- Matteo Salvini è stato ricevuto da Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. È la prima visita ufficiale in Vaticano di Salvini nella veste di segretario della Lega.
- Un incontro dove si è parlato di politica estera nel solco di quella “diplomazia parallela” che Salvini sta portando avanti da giorni a sostegno dell’iniziativa del G 20 a presidenza italiana sul futuro dell’Afghanistan.
- Salvini, in questo tentativo di trasformazione politica da “populista a popolare” sotto il pungolo interno di Giorgetti e dei presidenti delle regioni del Nord a guida leghista, ha ammesso in un’intervista alla Stampa "che in Vaticano non ho mai avuto grandi relazioni".
Matteo Salvini è stato ricevuto da Paul Richard Gallagher, 67 anni, arcivescovo inglese, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. È la prima visita ufficiale in Vaticano di Salvini nella veste di segretario della Lega. Un incontro con il numero due del segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, dove si è parlato di politica estera nel solco di quella “diplomazia parallela” che Salvini sta portando avanti da giorni a sostegno dell’iniziativa del G 20 a presidenza italiana sul futuro dell’Afghanistan.
Il colloquio è stato richiesto da Salvini, hanno fatto trapelare dal Vaticano, e concesso, come sempre avviene in questi casi, da monsignor Gallagher che si occupa di temi internazionali e che consegnò al governo italiano la nota di protesta sul ddl Zan per possibili violazioni del Concordato stato-chiesa. Un elemento che non è dispiaciuto a Salvini, naturalmente.
Uno dei temi toccati durante il colloquio è stato proprio il ddl, sul quale i due si sarebbero detti concordi sul fatto che, così com’è' scritta, la legge è lesiva di alcune libertà. Sul fronte diplomatico afghano Salvini, nei giorni scorsi, ha incontrato l’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, e poi nell’ambasciata afghana a Roma l’ex viceministro degli Esteri dell’Afghanistan, Mirwais Nab, giunto in Italia proprio per incontrare Salvini e gli ambasciatori e i rappresentanti di alcuni paesi dell’Ue (tra cui Germania, Francia, Olanda, Polonia, Austria, Svezia, Danimarca, Bulgaria, Estonia, Slovenia, Ungheria, Irlanda, Lituania e Romania) oltre a Canada, Australia, Nuova Zelanda e Islanda. Salvini, leader di un partito vicino ai ceti produttivi del nord, legati da stretti rapporti economici con Russia e Cina, potrebbe fungere da facilitatore per il successo dell’iniziativa italiana e, in caso di impasse, lasciare fuori dalle ricadute negative il governo Draghi, presidente tra i più atlantisti degli ultimi decenni. In una ponderata divisione dei ruoli. Ora l’intervento “diplomatico” del segretario leghista ha l’obiettivo di coinvolgere la Santa sede sul tema Afghanistan.
Lo stesso leader della Lega, su La7, alla vigilia dell’incontro fissato in Vaticano con Gallagher aveva detto: «La visita in Vaticano per me è un motivo di onore, quindi immagino che si possa parlare di vita, di futuro, di bimbi, di famiglia, di educazione, di scuola e di sanità. E, visto quel che sta succedendo in Afghanistan, anche di rapporti internazionali, diritti, di libertà, di democrazia, di tolleranza, di dialogo. E spero che nessuno abbia in testa di riconoscere il governo dei Talebani».
Salvini, in questo tentativo di trasformazione politica da “populista a popolare” sotto il pungolo interno di Giorgetti e dei presidenti delle regioni del nord a guida leghista, ha ammesso in un’intervista concessa alla Stampa «che in Vaticano non ho mai avuto grandi relazioni». E alla domanda se gli afghani vadano aiutati tutti ha risposto con un laconico: «Certamente». Il colloquio avviene alla vigilia della visita di papa Francesco nell’Ungheria di Viktor Orbán, paese sovranista contrario all’accoglienza dei profughi afghani. A Budapest Bergoglio rinnoverà l’invito ad aprire le porte ai migranti.
Ma la visita a monsignor Gallagher non potrà non aver toccato, oltre all’Afghanistan, la difficile condizione delle scuole cattoliche che stanno subendo una pesante crisi, le elezioni amministrative a Roma dove Salvini, sempre alla Stampa, ha detto che «a Roma potrebbe esserci un ballottaggio tra Michetti e l’attuale sindaca. Tra Calenda e Gualtieri non mi stupirei se a ridere fosse la Raggi».
Ruini e Müller
Un incontro, quello in Vaticano con Gallagher, favorito e preceduto da due interventi di gerarchie cattoliche di peso avvenuti nel recente passato: il primo di monsignor Camillo Ruini, per sedici anni presidente della Conferenza episcopale italiana, che il 3 novembre 2019 in un’intervista al Corriere della Sera disse: «Non condivido l’immagine tutta negativa di Salvini che viene proposta in alcuni ambienti. Penso che abbia notevoli prospettive davanti a sé; e che però abbia bisogno di maturare sotto vari aspetti».
Il secondo intervento da ricordare è quello del cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, figura vicino al papa emerito Benedetto XVI e poi rimosso da papa Francesco, che in un’intervista, sempre al Corriere della Sera del 28 maggio 2019, disse: con Salvini è «meglio parlare, discutere o correggerlo quando è necessario». Per poi aggiungere: «Dire, come hanno fatto il direttore di Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro, e il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che Salvini non è cristiano perché è contro l’immigrazione, è stato un errore.
In questa fase la chiesa fa troppa politica e si occupa troppo poco di fede». Insomma un percorso di avvicinamento, quello di Salvini alle gerarchie vaticane di Oltretevere, che parte da molto lontano e che oggi è arrivato al primo incontro ufficiale.
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