Sanremo come la sora Camilla, tutti lo vogliono e nessuno se lo piglia. Il detto romano arriva fino in Liguria, dove il ricorso della Rai contro la decisione del Tar regionale di far mettere a gara la concessione di Sanremo diventa punto centrale della conferenza stampa d’apertura del festival.

A cogliere la palla al balzo Gerry Scotti, co-conduttore della prima serata di Sanremo: interpellato sul possibile interesse di Mediaset sul festival quando il comune aprirà il bando, il conduttore ha smentito nel modo più categorico possibile. «È più facile che conduca il festival qui in Rai che Mediaset si compri questo carrozzone».

Non avrebbe mai sentito seriamente parlare in azienda di questa possibilità, spiega Scotti, e ricorda le parole del suo editore: «Come ha detto il mio amministratore delegato, il festival lo vedo bene alla Rai». 

La questione Warner

Insomma, il Biscione sarebbe decisamente meno interessato alla kermesse di Warner Bros, che – parola dell’ad Alessandro Araimo – «valuterebbe l’opportunità di acquisire i diritti del Festival, se questa si presentasse in forme certe e definite». Si parla ancora di fantafestival, questo è chiaro, e chi conosce bene il modo di ragionare del gigante americano è scettico sul fatto che davvero Warner decida di scendere in campo per prendersi la kermesse: «Non ci pensano proprio, ci vuole una struttura pazzesca». 

Nel dubbio, la Rai mette le mani avanti e annuncia una «proposta autonoma» da far avere al comune di Sanremo appena il festival sarà terminato. L’annuncio è del direttore prime time Marcello Ciannamea: la Rai punta con la mossa «sulla falsariga dell’attuale convenzione» anche in termini economici, di anticipare l’eventuale gara che il comune dovrà aprire.

Con il dettaglio che il comune – che a sua volta presenterà un ricorso al Tar per dimostrare come le assegnazioni del passato siano avvenute rispettando tutte le regole del caso – non ne era stato ancora avvertito: «Ho appreso adesso la notizia, chiederò cosa intende il dottor Ciannamea», dice a Domani il sindaco Alessandro Mager. 

«Certo, se noi dobbiamo andare avanti con la manifestazione d’interesse, prenderemo in considerazione innanzitutto le proposte di chi aderirà alla manifestazione d’interesse». Tradotto, se il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar, resta poco da fare per la proposta della Rai, andranno prese in considerazioni le manifestazioni di tutti coloro che parteciperanno al bando. Ammesso che ce ne siano, oltre alla Rai. 

Calma piatta

La piccola querelle sul destino del festival è la cosa più vicina a un caso politico che si trovano ad affrontare Carlo Conti e i suoi compagni di banco in conferenza stampa. Sventata anche l’ormai tradizionale domanda sul dichiararsi antifascisti – Conti dice «e che problema c’è, ma è anacronistico», Scotti dice che metà della sua famiglia è stata fucilata dai fascisti – il conduttore specifica a più riprese che non ha subito «nessun tipo di pressione politica». Anzi, sembra cercare il modo di tenerla il più lontano possibile: «Parlo a tutti gli spettatori, e voglio offrire al pubblico uno spettacolo con ritmo». La scaletta è stata depurata dai monologhi, l’azienda «si è fidata» perché «sa che non cerco la polemica, anche se poi le polemiche ci sono state e ci saranno nella storia del festival. Io cerco di parlare a tutti e di fare le cose con grande rispetto dei telespettatori». 

Il campo da gioco è delimitato, la politica è un’altra cosa, si gioca da un’altra parte. Conti cerca la battuta, gioca col microfono quando parla dell’autotune, si fa raccontare i significati del sette e del cinque («la libertà e l’innovazione», secondo la domanda) che compongono il 75 che conteggia le edizioni passate, ma le risate sono più per le incursioni di Scotti, che gli siede accanto, mentre dall’altro lato c’è Antonella Clerici. 

A lei il titolo (discutibile, visto che è una triste eccezione) di donna «che ha condotto il maggior numero di festival», come ci tiene a sottolineare Conti. La conduttrice di È sempre mezzogiorno non ha perso l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, spiegando che quando è toccato a lei tenere il timone dell’Ariston ha dovuto farlo senza coconduttori maschi perché «nessuno ci credeva», ma Conti ha rilanciato, augurandosi una futura direttrice artistica che segua le orme di Raffaella Carrà, «perché la conduzione è solo la punta dell’iceberg». Nella speranza che non ci sia un momento Titanic.

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