima del voto, Salvini torna a rivendicare il Viminale per la Lega. «Alcuni ministri, Economia, Esteri e Giustizia, voglio indicarli prima del 25 settembre. Conto che all’Interno possa esserci un ministro della Lega perché i decreti di sicurezza li abbiamo scritti noi».
La resistenza di Fratelli d’Italia, però, è evidente. Prendere accordi spartitori dei ministeri ben prima di vedere i risultati del voto potrebbe essere controproducente, ma sarebbe anche una mossa irrituale dal punto di vista istituzionale, che darebbe a Salvini un’arma impropria. Nessuno nel centrodestra, poi, dimentica che il 16 settembre, a meno di dieci giorni dall’apertura delle urne, il leader leghista sarà di nuovo davanti ai giudici siciliani per il processo Open Arms.
Proprio la Sicilia sarà terra caldissima il 25 settembre: il governatore Nello Musumeci, in quota FdI, si è dimesso ieri e dunque si voterà in contemporanea sia per le politiche che per le regionali. Così, però, si è aperto un doppio problema per il centrodestra: oltre alla difficoltà di compilare le liste per i collegi dell’isola, ritorna sul tavolo anche la questione del candidato governatore, con Musumeci pronto a ricandidarsi e Lega e Forza Italia contrarie.
Ordine e sicurezza
Non solo immigrazione, però. Il programma che ha in mente Salvini recupera anche un altro baluardo: il servizio militare. «Proporrò di reintrodurlo», ha detto ai cronisti. La chiave, comunque, è quella di fare leva sul fisiologico aumento degli sbarchi di migranti in estate, spinti anche dal crescente problema della crisi alimentare causata dalla guerra in Ucraina.
Non a caso, analizzando i dati del profilo Facebook di Matteo Salvini, si nota che la quantità di post che parlano di sbarchi di migranti è molto aumentata: a luglio ne ha parlato in circa un post su dieci, il dieci per cento, il valore più alto negli ultimi cinque anni. Per fare un parallelo, nel luglio 2019 quando era ministro dell’Interno, la percentuale non superava il tre per cento. «Lampedusa è la porta d’Europa, non il campo profughi d’Europa. Mi piacerebbe che l’hotspot fra qualche mese potesse essere chiuso. Il controllo dell’immigrazione si può fare», è la sintesi offerta ai cronisti che lo hanno seguito sull’isola.
© Riproduzione riservata