A due giorni di distanza dalla pubblicazione, anche Matteo Salvini si dichiara «sconvolto dai video» dei pestaggi di Santa Maria Capua Vetere. Ieri il leader della Lega ha deciso di andare comunque in visita al carcere Francesco Uccella teatro di quella che il giudice per le indagini preliminari ha definito «un’orribile mattanza». «Mio dovere essere qua a ricordare che chi sbaglia paga, anche se e soprattutto se indossa una divisa» ha esordito, «questo non vuol dire però infamare e mettere a rischio la vita di 40mila uomini e donne in divisa della polizia penitenziaria che rendono questo paese più sicuro». Nelle stesse ore in cui Salvini andava in Campania, il presidente del Consiglio Mario Draghi incontrava il garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma.

Il leader della Lega ha deciso di restare fermo nel suo proposito, scaturito dopo che sono scattate le misure cautelari per 52 agenti e dirigenti della polizia penitenziaria. Le immagini hanno mostrato le umiliazioni e i pestaggi subiti dai carcerati, ma Salvini aveva promesso di arrivare fino alle porte del carcere per mostrare la sua vicinanza alla polizia penitenziaria, e l’imbarazzo è stato evidente: «La giustizia faccia il suo corso, e se ci sono stati abusi con nomi e cognomi vanno puniti». E ancora: «Se c’è qualche detenuto che è stato vittima di violenza è inaccettabile».

Quello che è accaduto «è stato un disastro, è stato evidente che ci sono state delle violenze». Ma la moderazione dei toni non significa una nuova rotta: «Però non accetto le minacce di morte, gli insulti e gli attacchi che stanno arrivando anche dai clan di camorra». Per l’ex ministro nemmeno i detenuti sono innocenti, «è stata una mattanza la rivolta in carcere» scoppiata durante la pandemia. Un’affermazione che non è piaciuta alla piccola folla attorno a lui.

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La preparazione

Insomma Salvini resta Salvini. «I detenuti non li ho incontrati. Ho incontrato il direttore, il comandante. Potrò decidere di incontrare chi voglio?» ha risposto infastidito, ma si è detto solidale con chi si trova in carcere. E pensare che solo poche ore prima di raggiungere Santa Maria Capua Vetere aveva detto: «Vado per dare supporto al comandante e agli agenti che fanno bene il loro lavoro».

E al mattino, in una delle sue molteplici uscite pubbliche di giornata, aveva dichiarato: «Solidarietà alle forze dell’ordine che fanno bene il loro lavoro. Chi sbaglia paga, chi sbaglia in divisa paga doppio». Per questo «oggi sarò nel carcere di Santa Maria Capua Vetere a testimoniare il mio supporto al direttore e a chi fa bene il proprio lavoro».

Dopotutto Elisabetta Palmieri, direttrice del carcere, non risulta indagata e, come già raccontato da Domani, in quei giorni non si trovava nell’istituto. Lei stessa, rispondendo ai giornalisti, ha replicato a chi la accusava di aver fatto parte dei picchiatori che all’epoca dei fatti era in malattia.

Sempre con le divise

Nonostante la moderazione di Salvini la gestione delle forze dell’ordine potrebbe diventare un nuovo terreno di scontro all’interno della maggioranza. Il sottosegretario leghista al ministero dell’Interno, Nicola Molteni, che ha la delega sulla polizia di stato, ieri è andato a testimoniare il suo supporto al poliziotto indagato per aver aggredito un ghanese alla stazione Termini. Un “atto dovuto”, ha detto, esprimendo «solidarietà e vicinanza agli uomini e donne in divisa».

Il giorno della pubblicazione delle immagini della violenza sui detenuti, aveva pubblicato un post per chiedere invece «dotazioni necessarie» per la polizia.

E mentre si avvicina la ricorrenza del G8 di Genova, dopo quanto accaduto in Campania, torna vivo il dibattito sull’introduzione dei codici identificativi per le forze dell’ordine (uno dei punti dell’appello lanciato da Domani su Change.org, ndr). «Ci sono tanti sindacati che chiedono le webcam a tutela di poliziotti e dei detenuti. Io il numeretto in testa ad un poliziotto che può essere bersaglio del delinquente non ce lo metto. Parlatene con il ministro della Giustizia» ha detto Salvini. Il leghista non si lascia poi sfuggire la possibilità di attaccare il governo giallorosso: «Stiamo parlando di reati commessi un anno e due mesi fa, quando c’erano Conte presidente del Consiglio e Bonafede ministro della Giustizia. Ci dissero che era tutto sotto controllo, tutto normale. Evidentemente non era così».

Le critiche del Pd

Walter Verini, tesoriere Pd e componente della commissione Giustizia della Camera, poco prima del viaggio di Salvini, aveva criticato la sua campagna mediatica: «Il sedicente garantista Salvini, per pura propaganda, aveva fatto finta di non vedere i video, non rendendosi conto dell’enorme rischio rappresentato dal suo atteggiamento».

Il segretario del Pd Enrico Letta è stato l’unico leader di un partito di governo a condannare pubblicamente quanto accaduto nel carcere.

Il Pd ha anche chiesto a Salvini di moderare i toni. Verini ha proseguito: «Consigliamo a Salvini di contare fino a dieci, prima di twittare. Tanto più su questioni delicate come i fatti del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Oggi ha detto che chi “sbaglia in divisa paga doppio”. Ieri di conoscere “quei padri di famiglia sotto accusa” e di essere “convinto che non avrebbero fatto nulla di male”». Il giorno ancora prima «aveva addirittura sparato un “poliziotti indagati e carcerati, c’è qualcosa che non funziona” preannunciando il suo arrivo di oggi in quella città. Erano parole irresponsabili e incendiarie».

Tutti, ha avvertito Verini, «dobbiamo pesare le parole. Ma a un leader politico che sostiene il governo non è consentito scherzare con il fuoco di una situazione come quella carceraria». Il governo retto da Draghi, l’uomo che Salvini dichiara un giorno di volere presidente della Repubblica, e l’altro presidente del Consiglio fino alla fine del mandato nel 2023, ma che comunque si dichiara sempre pronto ad appoggiare.

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